La Nuova Sardegna

«Golf a Bosa: ecco i nostri progetti, ora decida la città»

di Giampaolo Meloni
«Golf a Bosa: ecco i nostri progetti, ora decida la città»

Giuseppe Vadalà Ad di Condotte parla dei progetti edilizi sulla costa di Bosa. «Possiamo costruire centinaia di migliaia di metri cubi per far decollare il turismo nella zona. Ma senza campo da golf a Tentizzos il cemento è fine a se stesso e questo non è il nostro progetto. E protremmo anche andare altrove»

02 agosto 2013
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INVIATO A BOSA. C’è un piano B, anzi D, essendo la quarta ipotesi in campo: soprassedere sul golf (perchè tanto la legge regionale non è alle porte, essendo al vaglio della Cassazione), rimodulare l’intervento immobiliare e rinviare il progetto del green da 18 buche sull’agenda dell’amministrazione comunale che governerà Bosa dalla prossima primavera e dovrà fare i conti con l’insediamento turistico della Condotte Immobiliare sulla costa dei grifoni. Intanto si lavora a perfezionare l’Intesa, guardando al Ppr e sfruttando le titolarità acquisite. Lo dice Giuseppe Vadalà, amministratore delegato della società che vanta 120 anni di storia edificatoria in Italia e all’estero, che racconta: «Alla rimodulazione ho lavorato tutta domenica scorsa, insieme al sindaco». La rimodulazione è la parola chiave sulla quale si gioca l’intera partita che ha fatto imbestialire gli ambientalisti e aggrovigliare la giunta comunale traballante in una difficile torsione bifrontale: invocare in una sola volta la tutela dell’Unesco e sdoganare 275mila metri cubi più il golf sulla costa nel paradiso ambientale che si distende da Bosa sulla strada provinciale per Alghero. «Fra otto mesi saremmo lì a riproporre il golf: soprassediamo ma non lo dimentichiamo».

Dottor Vadalà, ieri sulla “Nuova” lo scrittore sardo Giorgio Todde obiettava che il cemento non deve uccidere la bellezza.

«Sfonda una porta aperta. Intanto ho piacere che ci confrontiamo con persone di valore: non conosco personalmente Giorgio Todde, ma leggerò sicuramente qualcosa di suo. Non ci poniamo in contraddizione con quel che dice».

Non è proprio una capannina quella a cui pensate.

«Noi abbiamo in proprietà dal 2007, acquisiti sul territorio di Bosa, 340 ettari di terreno su qualità diverse, e la titolarità dei diritti acquisiti per 240mila metri cubi edificabili subito. Va precisato che noi siamo solo i realizzatori di un progetto che era già definito dalla precedente proprietà privata dei terreni».

Perchè non andate avanti?

«Se volessimo, faremmo cemento a non finire senza chiedere niente a nessuno, lo faremmo nelle peggiore delle condizioni, come i peggiori palazzinari, come è stato approvato in quattordici anni da diverse amministrazioni locali che si sono succedute. Perchè questo hanno approvato».

Che sostanzialmente è quel che resta nel vostro progetto.

«Noi abbiamo la titolarità di 23 palazzi su Campu ’e mare, un albergo da 25mila metri cubi (150 stanze a Sa sea), e altri 10mila metri cubi nella nostra titolarità approvati dalla Tutela del paesaggio e immediatamente eseguibili tra Tentizzos (cinquemila metri cubi) e Sa minera (altri 5 mila), come recupero degli immobili esistenti. Quindi abbiamo dei fabbricati che possono essere ripristinati domani».

Ma non lo fate.

«Non lo facciamo perchè il cemento fine a se stesso uccide il paesaggio di Bosa, come sarebbe nelle carte del Puc».

Quindi?

«Quindi un anno e mezzo fa ci siamo messi il problema, insieme al Comune: questo intervento così com’è non può funzionare, né per Bosa né per il turismo né per l’economia locale. Faremmo cattedrali nel deserto che a noi costano (prendiamo i soldi a prestito e li dobbiamo restituire), al territorio non servono. Una follia».

