La Nuova Sardegna

Giallo negli abissi, un relitto è senza nome

di Giulia Bardanzellu
Giallo negli abissi, un relitto è senza nome

Riprese di Linea Blu nelle Bocche: non è il cacciatorpediniere Vivaldi ma un’unità militare sconosciuta

12 giugno 2013
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SANTA TERESA. Le fonti storiche non lo collocavano lì, e ora è arrivata l'ulteriore conferma. Uno dei due relitti ritrovati un mese fa nelle acque delle Bocche di Bonifacio non è il cacciatorpediniere Vivaldi. A correggere in parte le notizie diffuse nei giorni scorsi, che avevano fatto discutere la comunità scientifica impegnata a ricostruire la storia navale e militare, sono gli stessi ricercatori guidati dalla giornalista Donatella Bianchi di Linea Blu, dopo aver esaminato a lungo i filmati girati da Roberto Rinaldi per la trasmissione di Rai Uno. Immagini che stanno offrendo continue novità. La poppa ritrovata su un fondale di 98 metri apparterrebbe a un altro mezzo navale, rimasto finora sconosciuto. È invece proprio dell'altro cacciatorpediniere, il Da Noli (affondato col Vivaldi nelle stesse ore della corazzata Roma, il 9 settembre 1943) la seconda poppa, ritrovata a un miglio di distanza: «Sull'identificazione del Da Noli non ci sono dubbi - conferma Tomasino Muntoni, tra i promotori della missione – Ma la vera novità è la presenza sui fondali di quest’altra nave, mai segnalata prima. C'è da dire che ci muoviamo tra difficoltà perché un conto è fare ricerche sui libri, altra cosa è scendere a 100 metri e provare a dare contorni chiari a ciò che chiaro non è per niente». Anche per questo, per affrontare questa seconda fase di indagini, il team si sta avvalendo del contributo di Maurizio Brescia, membro del comitato di redazione del mensile Storia Militare: «Il secondo relitto ritrovato potrebbe essere parte di un mezzo tedesco o francese- osserva Brescia- un’unità lunga circa 60/70 metri, che imbarca armi di tipologia non italiana, come si evince da una mitragliera dalla scudatura piatta da 37 mm di fabbricazione tedesca». La notizia del ritrovamento ha da subito riacceso il dibattito. Nessun dubbio sulla presenza del Da Noli in quelle acque ma molte perplessità erano state avanzate sul Vivaldi, secondo le fonti storiche autoaffondato 90 miglia oltre lo stretto, nel golfo dell'Asinara. Per Brescia, che ha pubblicato il libro “Cacciatorpediniere classe Navigatori", con le storie operative del Da Noli e Vivaldi, non ci sono mai stati dubbi sulla diversa collocazione dei due relitti. Ora lui stesso avanza anche un'ipotesi sull’unità sconosciuta: «Considerata l'assenza di operazioni militari con mezzi stranieri in quelle ore, è possibile che quella nave sia affondata successivamente, e che solo per caso oggi si trovi in fondo al mare accanto al cacciatorpediniere italiano». Ma i due relitti non potrebbero appartenere alla stessa nave?: «No, li ho visti da vicino e sono molto diversi - conferma Roberto Rinaldi, che in fondo al mare è andato con la sua tecnologia in 3D per realizzare immagini in grado di fornire informazioni utili alla ricostruzione dei fatti, in attesa di altre immersioni. Il ritrovamento comunque riapre una ferita profonda nella storia della Marina. Unisce, nel destino comune, migliaia di vittime, tra morti e dispersi, insieme alle loro famiglie. Il Da Noli e il suo gemello Vivaldi erano partiti il 9 settembre 1943 dalla Spezia alla volta di Civitavecchia, dove avrebbero dovuto imbarcare la famiglia reale in fuga da Roma. Poi, il cambio di rotta a ponente verso l'arcipelago della Maddalena, per tentare di congiungersi con il resto della squadra navale, tra cui la corazzata Roma. Giunte nello stretto, però, c’è stato l' epilogo: i proiettili delle batterie tedesche dalla Corsica, poi una mina e l'esplosione del Da Noli che è affondato in breve tempo. Per il Vivaldi, gravemente danneggiato, solo qualche ora in più prima di essere autoaffondato dai militari italiani. Un relitto, questo, che, a tutt'oggi, resta custodito nelle acque del Golfo dell'Asinara.

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