La Nuova Sardegna

L’isola ricorda Giovanni Lilliu

di Alessandra Sallemi
L’isola ricorda Giovanni Lilliu

Le iniziative per i cento anni dalla nascita dello studioso

11 luglio 2013
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CAGLIARI. La Sardegna si prepara a rendere omaggio a Giovanni Lilliu l’archeologo scomparso nel febbraio 2012 che molto ha fatto perché alla sua terra fosse riconosciuta una storia, una lingua e una identità culturale peculiare nel Mediterraneo. Comincia domani il paese natale, Barumini, con una mostra che s’inaugura alle 18.30 al centro “Giovanni Lilliu”, durerà un anno, finirà il 14 marzo 2014, centenario della nascita dello studioso, solo per cedere il passo a due eventi: l’apertura sempre a Barumini di un centro di documentazione permanente dove troverà posto l’intera produzione scientifica e culturale del professore e l’inaugurazione a Cagliari di una mostra sulla civiltà nuragica che la direzione generale per le antichità del ministero dei Beni culturali ha inserito fra le grandi cinque rassegne italiane programmate tra il 2014 e il 2015.

Per sei mesi a Cagliari nella torre trecentesca di San Pancrazio edificata dai Pisani si potrà visitare “L’isola delle torri. Giovanni Lilliu e la Sardegna nuragica”, mostra che arriva trent’anni dopo l’ultima rassegna antologica sulla civiltà dei sardi con un carico di novità ricavate negli ultimi dieci anni di studi nel solco tracciato dal Professore. Un mese di tempo per il trasferimento e la mostra aprirà di nuovo a Roma al museo “Pigorini” di Roma. In margine alla conferenza stampa tenuta ieri nella cittadella dei musei anch’essa recentemente intitolata a Giovanni Lilliu, il soprintendente ai beni archeologici di Cagliari e Oristano, Marco Minoja, ha spiegato che nella mostra su cui sono già al lavoro da mesi le soprintendenze di Cagliari e di Sassari, gli atenei, la direzione regionale per i beni culturali e il Comune di Cagliari verranno presentati anche i bronzi rinvenuti a S’Arco Is Forras, in Ogliastra, «che documentano i contatti con le produzioni metallurgiche di tutto il Mediterraneo» e i reperti del villaggio nuragico di Sa Osa nel Sinis esteso in una zona palustre che molto ha svelato sulle abitudini della vita quotidiana nuragica. Una sezione sarà dedicata ad alcune delle statue di Monte Prama, Minoja ha annunciato che per il 2015 sono attese le collocazioni definitive nel vecchio museo di Cagliari e nella sala di Cabras che verranno allestite apposta per ospitare i Giganti.

Un bel ricordo di Lilliu scritto da Giulio Paulis direttore del dipartimento di scienze archeologiche di Cagliari l’ha letto ieri il professor Maurizio Virdis. Universitario a Cagliari dal 1955 al 1984, accademico dei Lincei dal 1990, consigliere regionale dal 1969 al 1974 e dal 1975 al 1980, «fu lui soprattutto a introdurre il dibattito che nel 1997 porterà alla legge 26 sull’identità sarda, fu sua l’idea che la lingua sarda fosse l’anima del popolo e che bisognasse insegnarla nelle scuole e parlarla negli uffici pubblici. Era preside quando il consiglio della facoltà di Lettere il 19 febbraio 1971 deliberò che si proponesse il riconoscimento del popolo sardo come minoranza etnico-linguistica, la delibera fu inviata a tutti i comuni dell’isola, alcuni, come Barumini, Bonorva, Monti, risposero in sardo. In un consiglio comunale, quello di Oliena, la lettera di Lilliu provocò una crisi per l’opposizione del Pci... a lui si deve l’aver posto con coraggio la questione della cultura e della lingua sarda». Anche l’Istituto etnografico di Nuoro deve i natali a Lilliu, che nel 1978 in consiglio regionale propose la legge istitutiva, come ha ricordato l’attuale direttore Paolo Piquereddu fra gli organizzatori della mostra che si inaugura domani a Barumini col titolo “Giovanni Lilliu, stratigrafie di una vita”. Uno staff multiforme quello che ha costruito la mostra: oltre Piquereddu con l’Istituto etnografico, le figlie di Lilliu Caterina e Cecilia e l’intero paese di Barumini dove è tangibile la riconoscenza verso l’illustre figlio. Così il sindaco, Emanuele Lilliu: «Barumini a Lilliu deve tutto, la mostra è stata voluta dal Comune per raccontare la sua vita». Anche di tifoso di calcio, come ha affettuosamente testimoniato Alberto Moravetti dell’università di Sassari che anni fa lo ebbe ospite a pranzo e c’era la finale di Coppa dei Campioni Roma-Liverpool, il professore guardava spesso l’orologio e finalmente chiese: «Non è che sappiamo cos’ha fatto la Roma?». Fu molto felice quando a Oliena gli regalarono la maglia di Zola.

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