La Nuova Sardegna

Gli incendi devastano la Sardegna, soccorsi in ritardo

di Enrico Carta
Gli incendi devastano la Sardegna, soccorsi in ritardo

I roghi visibili anche dal satellite. A Laconi le fiamme vicinissime alle case e gli aerei arrivano in ritardo. Il governatore Cappellacci duramente contestato dalla popolazione. Regione in pressing sul governo: per combattere gli incendi servono più mezzi aerei

09 agosto 2013
5 MINUTI DI LETTURA





INVIATO A LACONI. L’inferno sfiora il paese di Sant’Ignazio. Lo minaccia per ore, costringe decine di famiglie a lasciare la propria casa e gli anziani della casa di riposo ad essere trasferiti nel cuore della notte nel cineteatro. Costringe gli scout che vi campeggiavano a ripercorrere la strada per Cagliari. L’inferno arriva alle porte del paese del santo, ma proprio quando ci si preparava al peggio e a lasciare vuote tutte le case del bellissimo borgo minacciato da un devastante rogo, arriva il soffio del maestrale che ricaccia indietro le lingue arancio e la minaccia che portavano con sé.

La cronaca. È il primo pomeriggio di ieri quando il vento muta direzione ed è il primo momento di tregua che Laconi vive. Il paese era stato buttato giù dal letto alle tre del mattino dai richiami lanciati dagli altoparlanti. Sembrava che fosse scattato il coprifuoco, come in una guerra solo sentita. Mai creduta così vicina. E infatti la battaglia era in corso. Dalle due del pomeriggio di mercoledì, a Nurallao, erano partite le fiamme che si erano spinte sino ai terreni di Laconi. Per tutto il giorno un esercito composto da uomini della Forestale, dei vigili del fuoco, dell’ente foreste e della protezione civile affiancati da oltre duecento volontari, ha lottato contro le fiamme. Ha provato a contenerne l’impeto, ma come la notte è arrivata, la forza del fuoco è stata inarrestabile.

I mezzi aerei. Senza l’aiuto dal cielo è apparso subito impossibile riuscire nell’impresa. Di notte gli elicotteri non volano e i canadair avevano smesso di gettare ettolitri d’acqua ben prima del tramonto. «Inspiegabilmente troppo presto – dirà il sindaco Paolo Pisu che ha coordinato il comitato operativo comunale sin dal primo istante –. E inspiegabilmente troppo tardi gli aerei sono arrivati ieri mattina. Li avevano promessi per l’alba». Invece il rumore della salvezza tanto agognata lo si è avvertito solo verso le sette e mezza. Però alle dieci e mezza accade l’incredibile. Gli aerei sono spariti dal cielo del Sarcidano, mentre gli occhi di tutti continuavano a scrutare il cielo dal quale non arrivavano risposte. Sono ricomparsi più tardi. Troppo tardi perché quella salvezza arrivasse in poco tempo e il paese tornasse alla normalità seppure in mezzo all’emergenza. Il fronte del fuoco ormai era vastissimo e le fiamme si erano già portate via seicento ettari di vegetazione nel solo territorio comunale di Laconi, oltre ad altri quattrocento tra i comuni di Nurallao e Isili.

Rischio evacuazione. In quegli attimi attorno all’ora di pranzo l’ipotesi che tutti continuavano a scacciare dalla propria mente è diventata qualcosa di più concreto. Il sindaco ha emesso un’ordinanza per lo sgombero di alcuni rioni e messo a disposizione i locali delle scuole elementari e della chiesa nel caso in cui l’emergenza fosse continuata sino a sera. Poi è successo il miracolo, con le persone che guardavano le fiamme divorare il bosco in un costone il cui versante dà sullo storico parco Aymerich. L’incendio stava per divorarlo, quando il vento ha cambiato direzione. Da nord ovest sono arrivate le prime decise raffiche di maestrale a respingere l’avanzata del rogo. L’hanno rigettato indietro dove già aveva distrutto tutto.

Finisce l’emergenza. Vento, aerei, elicotteri, squadre a terra e volontari hanno cominciato in quel momento a riguadagnare terreno. Non indietreggiavano quasi più, nonostante a notte fonda le fiamme fossero ancora alte in diversi punti, in particolare nella zona di Su Lau. Solo gli abitanti di quelle poche case non vi hanno potuto fare rientro. Alle sei, infatti, l’altoparlante ha dato il bando con un ordine, questa volta, positivo. Si poteva tornare a casa, come hanno fatto soprattutto gli anziani, le donne e i bambini. Gli altri no. Gli altri sono rimasti a lottare contro il nemico che, forse, solo oggi sarà vinto.

L’arrivo di Cappellacci. Un attimo dopo il messaggio del cessato pericolo, in paese è arrivato il presidente della giunta regionale, Ugo Cappellacci. Si è recato in municipio e ha avuto un confronto di mezzora con il coordinamento delle squadre antincendio, ma soprattutto col sindaco Paolo Pisu, il quale ha fatto le sue chiare rimostranze per l’assenza in Sardegna dei Canadair e di mezzi aerei per la lotta agli incendi. Parole che il presidente Cappellacci ha condiviso e fatto proprie: «Purtroppo è sempre più impegnativo difendere le poche risorse che lo Stato ci mette a disposizione e alla fine ci si ritrova a dover fare i conti con la scelta assurda del chi deve vivere e chi deve morire». L’ultima frase è legata alle decisioni che vengono prese, a seconda della gravità della situazione, a proposito del luogo in cui inviare i canadair. Quelli di ieri si sono levati in volo da Ciampino, dal Friuli e dalla Sicilia, con tempi assai sospetti. «Ora dobbiamo fare fronte comune, evitare le speculazioni politiche e incidere sulla politica nazionale», ha concluso il presidente. Ma la fine della sua breve visita a Laconi, avrebbe avuto una coda assai particolare.

Il presidente fischiato. Messo il naso fuori dal portone del municipio, Ugo Cappellacci è stato accolto da mugugni che si sono immediatamente trasformato in fischi. Poi le proteste, da timide, sono diventate più veementi. Il presidente della giunta, accompagnato dall’autista e da un secondo dipendente regionale, si è fermato per chiedere spiegazioni della contestazione o provare a dare le proprie di spiegazioni e dire che tutto dipende dallo Stato. Ma non c’era molta voglia di ascoltare, dopo quello che era accaduto e con le persone esasperate dalle ore trascorse in mezzo all’emergenza e arrabbiate per la vicenda dei canadair. I fischi sono ripresi e le urla pure. Allora Ugo Cappellacci ha preferito salire in auto. Nel fare manovra il suo autista ha anche tamponato l’auto di un anziano, senza causare danni. Piccola parentesi in una giornata infinita a cui, probabilmente, ne seguirà un’altra altrettanto dura e senza soste. L’incendio non è ancora domato, ma il peggio sempre essere alle spalle. Di fronte però c’è il nero di una ferita che farà sanguinare Laconi per tanti anni.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Politica

Regione, la giunta Todde annulla la delibera per la costruzione di quattro nuovi ospedali

Le nostre iniziative