La Nuova Sardegna

Il Maestro di Ozieri, un pittore sardo al museo di Stoccarda

di Luciano Piras
Il Maestro di Ozieri, un pittore sardo al museo di Stoccarda

Importante opera esposta nella Galleria di Stato della città. La studiosa Sabine Enders: «Il quadro è l’unico in Germania»

15 ottobre 2013
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STOCCARDA. L’aveva scoperto Luigi Agus, professore di Storia dell’arte all’Istituto Euromediterraneo di Tempio, nel 2009. Ora, quel primo dipinto attribuito al cosiddetto Maestro di Ozieri è uno di pezzi forti della Staatsgalerie Stuttgart, la Galleria di Stato di Stoccarda. Pinacoteca riaperta al pubblico dopo qualche mese di chiusura per una riorganizzazione voluta dalla nuova direttrice Christiane Lange. È lei che ora presenta ottocento opere d’arte, pitture e sculture dal Trecento a oggi, ordinate cronologicamente e secondo le diverse “scuole” artistiche di tutta Europa.

Tra queste opere, la “Crocifissione di Cristo”, «l’unico quadro sardo in possesso di un museo in Germania» spiega Sabine Enders, storica dell’arte, per anni al lavoro nei musei di Berlino, dove è nata. Ora vive a Tubinga con il pallino della Sardegna (ha anche casa a Valledoria). Due anni fa ha pubblicato il saggio “La Sardegna paraninfa della pace” di Vincenzo Bacallar Sanna (Sardìnnia editore, Stuttgart 2011). «La tavola della Crocifissione del Maestro di Ozieri – spiega – era stata custodita finora nel deposito della Staatsgalerie, perciò era poco conosciuta. A Luigi Agus il merito di averla ritrovata, adesso viene presentata tra dipinti del Cinquecento italiano, quindi inserito in un ambiente più o meno paragonabile fuori dell’isola sarda, accanto a una “Sacra famiglia” del fiorentino Francesco Ubertini, detto Bachiaccia. Gli storici hanno constatato per il Maestro di Ozieri delle influenze iberiche nell’espressività dei colori caldi su fondo scuro, e dei rapporti stilistici con il Manierismo toscano».

Sabine Enders l’ha visionata diverse volte, la tavola sarda, «dipinta nella prima metà del Cinquescento dall’enigmatico Maestro (o Giovanni del Giglio) – va avanti la studiosa –, un Maestro che lavorava nel nord Sardegna. Il quadro è un’opera importante dell’arte sarda, che rappresenta un tipo iconografico che riprende il famoso “Crocifisso di Nicodemo” a San Francesco di Oristano, una scultura lignea databile tra il XIV e il XV secolo, che deriva dal tipo di crocifisso gotico-doloroso». Merito al professor Agus e merito all’Almanacco gallurese per aver pubblicato un servizio sulla riscoperta, dunque, ma anche merito alla Galleria di Stato tedesca, ora che con «la nuova presentazione fa conoscere per la prima volta questa tavola di eccellente qualità artistica al pubblico tedesco e internazionale della Staatsgallerie». Il quadro, olio e tempera su tavola, 0,61x0,39 metri) faceva parte del museo dal 1948, proveniente da una collezione privata a Stoccarda «legata al museo stesso» sottolinea Enders. «Già nel 1930, quando la tavola si trovava ancora in un antiquario a Wiesbaden, sempre in Germania, lo storico dell’arte tedesco Hermann Voss l’aveva riconosciuto e pubblicato come dipinto sardo, insieme ad altre due Crocifissioni dello stesso Maestro custodite a Sassai e a Cannero Rivera (provincia di Novara)».

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