La Nuova Sardegna

Beni tutelati, la giunta vuole tagliarli

di Mauro Lissia
Beni tutelati, la giunta vuole tagliarli

In provincia di Sassari passerebbero da 500 a 80. Il compito affidato a 24 tecnici esterni. Interrogazione in Parlamento

08 agosto 2013
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CAGLIARI. Sassari e la sua provincia hanno cinquecento beni paesaggistici tutelati dal Ppr. L’intervento di revisione che la giunta Cappellacci presenterà a metà settembre prevede un taglio drastico: ne resteranno ottanta. È solo un esempio, perché la task force di ingegneri precari del progetto Scus voluta dall’amministrazione di centrodestra lavora su una parola d’ordine perentoria: sclassificare. Come dire togliere ai diecimila tra siti storici e archeologici, luoghi di valore identitario e tratti di costa sarda la tutela finora garantita dallo strumento di pianificazione approvato nel 2004 per considerarli semplicemente «componenti di paesaggio» e abbandonarli di conseguenza alla speculazione. I ventiquattro tecnici ingaggiati con un costo di 634 mila euro in due anni e mezzo dall’assessorato all’Urbanistica guidato da Nicola Rassu hanno ricevuto disposizioni precise: un Ppr più leggero, con meno vincoli e più spazio per le attività immobiliari. Quanto finora è vietato potrebbe diventare possibile, senza che i dirigenti e funzionari regionali a suo tempo impegnati nell’elaborazione del Ppr possano mettersi di traverso: costituiti formalmente i gruppi di lavoro con una determinazione firmata il 15 giugno scorso, il direttore generale dell’urbanistica Marco Melis ha di fatto mandato in panchina i titolari degli uffici regionali per affidare la partita del cemento a una struttura parallela, di sua stretta fiducia e sotto il pressante controllo della politica. Gli effetti si possono valutare fin d’ora, malgrado il nuovo Ppr sia annunciato per l’inizio dell’autunno: sono a rischio aree costiere di importanza straordinaria come quella di Bosa, dove la Condotte srl prepara in diverse versioni un’abbondante colata di cemento, possibile solo se la legge sul golf supererà le barriere normative del «vecchio» Ppr. E potrebbero tornare a correre pericoli reali luoghi finora salvati miracolosamente da progetti già definiti, come il colle archeologico di Tuvixeddu a Cagliari e l’area di Cala Giunco a Villasimius.

D’altronde l’obbiettivo è chiarissimo e viene messo in evidenza nell’interrogazione al governo presentata dai parlamentari Michele Piras (Sel), Gennaro Migliore (Sel) ed Emanuela Corda (M5s) dopo uno studio accurato dei carteggi regionali compiuto in questi mesi da Maria Paola Morittu di Italia Nostra. Il giudizio di Piras è categorico: «La giunta Cappellacci si è distinta in questi anni per la volontà ostinata di scardinare, aggirare, eludere il Ppr, collocandosi come riferimento del partito trasversale del mattone. Piani casa, legge sul golf, usi civici, il progetto Qatar, costituiscono un manifesto programmatico ed ideologico. Noi – scrive il deputato – continuiamo a pensare che l'isola non possa trarre alcun giovamento dal consumo indiscriminato del territorio e sui beni comuni daremo battaglia perché il futuro possa essere uno sviluppo di nuova generazione, rispettoso dell'ambiente, della salute delle persone, dei diritti». Fin qui il giudizio politico, condiviso dalle associazioni ecologiste e dal M5s. Ma le domande rivolte ai ministri dell’Ambiente e dei Beni culturali sono innumerevoli, tutte riferite a norme. Emerge, secondo il fronte dell’opposizione, l’idea di integrare un Ppr riveduto sulla base di regole più permissive con le due leggi varate nella legislatura Cappellacci: quella sul golf, che minaccia Tentizzos, e quella sulla revisione degli usi civici, da affidare ai Comuni. Chiedono i tre parlamentari: come si potrà far passare all’interno dello strumento cardine della pianificazione regionale norme che sono state già impugnate come anticostituzionali, in palese contrasto col Ppr attuale e quindi con il Codice del paesaggio, quando i 102 Comuni costieri hanno già a lavorato per adeguare i propri piani urbanistici alle indicazioni regionali? Ancora: «Come si intende agire – è scritto nell’interrogazione – per la tutela delle aree gravate da usi civici, dichiarate beni paesaggistici ai sensi del Codice Urbani, considerata la proposta di legge 357 che la Regione ha appena approvato e quali provvedimenti si intende adottare per impedire l'applicazione della legge incostituzionale e la violazione degli accordi sottoscritti il 16 maggio 2012 con la Regione?». Eppure il progetto è manifesto: rimettere in discussione le tutele per rivolgere un invito sorridente all’impresa immobiliare azzoppata dal Ppr di Renato Soru. Con un’idea di Sardegna del tutto diversa, forse opposta, rispetto al modello ancorato alle sensibilità che lo strumento attuale, ispirato dal pianificatore Edoardo Salzano, ha cercato di alimentare. Progetto non facile da realizzarsi, quello della giunta Cappellacci. Perché i margini legali per opporsi sembrano ampi: «I signori della politica sappiano che ci batteremo metro su metro – annuncia Stefano Deliperi, del Gruppo di intervento giuridico – e che utilizzeremo con impegno ogni strumento che la legge ci offre per fermare questa devastante revisione del Ppr».

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