La Nuova Sardegna

Mesina boss della droga, torna in carcere dopo nove anni

di Tiziana Simula
Mesina boss della droga, torna in carcere dopo nove anni

Blitz a Orgosolo. Altri 25 arresti: volevano rapire imprenditore. La banda di “Grazianeddu” importava eroina e cocaina dai calabresi. Un avvocato di Cagliari trattava e pagava le forniture di droga. Il rogo della Cayenne fu una messinscena. LE INTERCETTAZIONI: "Pagate o vi uccido"

11 giugno 2013
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NUORO. Guida turistica nel Supramonte? Uomo immagine per le ragazze del softball di Orgosolo? Macché, Grazianeddu è rimasto il bandito di sempre. Anzi, per i carabinieri che lo hanno arrestato all’alba di ieri, era il capo di una pericolosissima organizzazione criminale. La primula rossa del banditismo sardo, il re delle evasioni, graziato da Ciampi nel 2004, era l’ispiratore e capo indiscusso di un’associazione che aveva messo in piedi un gigantesco traffico di stupefacenti in tutta la Sardegna che stringeva rapporti con trafficanti calabresi e albanesi. Sodalizio che oltre al traffico di droga era dedito a estorsioni, furti, rapine e armi e stava progettando un sequestro di persona ai danni di un imprenditore di Oristano, Luigi Russo. È quanto è emerso dalle indagini condotte dai carabinieri del nucleo investigativo del comando provinciale di Nuoro e dirette dalla Dda di Cagliari. Così, alle prime luci del mattino Graziano Mesina è ritornato in carcere. Dormiva quando i carabinieri hanno bussato alla porta di casa della sorella Antonia: il mito del banditismo sardo, 71 anni, non ha fatto una piega. È rimasto calmissimo. «Sembrava quasi che se lo aspettasse», hanno detto gli inquirenti. Ha solo chiesto «perché?», e ha letto l’ordinanza di custodia cautelare.

Con lui, in una maxi retata che ha visto scendere in campo 300 carabinieri, sono state arrestate altre 25 persone tra le province di Nuoro, Cagliari e Sassari, operazione che ha consentito di smantellare due associazioni dedite al traffico di eroina e cocaina che gravitavano una nella provincia di Nuoro, con base a Orgosolo, capeggiata da Mesina, e l’altra nella provincia di Cagliari, che faceva capo a Gigino Milia, 66enne di Fluminimaggiore. Epilogo di una complessa indagine durata cinque anni. Le ordinanze di custodia cautelare – 21 in carcere e 5 agli arresti domiciliari – hanno mobilitato i carabinieri del reparto operativo del comando provinciale di Nuoro, insieme ai colleghi di Reggio Calabria, Milano, Cagliari, Sassari, Oristano, del comando territoriale di Olbia, del nucleo elicotteristi di Olbia, e dei cacciatori di Sardegna. L’indagine, ha spiegato il comandante provinciale Vincenzo Bono, ha preso il via in un altro contesto investigativo, nel 2008, quando venne captata l’attività di Mesina: per 5 anni l’ex bandito e i suoi collaboratori sono stati seguiti e intercettati. Per organizzare il traffico di droga, si era alleato con un amico di vecchia data, Gigino Milia (coimputati e condannati rispettivamente per sequestro di persona e ricettazione per il sequestro di Mario Botticelli, un industriale delle Marche). Secondo le indagini – i dettagli sono stati illustrati dal comandante del reparto operativo Simone Sorrentino e dal comandante del nucleo investigativo, Luigi Mereu – Mesina era il capo della banda nuorese che vendeva la droga nel nord dell’isola, fino a Olbia, mentre il compagno d’affari aveva messo le mani nel sud. Dal luglio 2008 al luglio 2009 i due hanno agito insieme, comprando grosse partite di droga, soprattutto eroina, da Milano. Trattavano personalmente l’acquisto nel capoluogo lombardo dove compravano la droga da organizzazioni criminali calabresi e albanesi. Una volta perfezionato l’accordo, i fornitori la facevano arrivare in Sardegna tramite i propri corrieri, consegnandola ad Antonio Mascia (banda cagliaritana), che aveva il compito di custodirla e poi di consegnarla agli acquirenti isolani. Il pagamento ai fornitori della penisola avveniva in un altro momento e a svolgere l’incarico era l’avvocato di Arbus Corrado Altea. Arrivata in Sardegna, la droga veniva distribuita da Francesco Piras (Norbello) e Vincenzo Sini (Orgosolo) nel centro nord, mentre Guido e Daniele Brignone (Cagliari) la smerciavano nel sud. Il binomio Mesina-Milia ha agito fino al 2010, poi, si è rotto a causa dell’arrivo di partite di eroina tagliata male, cosa che aveva fatto perdere al bandito orgolese un sacco di soldi, facendolo imbestialire. L’ex primula rossa ha quindi proseguito per proprio conto, continuando ad affermare il suo ruolo e stringendo contatti anche con narcotrafficanti internazionali.

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