La Nuova Sardegna

Fari e torri diventano hotel, caffè e musei:

via all’asta per 15 siti Gli interventi di valorizzazione saranno a carico dei privati La proprietà resterà alla Regione, concessioni fino a 40 anni

31 maggio 2013
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CAGLIARI. Se spiagge e mare da soli non bastano più per conquistare il turista, ecco la suggestione di fari e torri costiere riadattati a bomboniere, con suite e terrazze a picco sulla costa. È questa l’idea che dopo l’estate diventerà un bando per la gestione di quindici ed esclusivi siti da un punto cardinale all’altro della Sardegna. Non è la svendita di un patrimonio inestimabile, ora abbandonato o inaccessibile, ma «il tentativo, condiviso con i Comuni e le associazioni ambientaliste, di utilizzare al meglio questo storico patrimonio», ha detto l’assessore regionale all’ambiente, Andrea Biancareddu, che insieme alla Conservatoria delle coste coordinerà l’asta. Asta che avrà delle regole ferre: i progetti di restauro non dovranno modificare le strutture esterne e anche all’interno le ristrutturazioni dovranno essere minime. E ancora: i materiali utilizzati dovranno essere eco-compatibili e «tutto dovrà essere progettato e realizzato nel pieno rispetto dell’ambiente e della matrice identitaria del luogo», sarà scritto nel bando. Con in più queste altre condizioni: fari e torri rimarranno di proprietà della Regione, saranno dati solo in gestione, le concessioni potranno essere fino a 40 anni, il costo del restauro sarà a carico dei privati e verrà scalato dal canone, perché «il vincitore, una volta ammortizzato l’investimento iniziale, pagherà l’affitto».

Il censimento. Sono quindici i siti che, secondo la Conservatoria, possono essere trasformati in micro-hotel, caffetterie, centri culturali e musei. Per ciascuno, esiste già un progetto di massima ed è stato stimato anche il costo dell’intervento.

L’elenco. Il primo è l’ex faro di Capo d’Orso, a Palau, che in 18 mesi potrà essere trasformato in locanda e spazio espositivo, con un investimento di 680 mila euro. Cinque i siti a La Maddalena: Punta Filetto, sull’isola di Santa Maria, destinato a uso misto (locanda, centro culturale e caffetteria) con base d’asta intorno al milione. Poi il vecchio faro di Razzoli, che potrà essere trasformato in albergo con una spesa di tre milioni e mezzo, le ex stazioni di vedetta Testiccioli, Puntiglione e Marginetto, immaginate trasformate in rifugio-foresteria con un investimento dai 440 mila a 285 mila euro. Capo Ceraso, a Olbia: foresteria e centro culturale, 345 mila euro. A Golfo Aranci l’ex stazione di Capo Figari, che ospiterà il museo dedicato a Guglielmo Marconi, per ricordare l’esperimento del 1932 della trasmissione in onde radio corte dalla Sardegna al Lazio, e anche un ristorante. Ad Arzachena Capo Ferro trasformato in centro enograstronomico con 850 mila euro. Nell’isola dell’Asinara, Punta Scorno: locanda e osservatorio scientifico, 2 milioni. A Santa Teresa, Punta Falcone: caffetteria e spazio espositivo, un milione. Nell’Oristanese. Campu Mannu, a San Vero Milis, museo e caffetteria, 420 mila euro, e il faro di Torre Grande (130 mila) che diventerà la sede del museo regionale delle torri costiere. Nel Sulcis, l’ex stazione di Capo Sperone, a Sant’Antioco, ristorazione e museo della navigazione, 2 milioni e 400 mila. Infine, nel Cagliaritano, la stazione di Capo Sant’Elia: ristorazione e museo dell’«Amministrazione reale delle torri», con un investimento di un milione.

La scelta dei vincitori. L’assessore Biancareddu e il direttore della Conservatoria, Alessio Satta, hanno detto che «i bandi saranno aperti, potranno partecipare catene alberghiere e cooperative locali» e che «l’assegnazione sarà soprattutto in base alla qualità del progetto presentato». Progetti che dovranno «attrarre un turismo d’elite – è stato detto – che in Croazia, ad esempio, fattura milioni». L’importante è che i quindici gioielli – questa sì dovrà essere una regola ferrea - non siano stravolti. Altrimenti all’orizzonte c’è un rischio terribile: questo progetto suggestivo potrebbe rivoltarsi contro e alla fine pesare come un peccato capitale sulle coscienze di qualcuno. (ua)

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