La Nuova Sardegna

Boschi in cenere, l’isola prima in Italia

di Silvia Sanna
Boschi in cenere, l’isola prima in Italia

I dati del Corpo forestale: dall’inizio dell’anno sono scoppiati 262 roghi. Le giornate peggiori il 7 e l’8 agosto

17 agosto 2013
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SASSARI. I numeri sono ancora provvisori, perché la stagione non è finita e perché la macchina antincendi regionale resta in piedi sino al 1° settembre. Per ora però, dicono i dati elaborati dal Corpo forestale dello Stato – che a livello nazionale segnalano un calo dei roghi pari al 58 per cento rispetto al 2012 – gli incendi nell’isola hanno fatto più male che altrove. Non per il numero, ma per la superficie boscata incenerita dal fuoco: un patrimonio ambientale di valore inestimabile.

Incendi nell’isola. I numeri si riferiscono al periodo che corre dal 1 gennaio al 14 agosto 2013. In sette mesi e mezzo in Sardegna sono scoppiati 262 incendi: è il secondo dato più alto a livello nazionale, dopo quello della Puglia che ha dovuto fare i conti con 356 roghi. Ma il periodo più caldo sul fronte del fuoco come di consueto ha preso il via a giugno. Nove roghi nell’isola dall’inizio del mese, con l’attacco più violento – che ha messo per la prima volta a dura prova la macchina regionale – il 18 ad Arbus: fiamme a pochi metri dalle villette della frazione di Pistis, 300 persone fatte allontanare per precauzione dalle case, in azione 1 Canadair, tre elicotteri regionali, vigili del fuoco, Corpo forestale e volontari della Protezione civile. Neanche una settimana di tregua e nuovo spaventoso rogo (doloso) in Gallura, a Golfo Aranci: nel primissimo pomeriggio del 24 giugno le fiamme hanno raggiunto l’oasi naturalistica di Capo Figari, distruggendo in 24 ore 500 ettari di macchia mediterranea e ginepri secolari nell’area Sic. Anche qui turisti e residenti in fuga, case danneggiate e violente polemiche per i ritardi negli interventi da parte dei Canadair. Il 7 e 8 agosto le due giornate peggiori della stagione: prima l’incendio a Ghilarza, dove un allevatore di 52 anni è rimasto gravemente ustionato nel tentativo di salvare il suo bestiame ed è tuttora ricoverato in Rianimazione a Sassari, poi in rapidissima successione roghi di proporzioni vastissime a Nurallao, Sinnai, Laconi. Un disastro, con più del 60 per cento dei terreni dedicati al pascolo andati in fumo, boschi in cenere, aziende agropastorali in ginocchio, qualche ustionato e tanti vivi per miracolo. I roghi hanno continuato a bruciare, con minore intensità, anche venerdì 9 agosto.

I danni. Nella tre giorni terribile della seconda settimana di agosto, nell’isola sono andati in fumo circa 8000 ettari, tra boschi e pascoli. Per questo non stupisce che la Sardegna guidi la classifica della superficie boscata ridotta in cenere: quasi 1.574 ettari, 85 in più rispetto alla Puglia, addirittura 1100 in più rispetto alla Sicilia. I boschi percorsi dalle fiamme nella nostra isola costituiscono un quarto della superficie bruciata nell’intera nazione.

Nel 2012. Un anno fa, ma i dati si riferiscono al periodo compreso dal 1 giugno al 15 ottobre, nell’isola il numero dei roghi era calato dell’11 per cento rispetto al 2011, con 2.426 roghi e 14.466 ettari percorsi, di cui 3.089 coperti da boschi. Sei i casi in cui gli incendi avevano bruciato una superficie superiore a 500 ettari: la giornata peggiore il 15 luglio, quando tra San Teodoro e Bolotana erano andati in fumo quasi 2700 ettari, di cui oltre 500 di bosco.

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