La Nuova Sardegna

Il Dna dei sardi rivela la vera età di Adamo

di Gabriella Grimaldi
Il Dna dei sardi rivela la vera età di Adamo

Su “Science” lo studio coordinato da Francesco Cucca e Paolo Francalacci. La comparsa del maschio dell’homo sapiens retrodatata di 50mila anni

02 agosto 2013
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SASSARI. Il segreto della nascita dell’uomo in una remota montagna dell’Africa scorre dentro il sangue dei sardi, nel loro Dna, per la precisione. E frugando tra i cromosomi del nostro popolo si è scoperto che il progenitore maschio della specie, l’homo sapiens, ma qualcuno lo chiama Adamo, è comparso sulla terra contemporaneamente alla progenitrice femmina, in pratica insieme ad Eva e non, come si pensava finora, 50mila anni più tardi.

Lo ha stabilito uno studio condotto da ricercatori sardi e finanziato dalla Regione Sardegna, che proprio oggi è stato pubblicato sulle pagine della prestigiosissima rivista americana Science. Un risultato eccezionale accolto con soddisfazione dal mondo accademico non soltanto isolano. Alla ricerca hanno preso parte, oltre che l’università di Sassari, il Cnr e il consorzio scientifico Crs4. Lo studio riporta un'analisi dettagliata del cromosoma Y di 1.204 sardi (il campione più vasto mai utilizzato finora) che fa luce sulla storia della popolazione isolana e, più in generale, contribuisce a ricostruire le vicende del primo popolamento in Europa, fornendo anche una stima sull'epoca di origine dell'homo sapiens moderno. La ricerca, come spiegano i coordinatori Francesco Cucca (professore di Genetica medica nel dipartimento di Scienze biomediche dell’università di Sassari nonché direttore dell’Istituto di ricerca genetica e biomedica del Cnr) e Paolo Francalacci (genetista evoluzionista, docente di Genetica nel dipartimento di Scienze della natura e del territorio dell’università di Sassari) si basa sul fatto che il Dna varia da individuo a individuo in seguito ad errori durante la sua replicazione noti come “mutazioni”. Queste mutazioni si verificano raramente, ma quando riguardano le cellule deputate alla riproduzione (spermatozoi e ovociti) si accumulano di generazione in generazione: in questo modo gli individui portano con loro tutte le mutazioni che si sono verificate nei progenitori. Il cromosoma Y è particolarmente adatto per tali analisi in quanto viene trasmesso solo dai padri ai figli maschi e di conseguenza è presente solo nei maschi e in una singola copia.

La frequenza con cui le mutazioni si susseguono dà vita a un “orologio molecolare” adatto a ricostruire avvenimenti del passato, anche remoto.

Lo studio dei cromosomi Y sardi ha dunque consentito di risalire agli antichi progenitori che vivevano nell’isola e ha collegato le varie linee genetiche agli spostamenti demografici del passato. In particolare è stato possibile ricostruire nel Dna dei sardi una serie di strati genetici che raccontano la prima grande espansione demografica in Sardegna dopo la glaciazione (8mila anni fa) e poi andare indietro nel tempo come in una gigantesca moviola anche prima dell’arrivo dei sardi nell’isola fino ai progenitori africani di tutti gli uomini della nostra specie vissuti circa 180-200mila anni fa, proprio quando nasceva la donna “sapiens”: una datazione più antica di 50mila anni rispetto a quanto indicato dagli studi precedenti basati sulla successione cromosomica mitocondriale (per via materna).

Ma il risultato sorprendente dello studio condotto in due anni è anche un altro: «Non solo i sardi hanno nel loro Dna una serie di caratteristiche peculiari e distintive (geni molto frequenti in Sardegna e rarissimi altrove) – sottolineano Cucca e Francalacci – ma posseggono la maggior parte della variabilità presente nel Dna del cromosoma Y degli altri popoli europei. Si tratta cioè, probabilmente, della sola popolazione che racchiude meglio le caratteristiche genetiche di tutti gli europei contemporanei. Questi elementi rendono i sardi una risorsa preziosa, sia per studi evoluzionistici (come quello pubblicato su Science) sia per lo studio dei fattori genetici di rischio per malattie frequenti nell'isola e nel resto d'Europa». La successiva frontiera della ricerca sarà infatti diretta all’analisi delle cause di patologie molto diffuse in Sardegna come il diabete e alcune malattie autoimmuni che oggi risultano incurabili.

Il lavoro pubblicato oggi su Science è dedicato a Laura Morelli, uno degli autori, scomparsa di recente dopo una breve malattia, che insieme a Francalacci aveva effettuato le complesse analisi filogenetiche per ricostruire le discendenze del cromosoma Y. Su Scienze è stato pubblicato uno studio analogo condotto negli Stati Uniti (università di Stanford) sul Dna di 69 uomini provenienti da nove Paesi di tutto il mondo.

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