La Nuova Sardegna

E.On, nuovo sì agli impianti inquinanti

di Gianni Bazzoni
E.On, nuovo sì agli impianti inquinanti

Fiume Santo. Rischio black out, accolta la richiesta di Terna: un’altra proroga di 700 ore per i gruppi 1-2 alimentati a olio combustibile. Durissime le reazioni di Comune e Provincia di Sassari: inaccettabile, basta con questi veleni

30 luglio 2013
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SASSARI. E.On stavolta gioca da fuori e incassa l’autorizzazione per continuare a inquinare con i vecchi gruppi a olio combustibile. La richiesta formalizzata da Terna - per esigenze di sicurezza della rete elettrica - è stata accolta a malincuore dal prefetto di Sassari Salvatore Mulas che ha acquisito i pareri - ovviamente favorevoli - dei ministri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico. L’ordinanza firmata ieri pomeriggio concede alla multinazionale tedesca - che avrebbe persino fatto finta di non essere interessata alla cosa - altre 700 ore aggiuntive da utilizzare per i gruppi 1 e 2 alimentati a olio combustibile. Nella nota inviata il 14 giugno (e integrata il 26 luglio con l’annuncio della indisponibilità del terzo gruppo per esigenze di manutenzione indifferibili), Terna ha evidenziato che in una simile situazione «il sistema elettrico sardo sarà esercitato in condizioni di sicurezza degradata». In pratica ha lasciato intendere che la Sardegna era destinata a nuovi rischi di black out che potevano essere scongiurati solo con una strategia di «distacchi programmati», come è avvenuto anche di recente.

Prima di adottare quello che viene considerato un atto dovuto, la Prefettura si è presa tutto il tempo necessario per le valutazioni e ha coinvolto i settori del governo nazionale direttamente competenti. Anche perché Terna aveva indicato - tra le strade da percorrere - anche il possibile ricorso all’Unione europea per superare i limiti attuali previsti nell’Autorizzazione al funzionamento della centrale.

Ieri il prefetto Salvatore Mulas, di fronte alle risposte scritte dei ministeri, specie di quello dell’Ambiente («la proroga dell’esercizio provvisorio, entro determinati limiti temporali, non pone evidenti criticità in relazione a possibile rischi di danno ambientale») ha firmato. Tutto a posto quindi? Possibile che sia già stato dimenticato il disastro dello sversamento di 50 tonnellate di olio combustibile che - a gennaio 2011 - aveva invaso decine di chilometri di costa a seguito di un problema su una condotta della centrale che alimenta proprio i gruppi 1 e 2? E c’è un altro aspetto che non può essere ignorato: un anno fa, sempre Terna, aveva chiesto al prefetto di Sassari un provvedimento simile, motivandolo ancora con esigenze di stabilità della rete elettrica. E perché in un anno non sono state create condizioni diverse dal ricorso a impianti altamente inquinanti e non più in grado di rispettare i limiti per le emissioni stabiliti dalle normative ambientali? Solo di recente, in effetti, Terna ha annunciato di avere assegnato all’Ansaldo un appalto per la realizzazione di “compensatori sincroni” a Codrongianos, che servirebbero per assicurare lo stesso obiettivo di stabilità della rete. E allora: perché un tempo così lungo per intervenire su un problema grave e, come emerge, ben noto a tutti? La richiesta di Terna di fare «sbuffare» ancora per centinaia di ore i gruppi obsoleti e fuori da ogni logica, avvantaggia nuovamente E.On che, alla fine, quasi si “sacrifica” in nome della tutela della sicurezza della rete elettrica sarda. Il tutto per consentire non meglio precisate manutenzioni, stranamente non considerate in precedenza, che la multinazionale tedesca dovrebbe fare eseguire sugli altri gruppi della centrale di Fiume Santo. I vantaggi economici per E.On sono una conseguenza diretta di tale strategia, ma resta da chiedersi chi paga il costo economico della nuova deroga. Invece è già noto da tempo che a pagare il costo ambientale è il territorio del nord Sardegna, in un clima di grande preoccupazione.

La Regione, infatti, non riesce a dettare le regole da fare rispettare a E.On, e il ministero dell’Ambiente - che dovrebbe tutelare le popolazioni - continua a svolgere un ruolo strano, quasi da “arbitro” senza cartellini. Le intese siglate (e in parte ereditate) non vengono rispettate da E.On: da tempo ha ridotto al minimo le manutenzioni sui gruppi 1 e 2 che rappresentano una minaccia continua, in termini di sicurezza e di impatto ambientale. La vita di quegli impianti è stata allungata contando sulla indispensabile funzione che la centrale di Fiume Santo svolge per il sistema elettrico. E magari si pensa di fare altrettanto con i gruppi 3 e 4, senza alcun investimento sul nuovo gruppo, meno inquinante, e già autorizzato. In Sardegna, dove non esiste ancora un Piano energetico, succede questo.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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