Quale follia.

«Pensare, come hanno fatto le amministrazioni precedenti per quattordici anni, di costruire 23 palazzi a Campu ’e mare, uno dei quali è stato realizzato, per assorbire 4500 posti letto. I posti letto non arrivano per virtù dello spirito santo. Arrivano perchè ci sono infrastrutture che attirano turisti da tutto il mondo».

Il golf, intende. Quei ventitré palazzi non servono, si trasferiscono le cubature (75mila metri cubi a Sa miniera) sperando nella legge sul golf e così si rimodula l’intervento.

«I posti letto attuali sono sufficienti per l’offerta turistica che oggi ha Bosa, c’è un’occupazione media annua che non va oltre il 50-60 per cento dell’offerta. Fare ancora quei palazzi significa fare imprese turistiche fallimentari in partenza».

Il successo dove sta?

«Prima di fare turismo bisogna intervenire con infrastrutture che attirano turisti, che destagionalizzano, che sia il golf o il cavallo, che sia il birdwatching, la vela, le canoe. E sarebbe più coerente con quel che dice Todde».

Alternativa il fallimento?

«Senza questo continueranno a venire le poche persone che vengono già oggi».

Non casca il mondo.

«Sì, non casca il mondo. Noi andiamo da un’altra parte del mondo. Ma Bosa resterà così per altri 15 anni, perchè la volumetria di di Bosa ce l’abbiamo tutta noi, siamo monopolisti su Bosa. Non costruirà più nessuno. Punto. E siamo tutti contenti».

Scusi se insisto: sul golf non avete dubbi.

«Non distrugge l’ambiente. L’ho progettato con l’architetto Mezzacane della Federazione italiana golf che ha aderito al Protocollo d’intesa del febbraio 2012 con le associazioni ambientaliste italiane, tutte tranne la Lipu».

Insomma, il green salva l’ambiente.

«Guardi che il golf preserva il territorio per il prossimo futuro. L’ambiente si salva così non con i fuoristrada che devastano tutto. Come succede oggi, fino a che non lo chiudiamo definitivamente. Tentizzos è un’area privata. Se il Comune o la Regione ci vogliono fare un parco, lo espropriassero pure. Ma fino a che è un’area privata, è inaccessibile tranne nei cinque metri dal profilo costiero. Noi consentiamo l’accesso perchè storicamente quello è il mare dei bosani».

Veniamo al cemento, al quale non si rinuncia.

«Noi le iniziative alberghiere immobiliari legate al golf le faremo dove è consentito, o a Sa sea dove già abbiamo la cubatura e volendo possiamo costruire domani, e colleghiamo il golf a Tentizzos con le macchine elettriche, oppure a Sa miniera, dove possiamo fare cinque suite. Sono spettacolari, le affittiamo a un milione all’anno e veniamo fuori dall’intervento. Possiamo costruire pure case in legno. Possiamo costruire interventi della massima ecosostenibilità. Non vogliamo essere i deturpatori dell’ambiente».

Quale è l’urgenza?

«A noi interessa iniziare a costruire, venire fuori dal nostro investimento che è stato di 20 milioni di euro, sul territorio».

E i grifoni?

«Abbiamo una relazione di una ornitologa della Federazione italiana golf, che si chiama Visentini: dice che il golf a Tentizzos è perfettamente compatibile con la vita dei grifoni».

Il golf, ma il punto è l’impatto del cemento.

«Oggi non esiste una proposta fissa progettuale. Stiamo parlando di un master plan teorico, anzi di una fase ancora precedente, ossia di un’Intesa di carattere teorico che il Comune non ha la forza di approvare. Ma non è un problema mio, se non questa, sarà la prossima amministrazione comunale che dovrà decidere: Bosa vuole un minimo di turismo, vuole andare avanti o vuole stare ferma per vent’anni ancora?».

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