La Nuova Sardegna

Sport “verdi” in bassa stagione

dall’inviato
Sport “verdi” in bassa stagione

Turismo, la sfida lanciata alla Bitas di Bosa. Interessati 80 tour operator stranieri

16 marzo 2013
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DALL’INVIATO A BOSA. La globalizzazione si sovrappone anche al tratto genetico della storia sarda. La campagna, i sentieri dei carbonai, i tratturi dei pastori e degli animali, le mura delle città medievali, le miniere, le arrampicate sui monti per il legnatico, le fatiche in barca per la pesca, gli ovili erano i luoghi di vita, di lavoro, le fucine dell’economia locale. A quell’impalcatura della tradizione si sovrappongono moderne discipline sportive con nomi suggestivi e inglesi: trekking, equitazione, mountain bike, nordic walking, surf. Discipline di base con tante varianti che vanno dai pattini alla canoa, dal kite alle gite in barca.

Oggi e domani, insieme a due mostre dell’agroalimentare, la Borsa internazionale del turismo attivo si chiude a Bosa con tanti appuntamenti per queste discipline.

È il dizionario della nuova economia: il “turismo attivo”, ossia vacanze d’avventura e vita sana: ambiente, benessere, natura, cultura, conoscenza dei luoghi. Un versante in crescita ma ancora tutto da scoprire, organizzare, mettere nelle condizioni di generare economia e sviluppare nella stagione di spalla (ossia da settembre a giugno). Obiettivo: destagionalizzare.

I due workshop fanno ben sperare: ottanta operatori stranieri hanno messo in cantiere oltre tremila contatti con i 250 operatori sardi: le proposte dell’isola incontrano consenso. Ma costi alti, trasporti carenti, difficoltà organizzative locali non facilitano il cammino. Tuttavia c’è chi ci prova, costruisce proposte nel territorio coltivando la prospettiva di riuscire.

Vento e mare. «Siamo ancora piccole realtà, prevalentemente giovani e non siamo ancora riusciti a costituire un consorzio per unire i nostri impegni e poterci proporre sul mercato», spiega Riccardo Mereu, che insieme a Lucas e Matias Rey regge le sorti della Kite generation, associazione di kitesurfing (il paracadute trascinato dal surf). «Lavoriamo per attrarre turisti, abbiamo le stesse potenzialità delle Canarie, c’è grande richiesta da turisti che amano spostarsi, godere il territorio, vivere una vacanza integrata nell’ambiente». Vento e condizioni climatiche sono oro sardo. Manca altro. «Il movimento non è organizzato in rete, mancano aree attrezzate, non si riesce a ottenere corsie di lancio negli spazi marini per poter uscire in mare». Insomma, si lavora in penombra, con una disciplina di grandi potenzialità che ancora non gode di ufficialità. La richiesta di una corsia al Poetto di Cagliari ancora stenta ad arrivare. Eppure proprio qui la scorsa estate è stata ospitata una gara mondiale e Marina Piccola ha ospitato tanti campionati italiani. «Noi organizziamo corsi, formazione tecnica per circa trecento giovani ogni anno». Un migliaio di appassionati in Sardegna. Tante richieste in questi giorni della Bitas.

Sempre sul mare ma con altri mezzi si svolge l’attività del Circolo canottieri “Giovanni Sannio” di Bosa. Oltre cento iscritti, il settanta per cento ragazzi tra 6 e 15 anni. Sport e formazione sociale. «Attività bella e dispendiosa che ci costa tanto in finanza e fatica: il nostro sostegno sono le quote dei ragazzi», racconta Giancarlo Vargiu, presidente del Circolo. La grande risorsa è il Temo, un fiume carico di suggestioni, che attraversa Bosa. I ragazzi vogano su barche olimpiche in carbonio, il “singolo” costa ottomila euro, il doppio 14mila. Domenica scorsa c’è stata una gara di fondo con 150 iscritti. Un tempo arrivavano periodicamente cinquanta vogatori inglesi. Turismo che oggi non c’è più e si cerca di recuperare e potenziare. In Sardegna otto associazioni di vogatori sono riunite nel Comitato regionale presieduto da Nicola Derosas: la Canottieri Olbia, Circolo nautico, Ichnusa, Terramaini e Amici del remo tutte di Cagliari, il Circolo nautico di Tula. «Per far crescere il sistema organizzativo intorno a questa disciplina e sviluppare turismo sono necessarie sinergie con gli operatori di tutti i settori e soprattutto con gli enti locali. Le potenzialità sono davvero tante».

Con il Temo anche il lago Omodeo è una postazione che appassionati e specialisti considerano ottima e vorrebbero utilizzare. «Il nostro impegno nel settore turistico sportivo non manca: dalla prossima settimana a fine settembre abbiamo programmato quattro gare regionali – spiega Vargiu –. Speriamo di suscitare e ottenere le attenzioni necessarie».

Passeggiata. Dall’acqua alla terra ma senza trascurare il patrimonio di bellezza delle coste isolane. È l’area d’interesse della Trekking Italia. Sede a Firenze e gestione sarda. Mauro Carta è nato a Carbonia. Lavora in Toscana per portare turisti in Sardegna, da tutto il mondo. «L’attività tradizionale è stata la camminata da un luogo a un altro. Ora lavoro al progetto della conoscenza nel dettaglio delle nostre mete, soste lunghe per godere profondamente le peculiarità del territorio, usi e costumi». Lontano dal cemento. Niente gommone ma sgroppate a piedi sui costoni, tra i boschi. Il turismo attivo cresce. «Ma la Sardegna sarà capace di agevolarne le richieste per migliorare l’ ospitalità?», s’interroga Carta.

Il male spesso nasce in casa propria. «I sardi sono i primi a trattare male la Sardegna. Dobbiamo fare di più e meglio», è l’auspicio di Deborah Cabras, guida turistica operatrice di Sardaterra.com, agenzia della Maddalena. «Facciamo di tutto con i nostri tour per far conoscere storia e cultura, tradizione e territorio». Percorsi a piedi e in bici, nelle città e nei boschi, preferibilmente sui sentieri della cultura, da Garibaldi alla Deledda. «Ma i servizi sono pochi. C’è tanta richiesta ma servizi minimi».

Equitazione. Strutture carenti, deficit organizzativi ma anche improvvisazione si addensano robuste sul cielo del turismo attivo. «C’è tanta impreparazione – dice Marco Testarella, impegnato in tutto il mondo con l’ente nazionale delle guide equestri e fondatore anni fa di un centro ippico nell’Oristanese, ora cura il Sistema italiano delle ippovie, una rete del settore –: con i corsi proposti in Sardegna abbiamo formato un migliaio di guide. Corsi fasulli, è stato un bluff, nessuno ha avuto uno sbocco occupativo come era nelle prospettive».

Settore affine, quello dell’equitazione. «La domanda c’è ed è importante, manca l’offerta adeguata», osserva Nicola Puddu, direttore commerciale dell’Horse country di Arborea. «Il segmento di questa vacanza è cresciuto nell’interesse specifico per la Sardegna e si allarga sempre più nel periodo della bassa stagione». L’obiettivo dell’Horse country è proporre le “settimane verdi” imperniate sulla passione per il cavallo. «Ma la Sardegna ha anche bisogno di grandi eventi nel settore degli sport equestri – aggiunge Nicola Puddu –. In definitiva manca un’offerta complessiva più ricca». Intanto i responsabili dell’Horse country saranno nei prossimi giorni in Russia per rispondere alla richiesta di “pacchetti vacanza”. (gpm)

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