La Nuova Sardegna

Trivellazioni, le coste sarde sono salve

Trivellazioni, le coste sarde sono salve

Un decreto vieta le ricerche di idrocarburi entro le 12 miglia. Nel 2011 una società avviò esplorazioni nel golfo di Oristano

08 settembre 2013
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SASSARI. Questa volta i rischi sembrano allontanarsi sul serio. Le trivelle per la ricerca e produzioni di idrocarburi dovranno stare a debita distanza dalle coste sarde. Così come da gran parte dei litorali del resto d’Italia. Lo dice il decreto firmato dal ministro allo Sviluppo economico Flavio Zanonato, che dimezza le aree aperte alle attività off-shore (la superficie complessiva passa da 255mila a 139mila chilometri quadrati) ma soprattutto fissa un limite ben preciso: niente potrà essere fatto entro le 12 miglia dalla costa. Il decreto, ispirato alle norme di legge approvate dal Parlamento nell’ultimo anno e in coerenza con la direzione indicata dalla Strategia energetica nazionale, sposta tutte le nuove attività e quindi le relative concessioni verso aree lontane dalle coste e già interessate da ricerche di paesi confinanti. È quello che accade vicino alla Sardegna, dove una nuova area viene individuata nel mare delle Baleari, in una zona contigua ad aree di ricerca spagnole e francesi. È cancellata definitivamente, dunque, la possibilità che possano proseguire le esplorazioni avviate nel 2011 da parte della società britannica Puma Petroleum (costola dell’australiana Key Petroleum), nei 683 chilometri di costa nel golfo di Oristano: uno specchio d’acqua di fronte alle spiagge del Sinis che dall’isola di Mal di Ventre arriva sino alla costa di Bosa. La Puma Petroleum aveva iniziato l’attività in Sardegna forte del permesso di ricerca concesso nell’aprile del 2010 dal Ministero dell’Ambiente. Di quelle esplorazioni non si sente più parlare dal 2011. Ma è indubbio che il recente decreto – che arriva in un periodo estremamente delicato per le polemiche sul progetto della Saras ad Arborea – allontana definitivamente dall’orizzonte isolano sia la Puma sia altre società che potrebbero essere interessate ad attività di ricerca intorno alla Sardegna. «Con questo decreto – ha spiegato il ministro Zanonato – sosteniamo lo sviluppo delle risorse nazionali strategiche, concentrando le attività di ricerca e sviluppo di idrocarburi in poche aree marine a maggior potenziale e a minore sensibilità ambientale». Ancora: «Il decreto prevede l’impiego dei più elevati standard di sicurezza e di tecnologie all’avanguardia nelle quali le aziende italiane detengono una posizione di leadership internazionale».

Nel dettaglio, come si vede nella cartina del Ministero, le nuove regole salvano l’intera area tirrenica, mentre stabiliscono nuove fasce autorizzate in quella adriatica (con l’eccezione del promontorio del Gargano in Puglia e delle coste venete), nell’area ionica e nel canale di Sicilia. (si. sa.)

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