La Nuova Sardegna

«La Difesa è il principale datore di lavoro nell’isola»

di Giampiero Cocco
«La Difesa è il principale datore di lavoro nell’isola»

Il ministro Mauro ribadisce il ruolo della Sardegna come base strategica E per il futuro dell’arcipelago si profila un potenziamento della presenza militare

17 agosto 2013
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INVIATO A LA MADDALENA. Nelle nuove mappe disegnate dalla geopolitica militare la Sardegna, come base strategica difensiva, fa la parte del leone. E il ministero della Difesa, il dicastero amministrato da Mario Mauro, diventa importante per il territorio, sotto il profilo economico, essendo il primo datore di lavoro con ben undicimila occupati. Un impegno che lo Stato porterà sicuramente avanti per il prossimo ventennio, con un incremento occupazionale progressivo e la rivalutazione, in chiave strategico-militare, di realtà isolane quali l’isola di La Maddalena. Il ministro della difesa, che il giorno di Ferragosto ha scelto la base della marina militare dell’arcipelago per far sentire, in videoconferenza, la vicinanza del governo e degli italiani ai contingenti di forze armate impegnati sui diversi fronti internazionali, dall’Afghanistan al Libano, passando per il Kosovo e l’Oceano Indiano, ha anche spiegato l’importanza delle “stellette” per l’isola. Un impegno, quello militare, che non verrà meno anzi, stando agli studi degli stati maggiori della difese italiane e Nato, alcune unità potrebbero essere incrementate in vista delle «mutate esigenze di sicurezza nazionale e internazionale». «Con l’implosione del blocco comunista, 25 anni fa, gli scenari sono totalmente cambiati e dal fronte nord abbiamo schierato le nostre forze armate a sud, verso il versante che appare più turbolento e dal quale ci aspettiamo di dover fronteggiare un potenziale nemico. Detto questo è necessario capire quali sono le esigenze delle popolazioni. C’è da parte nostra una continua attenzione alle opportunità che la presenza della forze armate porta e anche ai problemi che essa comporta. Le opportunità sono tante: nella sola Sardegna sono presenti 6500 militari e oltre 4000 carabinieri, ai quali si debbono aggiungere altre migliaia di persone impiegate nelle diverse forze di polizia, finanza, polizia penitenziaria. Il ministero della difesa, dunque, è il primo è più importante datore di lavoro della comunità isolana. A breve un reggimento del genio verrà affiancato alla “Brigata Sassari”, e così si arriverà a superare le undicimila unità impiegate nel solo settore delle forze armate. E sono tutti sardi che ricevono uno stipendio per attività connesse alla sicurezza. Senza approccio ideologico, va detto che esiste una consistente opportunità di lavoro legata alla presenza militare sul territorio. Poi ci sono anche i problemi, dovuti alla presenza di imponenti servitù militari con l’occupazione di fasce territoriali indispensabili per le esercitazioni e l’attività di marina, aviazione e esercito, come ad esempio capo Teulada. Per far fronte a questi problemi il governo provvede a compensare economicamente le categorie più interessate, e faremo del nostro meglio per agevolare le difficoltà legate alla nostra presenza, ascoltando e vendendo incontro alle esigenze delle popolazioni. C’è però un interesse supremo, quello della difesa nazionale, alla quale dobbiamo essere tutti compartecipi, per la tutela della nazione della nazione e degli interessi che essa sottoscrive con gli alleati». L’isola della Maddalena, orfana delle stellette statunitensi, ha puntato tutto sul turismo, che però stenta a decollare.

«L’abbandono è stato, in realtà, soltanto quello delle forze armate statunitensi, perché le strutture della marina militare italiana sono sempre attive nell’isola. Sarà importante, nell’abito della tappa sarda della conferenza sulle servitù militari, capire le riflessioni di oggi dei cittadini e delle amministrazioni in merito alla presenza militare. Capire se quanto è stato sinora investito per realizzare strutture destinate ad uso turistico sia stato positivo e opportuna per lo sviluppo del territorio. Noi faremo la nostra parte, dando il nostro contributo per venire incontro alle esigenze delle popolazioni».

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