La Nuova Sardegna

Schiava del sesso si ribella, due arrestati a Cagliari

di Alessandra Sallemi
Schiava del sesso si ribella, due arrestati a Cagliari

Romena trova il coraggio di andare dai carabinieri con l’aiuto di un cliente Sotto accusa un connazionale e una sarda che li «ospitava» in una casa popolare

17 agosto 2013
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CAGLIARI. Un cliente gentiluomo intorno alle 14 l’ha accompagnata nella caserma di Stampace, il piantone l’ha ascoltata per un po’ nel suo italiano stentato, ha capito che la storia era seria e ha chiamato il capo, il luotenente Pierluigi Pintus, che ha trascorso così il giorno di Ferragosto a tirare fuori dai guai una donna romena di 31 anni, madre di due bambine di 8 e 6 anni, chiamata in Italia da un compaesano con la prospettiva di un onesto lavoro da cameriera e ridotta in schiavitù perché si prostituisse, tutti i giorni, dalle 14 alle 21, e guai a lei se non portava abbastanza. La casa, la sua prigione, era in via Ciociaria nel quartiere di Is Mirrionis: un appartamento popolare che la titolare aveva ricevuto dal Comune con un affitto di 15 euro al mese e per il quale sempre il Comune l’aiutava a pagare la bolletta della luce con un contributo. La donna, Francesca Pinna, 31 anni come la sua vittima, ufficialmente indigente seguita dai servizi sociali e il compagno romeno Stefan Ovidiu Baciu, 26, sono stati arrestati con l’accusa di riduzione in schiavitù, induzione, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Ha funzionato il piano organizzato dai carabinieri per cogliere di sopresa i due. Ieri intorno alle 21.30 la donna si è fatta trovare nel posto assegnato dagli aguzzini tre mesi fa quando è arrivata in Sardegna: in via Santa Gilla all’altezza di via Isonzo nei pressi di un muro dove è disegnato un fungo, Francesca Pinna era al volante, Baciu seduto accanto a lei. La storia comincia in un paesino vicino a Timisoara. Un conoscente chiama la donna e le propone un lavoro in Italia: amici suoi cercavano personale per locali pubblici, le chiedevano di fare la cameriera. Un lavoro che la donna ha raccontato di aver già fatto, in Italia,alcuni anni fa. Si era trovata bene, non le dispiaceva riprovare: separata, aveva bisogno di uno stipendio per mantenere le figlie e un pensiero sul ritorno in Italia l’aveva fatto più volte. Il conoscente le spiega che attraverso un’agenzia avrebbero organizzato tutto. Parte in pullman, arriva in Italia, prende una nave e sbarca in Sardegna. La viene a prendere Baciu, che la porta in via Ciociaria, le sequestra la carta d’identità rumena, la sim del telefonino, gliene consegna un’altra e le annuncia quale sarà il lavoro: dovrà prostituirsi, dovrà consegnare tutti i soldi che guadagna, solo pochi euro al giorno le saranno lasciati per il cibo. Lei si rifiuta, lui la picchia, lei si arrende e finisce in via Isonzo. Al maresciallo Pintus, in uno spagnolo meno stentato dell’italiano, ha spiegato che Baciu l’ha picchiata spesso e minacciata tutti i giorni. Una prova della pressione a cui l’uomo la sottoponeva i carabinieri l’hanno avuta nello stesso pomeriggio : lui la chiamava al telefono continuamente, voleva sapere perché non tornava in via Santa Gilla. Lei ha preso tempo mentendo: «Sono con un cliente che paga bene e devo stare di più con lui...». Il cliente che l’aveva accompagnata alla stazione accetta di riportarla davanti al muro di Santa Gilla, la donna scende all’auto, i carabinieri sono appostati, si muovono quando i due aguzzini fanno cenno alla donna di salire in macchina. Più tardi i carabinieri troveranno alcuni riscontri del racconto della romena: la carta d’identità era nel portafoglio di Baciu, nella casa di via Ciociaria il letto della donna si trovava nel corridoio, vicino alla porta d’ingresso, dietro un separé. Da borghesi agiati l’arredamento della casa popolare: tv al plasma, mobili ricercati, elettrodomestici di ultima generazione. La donna è stata accompagnata in una casa famiglia, ha confermato che il suo sogno è restare in Italia a fare la cameriera. Ieri in conferenza stampa il comandante della Compagnia, capitano Paolo Floris, ha spiegato che la struttura in cui si trova ha un programma di inserimento lavorativo. L’incubo è finito.

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