La Nuova Sardegna

«Così le aiutiamo a cambiare vita»

Parla il legale dell’associazione di volontari Acos mobilitata con le unità di strada

19 maggio 2013
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SASSARI. «Come volontari ogni fine settimana andiamo in strada dalle donne: forniamo consigli, facciamo ottenere assistenza medica, portiamo latte caldo e poi naturalmente cerchiamo di convincerle a cambiare vita». L’avvocato Sabrina Mura ha 38 anni e da 8 è impegnata in questo particolarissimo compito. È di Porto Torres, ma esercita e svolge la sua attività per aiutare le prostitute a Sassari. Insieme con due educatori professionali, un interprete, una insegnante d’italiano e un’altra consulente legale.

La loro associazione, in rete con organizzazioni per il contrasto alla tratta, si chiama Acos. «Non è una sigla ma il nome di una minorenne nigeriana arrivata in Sardegna poco più che bambina e portata sul marciapiede – spiega l’avvocato – Aveva lasciato in Africa quattro fratellini più piccoli e credeva di aver contratto un debito di riconoscenza con chi le aveva pagato il viaggio fin qui. Con la minaccia dei sortilegi legati al voodoo e continue percosse l’hanno fatta prostituire per mesi. Poi siamo intervenuti noi. Abbiamo cercato di farla smettere. Per un po’ sembrava ci fossimo riusciti. Poi, all’improvviso, è sparita: l’hanno trasferita da qualche altra parte per continuare a sfruttarla». «Nel suo caso non ce l’abbiamo fatta, in altri sì, e così abbiamo deciso comunque d’intitolare a lei la nostra associazione – prosegue Sabrina Mura – Quando riusciamo a convincere le donne a lasciare la strada, con la collaborazione delle forze dell’ordine, ricorriamo a case di fuga protette che diano adeguate garanzie. In definitiva, pensiamo di renderci utili».

«Siamo tutti volontari tranne un operatore che di recente è stato assunto con regolare contratto – spiega – Nel 2009 abbiamo ricevuto un finanziamento dalla Fondazione Banco di Sardegna, in seguito rifinanziato dalla Regione». «Ma siamo noi a svolgere in prima persona quest’attività, che resta tuttavia separata dalla mia professione – sottolinea l’avvocato – Anche perché non si parla di un impegno solo a favore delle donne, ma anche di un’opera per arginare le interruzioni clandestine di gravidanza e per contrastare le malattie sessualmente trasmissibili». «Tant’è che un successo in questi anni l’abbiamo senz’altro raggiunto appieno: assicurare l’assistenza sanitaria a tutte le donne che hanno avuto contatti con noi – chiarisce Sabrina Mura – Molte infatti sono sbarcate illegalmente e pensavano che la legge non le tutelasse sotto questo profilo. Invece hanno anche loro precisi diritti come Stp, straniere provvisoriamente in Italia. E le stesse romene e bulgare, che hanno un trattamento da comunitarie di serie B, possono accedere alle cure urgenti attraverso il codice Eni, che disciplina i nuovi ingressi europei». Insomma. un lavoro pesante, che a volte può rivelarsi pericoloso. «Non siamo mai stati minacciati dai protettori, però alcune ragazze hanno subìto rappresaglie per aver avuto relazioni con noi», non dimentica di ricordare l’avvocato Mura. (pgp)

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