La Nuova Sardegna

Turismo, il trenino verde è a rischio

di Sandro Macciotta
Turismo, il trenino verde è a rischio

Alla fine è rimasta una sola vaporiera. Caria (Arst): «Il materiale rotabile storico è al lumicino»

21 aprile 2013
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INVIATO A CAGLIARI. Nell’immaginario collettivo il Trenino verde della Sardegna rappresenta al meglio l’interno selvaggio e antico dell’isola. Un simbolo, con i suoi 400 chilometri di linee a scartamento ridotto, di quella “Sardegna quasi un continente” ricca di lingue, culture e micro-comunità straordinariamente ricche e diverse.

Eppure il Trenino verde sembra essere figlio di nessuno. L’Arst - l’Azienda regionale trasporti - lo gestisce tra enormi difficoltà ma non lo promuove. L’assessorato al Turismo, che di questo “attrattore” di viaggiatori e curiosi dovrebbe essere il massimo valorizzatore, si piega invece alle resistenze di un sistema Regione a compartimenti con scarsa capacità di interagire tra assessorati, enti e comunità locali.

E così il Trenino verde langue. Solo in questi giorni sul sito dell’Arst compaiono le prime indicazioni delle corse per la prossima stagione turistica. Un ritardo assurdo ma comprensibile perché l’Arst si dibatte tra problemi di bilancio e l’assoluta carenza di materiale rotabile per i trenini turistici.

“Noi non spingiamo per il Trenino verde – dice il presidente dell’Arst Giovanni Caria - perché ci mancano vagoni, locomotive e automotrici. E anche le linee hanno bisogno di controlli e urgenti lavori. Queste carenze si riflettono in un calo dei passeggeri del servizio turistico. L’anno scorso sulla Mandas-Arbatax abbiamo avuto tre deragliamenti senza conseguenze per le persone, ma la sicurezza deve essere al primo posto nelle nostre linee guida”.

E il materiale rotabile?

“Si lavora d’estate con le automotrici disponibili perché gli studenti pendolari sono in vacanza. E si macinano centinaia di migliaia di chilometri con macchine degli Anni 50 e 80, alcuni ex Vesuviana. Il parco storico è al lumicino. Rimesso in marcia una ventina di anni fa grazie a un accordo con l’Esit, ora ha necessità di manutenzione radicale. Nel compartimento di Cagliari solo una delle tre locomotive a vapore è in servizio, in compenso abbiamo due carrozze Bauchiero (tutte legni e ottone) dei primi del Novecento che sono operative. A Macomer la motrice Breda è fuori servizio mentre c’è un’altra carrozza Bauchiero. A Sassari le due locomotive Elsa e Wally arrugginiscono in attesa di tempi migliori mentre sono disponibili due vagoni Breda e un’altra carrozza Bauchiero”.

Ci sono prospettive di recupero?

“C’è un contratto con la Keller di Villacidro che non abbiamo cancellato. Ora sono arrivati gli indiani e speriamo che con la ripresa del lavoro si possano rimettere in servizio 4 locomotive a vapore (la Goito risale al 1893), due carrozze storiche e tre locomotori diesel. È un appalto di molti milioni, lavoro che deve restare in Sardegna. Si spera così di rendere il servizio turistico indipendente da quello di trasporto pubblico”.

Molti Comuni vorrebbero avere in gestione le stazioni e i caselli dismessi...

Il problema è complesso. Si trattà di immobili ancora di proprietà del ministero dei Trasporti. Noi l’abbiamo solo in uso. Andrebbero trasferiti al demanio regionale e poi concessi a chi ne fa richiesta. Purtroppo siamo ancora nella fase di monitoraggio di questo patrimonio”.

E così anche i bagni delle stazioni chiuse sono sbarrati.

“Su queste piccole cose c’è spazio di manovra. Basta che lo chiedano. Per esempio ad Arzachena si imbarcano sul Trenino verde per Tempio migliaia di viaggiatori, moltissimi sono croceristi sbarcati a Olbia. Il Comune non si è fatto avanti e noi non possiamo pagare qualcuno perché tenga aperta la stazione trenta giorni all’anno per due o tre corse al giorno”.

Quindi per il Trenino verde il futuro immediato è fosco?

“Non c’è dubbio che questo servizio turistico abbia un ruolo importante per l’immagine dell’Arst. Ogni anno trasportiamo 21 milioni di passeggeri: 20 con i bus, un milione con i treni di cui 50mila sul servizio turistico. La nostra prima missione è il trasporto pubblico locale. Del Trenino dovrebbe occuparsi una struttura ad hoc mista assessorato ai Trasporti-Turismo. Noi continueremo a fare il nostro lavoro. Viaggiamo in perdita, ma sino a quando ci saranno i soldi il Trenino verde sarà una bella realtà”.

È per questa ragione che non fate formazione turistica per il personale?

“Noi abbiamo capitreno. Se servono guide o accompagnatori è un problema di chi gestisce il turismo... ”.

Ultima domanda: il vostro sito web non è all’altezza dell’importanza e del valore-immagine del Trenino verde per la Sardegna. Su Google ci sono mezzo milione di rimandi al Trenino ma nella vostra home page non è neppure possibile prenotare i biglietti...

È vero. Rimedieremo. Anzi, lo scrivo tra i miei appunti”.

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