La Nuova Sardegna

Una jana che tesse i fili della vita

di Manuela Gandini
Una jana che tesse i fili della vita

Maria Lai artista del mese sul nuovo numero di Alfabeta

16 aprile 2013
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Le mani non stanno mai ferme: disegnano, cuciono, modellano. La sua casa è il viaggio, il viaggio è la casa dell’umanità. Maria Lai (1919) è bambina e disegna sulle pareti domestiche, incessantemente. Poi le pareti vengono imbiancate affinché, una volta asciutte, continui a disegnare. Gioca coi fili, li fa cadere a terra e li guarda. "Giocavo con grande serietà, a un certo punto i miei giochi li hanno chiamati arte", ha raccontato. (...)

L'accettazione delle ombre dell'esistenza, l'uso etico del potere creativo dell'artista e la consapevolezza della sacralità della propria e altrui vita sono i punti fermi delle sue storie. Tra queste ci sono quelle delle janas, le fate operose e minute la cui vaga origine risale a una popolazione sarda del neolitico. Secondo l'artista, che le ritrae con fili d'oro e d'argento, le janas sono nate da uno sciame di api per insegnare alle donne sarde a filare. E forse anche Maria è una jana venuta per insegnare alle donne del pianeta a tessere i loro sogni anziché i loro bisogni.

"Il problema è l'incontro con una me stessa sconosciuta", ha affermato più volte l'artista. È quell'altra Maria alla quale è andata incontro sempre, con irrequietezza, risvegliando il lupo che, secondo Clarissa Pinkola Estés, vive sopito in ogni donna. Il lupo selvaggio che è sensibilità, spirito giocoso, forza di resistenza, creazione. Con questo risveglio Maria Lai ha richiamato a sé gli animali del bosco con le loro caratteristiche sacre. Ne ha disegnati e ricamati a migliaia, li ha evocati, dipinti e incisi sul cemento.

Come Joseph Beuys accoglie il mito, la magia, i riti e gli incantesimi sciamanici, ogni azione creativa dell'artista sarda aggiunge consapevolezza nel mondo. Se Beuys ama pensarsi come un pastore circondato da un gregge immaginario, Lai si identifica con la capra, una capretta ansiosa di precipizi. Mentre lei attribuisce alle api il potere della conoscenza, lui afferma la perfezione dell'organizzazione sociale delle api perché, da parte loro, "c'è l'assoluta disponibilità a mettere in secondo piano se stesse in favore degli altri". L'uno usa il miele nella scultura, l'altra disseppellisce il mito dell'operosità dell'alveare. (...)

Nel 1981 Maria progetta un happening destinato a coinvolgere l'intera popolazione di Ulassai. Alla richiesta del sindaco di realizzare per la città un monumento ai caduti, l'artista controbatte proponendo un monumento ai vivi. Dopo un po' di tempo il progetto viene approvato. Lai, interrogando pazientemente i vecchi, riscopre un'antica storia popolare secondo la quale una bambina si era salvata da una frana correndo dietro a un nastro celeste che fluttuava nel vento fuori dalla grotta dove si era rifugiata, insieme ad altri, durante una tempesta. La leggenda, tramandatasi sino a oggi, è alla base del progetto intitolato “Legarsi alla montagna”. L'artista decide dunque di proporre alla comunità, inizialmente recalcitrante, di legare tra loro tutte le case di Ulassai con un lunghissimo nastro azzurro (27 km) che sarebbe terminato inglobando a sua volta la montagna. Dopo un anno e mezzo di gestazione gli abitanti superano la paura, i dubbi, i rancori tra vicini e sciolgono le tensioni. Per tre giorni lavorano tutti, tagliando i nastri, legandoli alle case, facendo pani da appendere tra un'abitazione e l'altra come simboli di fraternità. Ciascuno diventa artefice e protagonista di quella plastica sociale che va a unire la popolazione in un grande evento di rinascita.

Il filosofo, studioso di scienze dello spirito, Pietro Ubaldi, vissuto tra Otto e Novecento, scrive: "L'idea ha il suo ritmo di divulgazione, deve vincere ostacoli psicologici e pratici, incanalarsi per le vie della stampa, superare come forza l'inerzia psichica dell'ambiente, innestarsi nelle correnti spirituali del mondo. Ma, una volta scoccata la scintilla del pensiero, l'idea è una forza lanciata e, come il suono e la luce, va da sola, tende a diffondersi in proporzione della potenza del centro genetico, a moltiplicarsi per risonanze infinite nel cuore degli uomini". Questo è ciò che è accaduto con il messaggio di Maria Lai: ha raggiunto i cuori di tutti e in particolare dei bambini. È a loro infatti che l'artista ha dedicato, per gran parte della sua vita, un progetto educativo basato interamente sull'arte.

Ora il suo lavoro è nel mondo con una molteplicità di possibili piani di lettura. Le sue geografie morbide e ruvide, che ne contengono la complessità, hanno direttrici che frenano bruscamente, stoffe che si sovrappongono o che oltrepassano la tela, orizzonti visivi stratificati e fili che si interrompono per ricongiungersi all'invisibile. La sfera terrestre, immersa nel vuoto, spinge l'attenzione oltre se stessa, fuori dallo spazio, nella vastità che il piccolo egoistico fare quotidiano non può vedere né immaginare.

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