La Nuova Sardegna

Stroncato in spiaggia da una congestione

di Guido Piga
Stroncato in spiaggia da una congestione

Vittima un 27enne che pescava con la canna a Cala Moresca: ha messo i piedi nell’acqua fredda e si è accasciato sull’arenile

19 aprile 2013
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INVIATO A GOLFO ARANCI. È una serata surreale. Calmissimo è il mare, in quest’insenatura di Cala Moresca baciata dalla luna piena. Calmissimo è tutt’intorno: niente vento, niente rumori cittadini, in lontananza solo lo stridere dei gabbiani. Sulla spiaggia c’è un lenzuolo bianco: copre il corpo di Alex Laconi, 27 anni, di Olbia, morto per la più assurda delle morti: congestione. Un angolo di pace, in cui stava pescando con un amico, si è trasformato in un incubo difficile da capire, da accettare, per i parenti e gli amici che, silenziosamente, dicono poche parole solo per chiedersi: “Come è stato possibile? Come è stato possibile morire così, a quest’età?».

La spiegazione scientifica la dà un medico: Alex Laconi è stato stroncato da un blocco causato dal contatto con l’acqua fredda, in una giornata calda che l’aveva portato a mettere i piedi dentro quello specchio di mare cristallino. Uno choc che l’ha fatto cadere senza sensi, a pochi passi dalla spiaggetta, con l’amico che ha cercato l’impossibile per rianimarlo. Ha mollato la canna da pesca, si è messo a correre per cinquanta metri, ha tirato fuori dall’acqua Alex Laconi, ha provato a rianimarlo come ha potuto. Ma non c’è stato niente da fare: il cuore di Alex Laconi ha smesso di battere subito. Inutile la chiamata dei soccorsi e l’arrivo dei medici del 118 verso le 19. Alex Laconi aveva mangiato e bevuto, non credeva che entrando solo con le gambe nell’acqua avrebbe avuto problemi. Quel bagno è stato fatale.

Ed è l’assurdità di questo semplice gesto che non riescono spiegarsi i suoi, i genitori arrivati a Cala Moresca e piombati in un dolore senza voce, i suoi amici che non possono, non vogliono credere che Alex non ci sia più.

«Non mi rendo conto di quello che è successo» dice il padre ai carabinieri.

Quello è il senso di tutto: è appunto surreale, in una serata così placida, in un posto che fa pensare a molte cose tranne la morte, avere davanti un ragazzo di 27 anni, allegro, coperto da un telo bianco per una congestione assassina.

«Siamo venuti qui a pescare, era troppo bello, troppo bello... Che cosa è successo, che cosa è successo» dice l’amico di Alex agli altri amici, a quelli che per lavoro gli devono fare delle domande per chiarire ogni aspetto. Il racconto del ragazzo è tanto semplice quanto disarmante. Erano arrivati lì di pomeriggio, in quell’insenatura protetta dai venti.

Avevano cominciato a pescare con la canna per passione, non per professione. Un hobby come tanti, che richiede calma e pazienza. Avevano mangiato e bevuto nell’attesa che qualche pesce abboccasse all’amo. Poi la temperatura estiva, ieri fino a 27 gradi, ha fatto venire ad Alex Laconi la voglia di bagnarsi un po’, di cominciare ad assaggiare il mare dopo il lungo letargo, quando ogni giorno, per quelli che vivono sulle coste, è un rimpianto per l’estate che fu e una piacevole attesa per quella che sarà. Quel desiderio che l’ha tradito.

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