La Nuova Sardegna

Carcere per gli incendiari Carcere per gli incendiari

di Antonello Sechi
Carcere per gli incendiari Carcere per gli incendiari

Il Parlamento corregge la norma svuota-celle contestata dagli ambientalisti

23 agosto 2013
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NUORO. Chi brucia i boschi, se condannato, finirà di nuovo in galera. Com’era fino a due mesi fa e come non è stato in questa estate durante la quale la Sardegna è stata devastata da alcuni dei più grandi e disastrosi incendi che si ricordino. Il Parlamento ha corretto l’incredibile norma choc del cosidetto decreto svuota-carceri che inseriva gli incendi boschivi dolosi tra quelli di minore allarme sociale, prevedendo che l’eventuale pena potesse essere scontata con l’affidamento ai servizi sociali o agli arresti domiciliari. Il decreto è diventato legge il 9 agosto ma ambientalisti e forestali hanno atteso la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale per leggere bene commi inseriti e commi cancellati ed essere sicuri che il carcere per i criminali incendiari fosse stato davvero ripristinato.

In prima fila Maurizio Santoloci, magistrato ambientalista, ex pretore di Sorgono e oggi magistrato di Cassazione, tra i primi ad accorgersi e a denunciare la norma inserita nel decreto legge 78 pubblicato il 1° luglio scorso. Ora che le cose sono tornate a posto Santoloci esprime soddisfazione e amarezza allo stesso tempo: «È stato ripristinato il carcere per i criminali incendiari che bruciano i nostri boschi. Questo grazie alla campagna lanciata da “Diritto per l’ambiente” e condivisa da tante associazioni ambientaliste e di categoria, rilanciata da organi di stampa e fatta propria da molti parlamentari».

Dunque, dalla pubblicazione nella gazzetta ufficiale per gli incendiari è scattato di nuovo il rischio di finire dietro le sbarre del carcere. Chi ha appiccato incendi tra il primo luglio e il 20 agosto, invece, potrebbe cavarsela con poco. È il caso, ad esempio, di chi ha acceso gli incendi che hanno devastato la Sardegna il 7 agosto scorso e nei giorni seguenti. Se verranno presi, per loro, secondo il principio del favor rei, si applicherà la legge più benevola: in questo caso la folle norma del decreto svuota-carceri che ha inserito gli incendi dolosi tra i reati minori. Lo stesso vale per chi è stato condannato in questo periodo per un incendio doloso commesso in precedenza: niente carcere ma affidamento ai servizi sociali o arresti domiciliari.

«È un effetto sconcertante e paradossale – ammette Maurizio Santoloci – , il danno è stato enorme: si può dire che in questi due mesi si è dato indirettamente un via libera a chi ha bruciato i boschi. Resta comunque fermo il fatto che a carico di ogni incendiario si possono caricare gli enormi costi delle operazioni di spegnimento come danno erariale, pignorando la casa e ogni altro bene». L’allarme sulle norme del decreto svuota-carceri era scattato il 10 luglio, quando “Diritto per l’ambiente” (www.dirittoambiente.net), ha scoperto «la silente ma rilevantissima operazione di modifica apportata al Codice di procedura penale che, di fatto, toglieva ogni effetto deterrente e repressivo al reato di incendio boschivo». Una norma choc che, peraltro, è arrivata nel momento più critico dell’anno, quando l’apparato antincendio nazionale si stava preparando a fronteggiare il prevedibile e inesorabile assalto degli incendiari. Un incubo che ha fatto scattare l’allarme rosso tra gli ambientalisti e le forze impegnate sul campo a livello nazionale e in Sardegna. In particolare nel Nuorese dove la sensibilità al tema è elevatissima.

Diversi, e di tutte le forze politiche, i parlamentari sardi chiamati a intervenire perché il decreto legge fosse modificato in sede di conversione in legge. Così è stato. Per gli incendiari è stato ripristinato il carcere. Gli investigatori possono continuare la caccia agli incendiari sapendo che il loro sforzo non sarà vano. Resta l’amarezza per i criminali che hanno incendiato l’isola nelle scorse settimane e il dubbio che quella norma sciagurata possa averli aiutati ad accendere il cerino.

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