La Nuova Sardegna

Barche, golf e cemento a Porto Pozzo, allarme degli ambientalisti

di Pier Giorgio Pinna
Barche, golf e cemento a Porto Pozzo, allarme degli ambientalisti

Progetto da 200 milioni di euro a Santa Teresa: oltre 25mila metri cubi di costruzioni vicino a uno stagno e alla peschiera

19 settembre 2013
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INVIATO A SANTA TERESA. Cemento per oltre 25mila metri cubi, investimenti privati per 200 milioni, nuovi e più razionali posti barca, un campo da golf a 18 buche. Dove? Vicino a un fiume, a un piccolo stagno, all'incontaminata penisola di Coluccia e alla peschiera di Porto Pozzo. Bastano pochi elementi per capire la posta in gioco. Così sul futuro del fiordo a qualche km da Santa Teresa è già scontro aperto. La giunta comunale di centrosinistra guidata da Stefano Pisciottu, Pd, annuncia che presenterà le linee guida sul porticciolo e subito risuonano squilli di rivolta. In attesa di un'assemblea pubblica che si terrà entro il 15 ottobre, fioccano le proteste. In prima fila, ambientalisti e rappresentanti dell'opposizione. Ma l'iniziativa non fa fare salti di gioia neppure a tanti operatori locali che in teoria potrebbero essere d'accordo, o quasi. Si parla di alberghi, ville e residence a ridosso dell'area dove si trovano gli attracchi attuali di Porto Pozzo, paradiso di una struggente bellezza anni '60 finora sfuggito allo stile smeraldino. Tutto in un processo di adeguamento del Puc al Piano casa che solleva dubbi e perplessità. Spiega Pisciottu: «L'aspetto della tutela paesaggistica non ci sfugge. Ma il Comune non ha certo fondi per programmi simili. E i costruttori - riuniti nel consorzio Nuova Marina di Porto Pozzo che vede in campo proprietari terrieri locali, un gruppo piemontese e altri – chiedono come contropartita la possibilità di realizzare un albergo, servizi, residenze mono e bi-familiari. La gestione del porto resterà pubblica. Senza pontili di cemento. Solo con ormeggi galleggianti o pali di legnonella parte centro-settentrionale dell'insenatura, non a ridosso dello stagno, in modo da non intaccare la linea di costa». Nelle intenzioni dell'amministrazione il progetto, al centro di un vertice con i privati l’altro ieri, sarà sottoposto alla Regione, e quindi alle procedure d'impatto ambientale e alle altre verifiche, solo dopo i passaggi nell'assemblea popolare e in consiglio comunale. «In sostanza pensiamo di rendere razionali quei 600 ormeggi oggi un po' troppo disordinati nel quadro di un accordo strategico che tenga conto dello studio idro-geologico già predisposto», precisa il vicesindaco, Ignazio Mannoni, anche lui del Pd. Sia lui sia il sindaco ricordano poi come questo masterplan rappresenti un ridimensionamento rispetto agli interventi progettati negli ultimi 20 anni durante i quali s'ipotizzava il prosciugamento dello stagno e il dragaggio dei fondali: «Invece l'uno e gli altri in questo caso non saranno toccati». Ma il discorso non convince per niente parecchie famiglie residenti in questo borgo, dove vivono 250 dei 5.100 abitanti di Santa Teresa. Un'area lungo la litoranea per Palau, tra Valle dell'Erica e la frazione di San Pasquale, con vincoli riconosciuti sulle zone umide. Con una serie di divieti sui tratti d'interesse faunistico. E con i due costoni della profonda baia da dove partono i barconi per Lavezzi e per l'arcipelago della Maddalena che oggi iappaiono quasi del tutto privi di costruzioni.

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