La Nuova Sardegna

Cappellacci si ricandida contro tutti

Cappellacci si ricandida contro tutti

Il presidente della giunta scende in campo e attacca Pili, Lombardo e i sardisti. Possibile lo scioglimento del Consiglio

07 aprile 2013
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CAGLIARI. Quattro anni e mezzo fa, al momento dell’investitura avuta da Berlusconi, Cappellacci lanciò lo slogan elettorale: «La Sardegna torna a sorridere». Ieri, il presidente della Regione ha annunciato la propria candidatura per le prossime elezioni regionali con lo slogan «C’è una Sardegna che non ha paura». Lo ha fatto in una mega convention elettorale, organizzata dal deputato Salvatore Cicu. Accanto al governatore anche il capogruppo Pietro Pittalis, il coordinatore del partito, Settimo Nizzi, il neo senatore Emilio Floris e Fedele Sanciu. «Ci saranno altre iniziative come questa», ha spiegato Cicu. La convention di ieri è servita a delineare meglio la geografia del Pdl. A mostrare i confini della nuova aggregazione ci ha pensato lo stesso Cappellacci che ha attaccato senza mezzi termini, il deputato Mauro Pili e la presidente del Consiglio Claudia Lombardo. Su entrambi, Cappellacci ha sparato autentiche bordate.

«Nemici sono quei sardi», ha detto Cappellacci riferendosi a Pili, «che alimentano divisioni e si schierano con i poteri forti, chi confonde la politica con la visibilità mediatica e inventa battaglie contro la Regione e contro di me per guadagnare quattro righe sui giornali o nei telegiornali». Pili, nel recente passato, ha preso le distanze dalle scelte fatte dalla giunta Cappellacci su vari temi economici a partire dalla linea seguita sulla continuità territoriale e sulla creazione, (ora cancellata) della flotta sarda. L’ex presidente della Regione Pili, raggiunto al telefono, è stato lapidario: «Cappellacci», ci ha detto testualmente, «non merita risposta».

Il presidente della giunta, senza nominare direttamente Claudia Lombardo, l’ha accusata di aver avuto un atteggiamento fariseo, perché «regolamento alla mano ha ritenuto non potessero passare interventi necessari per la Sardegna e ha fatto prevalere la forma alla sostanza». Si riferiva alle norme intruse, cancellate dalla manovra finanziaria, che però possono essere riproposte, senza ostacoli, in un collegato alla stessa legge. Pronta la replica della Lombardo: «Non si può mentire sapendo di mentire. Il presidente della giunta, introducendo nella Finanziaria norme palesemente intruse, mi ricorda quell’automobilista che passa con il semaforo rosso davanti al vigile sperando nella sua distrazione per non essere multato». Cappellacci ha spiegato che vuole una candidatura condivisa: «Voglio continuare ad esserci per portare a conclusione le diverse azioni che abbiamo iniziato a seminare come un buon contadino». Accuse allo Stato «che si comporta come un feudatario» e anche ai sardisti che lo hanno accusato di aver sbagliato indirizzo scrivendo all’Ue per la zona franca: «Quando ho scritto la lettera all’Ue, Giacomo Sanna era al mio fianco per sostenere la battaglia».

Intanto in Consiglio regna l’incertezza sui tempi di approvazione della finanziaria. Non era mai accaduto che la Sardegna non disponesse di un bilancio dopo quattro mesi dall’inizio dell’anno e soprattutto che non vedesse l’uscita dal tunnel. L’allarme lanciato dall’opposizione è reale: «Il Consiglio regionale rischia di essere sciolto», aveva detto Luciano Uras. Ma nel retroscena della convention di ieri emerge un aspetto inedito: Cappellacci potrebbe avere proprio l’obiettivo di provocare lo scioglimento dell’assemblea per andare ad elezioni anticipate. (La scadenza naturale della legislatuta è per l’inizio del prossimo anno). Quali vantaggi potrebbe avere il presidente della Regione dalla fine anticipata della legislatura? Innanzitutto cogliere di sorpresa il Centrosinistra che è sempre più diviso. Ma non solo. Se la finanziaria che il capogruppo Pittalis definisce rivolta alla gente, (con la restituzione dell’Imu) e ai disoccupati (con il contributo in Sardex) non dovesse essere approvata, il presidente potrebbe presentarsi alle elezioni con un elenco di cose che avrebbe voluto fare e che gli sarebbero state impedite. Uno scenario da fantapolitica, da misurare nei prossimi giorni.

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