La Nuova Sardegna

Liceo “Filippo Figari”, due mostre antologiche

di Giuliana Altea
Liceo “Filippo Figari”, due mostre antologiche

Sassari, un percorso espositivo per illustrare le differenze espressive dell’arte in Sardegna

19 maggio 2013
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SASSARI. Quello che oggi è il Liceo artistico Filippo Figari si chiamava una volta Istituto d’Arte di Sassari e prima ancora, dal 1935, Regia Scuola d’Arte per la Sardegna: all’epoca la sola istituzione per l’insegnamento delle discipline visuali nella regione, punto di raccolta per artisti come Figari, Dessy, Tavolara e nel dopoguerra, sotto la direzione del carismatico Mauro Manca, culla della prima generazione di artisti locali non figurativi e non interessati alla tematica del folclore.

Con l’intento di mantenere viva questa tradizione, che ha visto la scuola proporsi non solo come luogo di studio ma come centro di iniziative culturali, il Liceo artistico promuove ora nella sua sede un ciclo espositivo curato da Anna Rita Chiocca, Linfa.

Nutrire la comunità. Le prime due mostre rispecchiano la divisione generazionale tra artisti di formazione modernista e giovani cresciuti nell’attuale contesto post-media.

Coriandoli di storia riunisce una serie di figure, disuguali nel percorso e negli esiti, che hanno esordito nel contesto sardo tra gli anni sessanta e gli ottanta (Giancarlo Catta, Salvatore Corraduzza, Gabriella Corso, Paola Dessy, Angelino Fiori, Gino Frogheri, Marco Ippolito, Gabriella Locci, Nicola Marotta, Igino Panzino, Antonio Pirozzolo, Roberto Puzzu, Rosanna Rossi, Giovanna Secchi), senza pretese di ricostruire una storia (il filtro temporale sgranato non lo permetterebbe, e del resto le opere sono tutte recenti) o di individuare orizzonti comuni di ricerca, ma piuttosto con la volontà di far emergere un clima caratterizzato, come scrive Chiocca, dal prevalente interesse per la “qualità tecnica” e la “sensibilità cromatica e materica”.

In Fondamenta degli Incurabili (il titolo è un omaggio reso alla memoria di Josif Brodskij, un grande poeta di origine russa naturalizzato statunitense) espongono invece Giusy Calia, Rocco Jaria, Josephine Sassu, Marcello Scalas, Simonetta Secci, Luciano Secci.

All’obbligata frammentarietà dell’altra mostra subentra qui lo sforzo di disegnare un progetto unitario, segnalato da volute sovrapposizioni nell’allestimento delle opere a parete e dal ricorrere di alcuni temi (lo sguardo, la riflessività, la dimensione del tempo), inseguiti in un dialogo tra artisti e curatrice condotto con divertimento da ambo le parti, anche se con qualche caduta e con mezzi economici purtroppo visibilmente ridotti a zero.

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