La Nuova Sardegna

La Sardegna non sfrutta i fondi europei, missione Ue nell’isola

di Marco Bittau
La Sardegna non sfrutta i fondi europei, missione Ue nell’isola

Da domani la visita conoscitiva di una commissione del Parlamento europeo. Uggias: «Superare il limite dell’insularità»

15 luglio 2013
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OLBIA. La Sardegna fanalino di coda in Europa è un sinistro presentimento anche per gli anni a venire. Un dato preoccupante che chiama in causa la qualità della vita, il benessere, la distribuzione della ricchezza, il turismo e l’innovazione tecnologica, ma che non può prescindere dall’ormai cronica incapacità di sfruttare le opportunità e spendere le risorse disponibili nel forziere Ue.

Al capezzale dell’isola malata arriva adesso proprio una commissione del Parlamento europeo, quella per lo sviluppo regionale, che ha appena approvato i regolamenti riguardanti i fondi strutturali 2014/2020. La commissione da oggi al 17 luglio sarà impegnata in una missione conoscitiva prima in Corsica e poi, da domani, nel nord Sardegna. Si parlerà di ambiente, di energia, di trasporti, di nautica e di progetti transfrontalieri. La visita della delegazione è stata promossa dall’eurodeputato Giommaria Uggias, olbiese. Ci saranno anche l’altro parlamentare europeo sardo, Francesca Barracciu, e il còrso François Alfonsi, del gruppo Verdi - Alleanza libera europea.

«La Sardegna non sfrutta i fondi europei - taglia corto Uggias - attualmente nella pianificazione 2007/2013 quasi conclusa siamo attestati intorno al 40%, ma la grande partita sarà quella del prossimo periodo di programmazione, quello riferito al 2014/2020. Chiuso il quadro finanziario pluriennale, nelle casse dell’Ue ci saranno 900 milioni di euro da dividere nelle diverse voci di spesa di Por e fondi strutturali. Come questi fondi saranno utilizzati dipenderà dalla capacità programmatoria delle singole regioni. Ed è proprio su questo fronte che la Sardegna è in ritardo». «Basta considerare un semplice dato - prosegue l’eurodeputato olbiese - l’allora ministro Barca aveva messo a punto una ottima tabella di marcia, una road map, per guidare l’accesso ai quei fondi europei. Un accordo di parternariato che significa un nuovo modello di programmazione condiviso con enti, imprese e forze sociali. Ebbene, l’accordo doveva essere pronto già lo scorso aprile e invece non c’è traccia. Addirittura il consiglio regionale, massima istituzione della Sardegna, non è stato ancora coinvolto in questa partita. Tutto questo si traduce in un ritardo nel tavolo di programmazione che porterà inevitabilmente a riprodurre l’attuale stato di disagio anche nei prossimi sette anni».

Situazione ormai compromessa? Uggias guarda avanti: «Ci sono margini per recuperare. Ad esempio, la Corsica è molto più avanti di noi e c’è un confronto in atto su temi importanti come l’agricoltura, la pesca. In Sardegna, invece, è tutto fermo mentre sarebbe necessario superare il collo di bottiglia della distribuzione dei fondi nel territorio. Torniamo al discorso iniziale, manca la programmazione condivisa e da noi la Regione è ancora il dominus indiscusso nella scelta di indirizzo dei fondi. Gli altri soggetti non hanno voce in capitolo. Così al ritardo nella programmazione si aggiunge anche un errore metodologico. Nel senso che si ragiona ancora secondo vecchie logiche oggi inadeguate di fronte alla sfida dell’innovazione per superare la crisi economica».

Naturalmente la delegazione Ue non è una commissione d’inchiesta. «Assolutamente no - spiega ancora Giommaria Uggias - la visita è una missione conoscitiva in Corsica e in Sardegna, fondamentale per sviluppare le strategie per il superamento dei limiti imposti dall’insularità, in vista dell’imminente periodo di programmazione dei fondi di coesione 2014/2020. Non ci sono pagelle né voti da assegnare alla Regione. Però è un passaggio importante per promuovere la coesione sociale, per sviluppare progetti di cooperazione mirati, ad esempio, alla protezione dell’ambiente e a garantire la continuità territoriale. Infine, la missione della commissione sarà anche l’occasione per verificare lo stato dei progetti in corso in settori strategici come nautica o energia. È il caso del programma Galsi per la realizzazione di un gasdotto dall’Algeria all’Italia attraverso la Sardegna. Un progetto mai partito e già bloccato».

@marcobittau

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