La Nuova Sardegna

Ppr, task force da 700mila euro

di Mauro Lissia
Ppr, task force da 700mila euro

La Regione non bada a spese per i professionisti esterni incaricati di rivedere il Piano paesaggistico

13 agosto 2013
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CAGLIARI. Non c’è agosto che tenga, la task force di Ugo Cappellacci che lavora alla revisione in chiave cementizia del piano paesaggistico regionale non si fermerà neppure per una breve vacanza estiva. C’è una scadenza da rispettare: il 15 settembre. Per quel giorno le tutele dei beni paesaggistici, culturali e identitari previste nello strumento varato dall’amministrazione Soru nel 2004 dovranno essere riviste perché il Mibac possa valutarle all’incontro coi vertici regionali già programmato per i primi di ottobre. Un impegno durissimo per la struttura parallela di tecnici messa in piedi dal direttore generale dell’urbanistica Marco Melis, ingegneri assunti con contratti a termine di collaborazione professionale all’interno del progetto Scus - schema per il corretto uso del suolo - che da mesi operano negli uffici regionali formalmente all’insaputa dei funzionari pubblici ma negli stessi uffici. A scorrere il tabulato degli incarichi non si può dire che l’amministrazione Cappellacci abbia badato a spese pur di arrivare all’obiettivo nei tempi stabiliti: la delibera che prevedava uno stanziamento di 630 mila euro in due anni e mezzo è stata ampiamente superata e già la figura di Stefania Zedda, l’ingegnere chiamata a coordinare il progetto basta e avanza a confermare come i costi dell’operazione - Ppr siano elevatissimi: alla professionista considerata vicina al direttore generale Melis la Regione ha pagato 20.880 euro sui 31.320 previsti nel periodo luglio 2010-marzo 2011. Ma mese dopo mese gli impegni e di conseguenza gli incarichi della Zedda si sono moltiplicati, come se l’ingegnere avesse preso in mano l’urbanistica regionale.

Vediamo, in base ai dati disponibili, quanto è costata la sua collaborazione, prestata in alternativa ai colleghi in ruolo della Regione. Per i diciotto mesi che vanno dal primo aprile 2011 al 30 settembre 2012 la Regione ha messo in conto per lei 69.966 euro in base a un contratto co.co.co, più - con la modifica del contratto e ulteriori incarichi - altri 6960 euro per lo stesso periodo e altri 28880 indicati però alla voce consulenza professionale. A partire dal primo ottobre 2012 fino al 30 settembre 2014 sono previsti poi per Stefania Zedda altri 106.334 euro a copertura della proroga del contratto. Si tratta di un compenso notevole, il più alto fra quelli previsti per i componenti del gruppo Scus.

La media per gli altri è difatti più bassa: 48.510 euro sono stati versati per il periodo aprile 2011-settembre 2012 a Vincenzo Pilloni, Matteo Tatti, Nevio Usai e Sandrina Piras. Ancora: 69966 euro a Sara Pusceddu, mentre Francesco Canu ha incassato per il suo lavoro 45846 euro, la stessa cifra pagata ad Adriano Masia, Elena Galletta, Claudia Giattino, Simonetta Collu, Andrea La Fauci, Noemi Meloni, Attilio Piras, Andrea Porceddu, Alessia Onnis, Simone Murtas, Susanna Atzeni, Nella Franca Crobu e Giovanni Calledda. Ancora 45846 euro ad Annarita Serra, 31482 a Dominique Charleux, 48510 a Silvia Olla e Andrea Porceddu. Poi si va al periodo ottobre 2012-settembre 2014 e qui ricompare Nevio Usai, cui vengono destinati 66121 euro, la stessa cifra va a Simone Murtas, appena di più (66966) a Sara Pusceddu, 45222 a Dominique Charleux, 69667 a Silvia Olla, Vincenzo Pilloni, Manuela Porceddu, 45222 a Valentina Lepori, altri 100922 euro a Sara Pusceddu, 66091 ad Attilio Piras, Noemi Meloni e Adriano Mascia, 69667 a Maria Carmen Cogoni e Giovanni Calledda, 67894 a Francesco Canu e ancora cifre fra i 60 e i 70 mila euro a Susanna Atzeni, Matteo Tatti, Nella Franca Crobu, Claudia Giattino, Andrea La Fauci, Anna Rita Serra, Alessia Onnis, Andrea Porceddu, Sandrina Piras, Mauro Congiu, Elena Galletta e Simonetta Collu.

Nulla di illecito, sia chiaro. Stupisce però il dispendio di denaro per elaborare un intervento che poteva essere svolto dai dipendenti, così come la delibera originaria di Cappellacci aveva previsto il 29 dicembre 2009: «Le attività di revisione del Ppr - era scritto nel documento - devono essere affidate prioritariamente a professionalità interne all’amministrazione regionale». Poi è avvenuto il contrario.

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