La Nuova Sardegna

Abbanoa, i debiti continuano a crescere

di Umberto Aime
Abbanoa, i debiti continuano a crescere

Approvato il bilancio 2012. La perdita è di 11,5 milioni, l’esposizione supera i 390 milioni, ricapitalizzare sarà inutile?

21 settembre 2013
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CAGLIARI. I milioni, sono 142, per provare a risollevare Abbanoa dal disastro finanziario, sono arrivati. Nel giorno in cui l’assemblea degli azionisti (Regione e Comuni) ha approvato l’ennesimo bilancio in rosso, nel 2012 la perdita è stata di 11,5 milioni, l’assessore regionale ai Lavori pubblici Angela Nonnis ha confermato che il «piano di risanamento» è possibile, l’Europa è d’accordo. Con quei 142 milioni, come da anni sanno tutti gli azionisti, Abbanoa avrà il suo primo e vero capitale sociale, e da lì dovrebbe ripartire. È un’idea che piace a molti, ma resta da capire: conviene gettare subito altri milioni nel pozzo, oppure è meglio aspettare che si diradino le nubi da mesi sospese sulla società di gestione? A cominciare da quelle scatenate dall’inchiesta della procura di Cagliari sulla gestione dei finanziamenti pubblici negli ultimi anni, con i soldi destinati per gli appalti usati invece per pagare gli stipendi. Non converrebbe aspettare il deposito della maxi consulenza voluta dal pubblico ministero per far piena luce sugli ultimi otto anni, prima di decidere come ripartire le nuove azioni? Perché se ad esempio il consulente della Procura dovesse accertare che in passato sono stati commessi reati, non basterebbe cambiare solo qualche decimale nella griglia delle azioni: dovrebbe cambiare tutta Abbanoa. Tra l’altro stanno per scadere le due settimane concesse dalla Procura al commercialista Giuseppe Aste, il consulente, e dunque l’attesa non dovrebbe essere lunga: che fretta c’è? Oppure ha senso ricapitalizzare la società, con gli ormai famosi 142 milioni, quando proprio ieri il commissario dell’Autorità d’ambito, l’organismo politico di controllo, ha confermato che alla società di revisione Deloitte è stato affidata la «verifica integrale» degli ultimi due bilanci di Abbanoa? Non sarebbe meglio conoscere prima l’esito di quest’altra verifica, prevista in 90 giorni, ed evitare così (se ci sono stati) altri errori? No, su Abbanoa la politica ha deciso, ancora una volta, di navigare a vista. Senza aspettare l’esito di consulenze e revisioni, mercoledì l’assemblea degli azionisti consumerà il rito della ricapitalizzazione a tavolino che, secondo alcuni, potrebbe avere effetti miracolosi sui conti di Abbanoa, mentre invece alla fine quei 142 milioni, potrebbero essere solo acqua fresca.

L’ultimo bilancio. Il 2012 si è chiuso con una perdita di 11,5 milioni, uno in meno rispetto all’anno precedente. Sono cresciuti gli incassi, da 206 milioni a 220i, c’è stato un risparmio significativo alla voce costi, sono diminuiti di 10 milioni, e il fatturato a sua volta è cresciuto fino a toccare quota 14 milioni. Fra le altre poste di bilancio: i 10,5 milioni pagati all’Enas per acquistare l’acqua grezza, i 45,1 milioni (+5 rispetto al 2011) per l’energia elettrica, i 58,3 milioni in carico alla voce stipendi e i 16,5 milioni per le manutenzioni. Fra i ricavi è aumentata la fatturazione, con 10mila clienti fantasma smascherati e 19 mila sotto verifica, per un’emissione complessiva di bollette (fra incassate e da incassare) intorno ai 220 milioni. Sono tutti numeri importanti, tra l’altro confermati dalla prima semestrale del 2013, anche questa approvata dall’assemblea, e che lasciano trasparire un tentativo da parte dell’amministratore unico Carlo Marconi di raddrizzare la rotta, o comunque provarci nonostante la confusione politica intorno alla società. I segnali dunque sembrano abbastanza positivi, anche se ieri il collegio dei revisori ha ribadito «l’alta criticità dell’azienda che, a causa delle precarie condizioni contabili, non ha rinnovato neanche i contratti di assicurazioni per la responsabilità civile» E il risveglio è ancora più brusco se a essere confrontate sono le tabelle sull’indebitamento complessivo accumulato da Abbanoa dal 2005 al 2012. L’esposizione con le banche, in sette anni, è passata da 24,7 milioni ai 106,63 milioni del 2012, coi picchi maggiori raggiunti nel 2008 (147 milioni) e nel 2009 (141). Stesso exploit anche per i debiti verso i fornitori: 68,31 milioni nel 2005, ben 283,77 milioni sette anni dopo, con un aumento di soli 50 milioni nel 2012. Risultato finale, comprese le spese per investimenti, il debito complessivo ammonta addirittura a 794,3 milioni, ed ecco perché prima di gettarne nel pozzo altri 142, bisognerebbe forse aspettare.

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