La Nuova Sardegna

La Vinyls non c’è più ma la lotta va avanti

di Gianni Bazzoni
La Vinyls non c’è più ma la lotta va avanti

Porto Torres, imminente la sentenza del tribunale di Venezia sul fallimento. Potrebbe esserci un altro anno di esercizio provvisorio e di cig per gli operai

28 giugno 2013
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PORTO TORRES. In mezzo allo sfascio, all’abbandono e al disinteresse generale, alla fine spetta ai giudici del Tribunale di Venezia la decisione che non può lasciare solo macerie, a Porto Torres come a Marghera. La Vinyls è fallita, ormai è certo, ma in mezzo a questa beffa tutta italiana - che ha avuto comparse con abiti arabi, russi, svizzeri e altri non meglio identificati - resta una flebile speranza che si chiama esercizio provvisorio. Tra oggi e domani, i giudici della sezione fallimentare del tribunale veneto depositeranno in cancelleria una sentenza che, ieri sera, è trapelata solo attraverso indiscrezioni.

L’udienza è durata poco meno di due ore ed è stata dedicata, in larga parte, alle iniziative possibili per scongiurare un fallimento che può annullare le iniziative in atto e generare ulteriori situazioni di rischio per l’ambiente e per la salute delle comunità dove sorgono gli impianti Vinyls. I giudici hanno sostenuto la complessità della vicenda, specie dopo l’abbandono degli impianti da parte dei lavoratori (che da mesi non percepiscono gli stipendi e dal 9 maggio fanno i conti con la cassa integrazione scaduta e, quindi, vivono una sorta di “cig virtuale”), e si sono basati sul fatto che non esistono più le condizioni per una gestione positiva. I commissari straordinari - i due rimasti, Mauro Pizzigati e Giorgio Simeone - hanno insistito molto, invece, sull’importanza dell’esercizio provvisorio «come unico strumento utile per garantire ai lavoratori un altro anno di cassa integrazione e per dare corso agli interventi relativi alla bonifica e allo smontaggio degli impianti». Ci sono delle situazioni, in effetti, che non possono essere cancellate con una sentenza di fallimento che colloca una pietra tombale su tutta la vertenza Vinyls: a Porto Marghera, per esempio, c’è una società che ha già avviato la rimozione degli impianti e ha pure versato un acconto. A Porto Torres, proprio ieri, il sindaco Beniamino Scarpa ha emesso l’ordinanza con la quale dispone che la Vinyls Italia SpA «elimini le condizioni di pericolo individuate da vigili del fuoco, Asl e Arpas». Chiesto anche l’immediato ripristino della presenza di personale qualificato in area di impianto per il controllo, la manutenzione e la sorveglianza a garanzia della sicurezza. Infine, l’ordinanza impone all’azienda - per il tramite dei commissari straordinari - l’eliminazione del Cvm e di ogni altra sostanza inquinante «mediante lo svuotamento e l’allontanamento del prodotto e la relativa bonifica dei serbatoi».

Ora, è evidente che certe attività - che implicano la presenza in impianto di personale qualificato (nel caso specifico i lavoratori Vinyls) - possono essere concretizzate solo attraverso una soluzione transitoria (un anno o forse anche meno) che permetta di non annullare il rapporto con i dipendenti. L’esercizio provvisorio appare come l’unica opportunità per la proroga della cassa integrazione, mentre con il fallimento scatterebbero le procedure di mobilità.

Durante l’udienza di ieri, i giudici hanno fatto verbalizzare la posizione argomentata dai commissari straordinari, proprio sull’essenzialità del ricorso all’esercizio provvisorio e sulla necessità di definire un percorso che, nei prossimi mesi, crei le condizioni per le bonifiche degli impianti e la ricollocazione dei lavoratori (per quanto riguarda Porto Torres, si continua a ragionare sul nascente progetto della chimica verde con il coinvolgimento dell’Eni e del Governo).

Dopo quattro anni e mezzo di amministrazione straordinaria, in uno scenario di grande pessimismo e con una desertificazione industriale che avanza un po’ ovunque, sarebbe assurdo che a pagare siano i lavoratori della Vinyls, gli unici a non avere colpe per un disastro annunciato. In mezzo alla storia sono passati quattro ministri di governi diversi, da Claudio Scajola e Paolo Romani, da Corrado Passera all’attuale titolare del dicastero dello Sviluppo economico Flavio Zanonato, e il fallimento senza il paracadute dell’esercizio provvisorio certificherebbe in maniera ancora più grave le responsabilità dello Stato in una vicenda con troppe ombre.

Decisione pesante, quella del tribunale di Venezia che chiude l’ultimo capitolo della petrolchimica, non solo a Porto Torres. E lascia sul campo, senza futuro, lavoratori che hanno diritto almeno a una speranza.

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