La Nuova Sardegna

Omaggio a Tavolara nel cuore di Londra tra design e tradizione

di Walter Porcedda
Omaggio a Tavolara nel cuore di Londra tra design e tradizione

L’architetto Pierluigi Piu ha disegnato il nuovo ristorante Olivocarne con gli artwork delle sorelle Ariu e Mario Angius

02 marzo 2013
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I tappetti di Mogoro, la tela delle bisacce di Samugheo. E soprattutto la grande arte di Eugenio Tavolara. Un ideale concentrato d’ispirazione per un racconto immaginifico e stilizzato sulla Sardegna nel cuore più esclusivo di Londra. A Elisabeth street, nel pieno centro del quartiere Belgrave, ha aperto nelle settimane scorse un ristorante, Olivocarne, proprietà di un imprenditore di origine sarda, disegnato dall’architetto Pierluigi Piu, molto attivo all’estero, dal Belgio (dove ha partecipato tra l’altro all’opera di ricostruzione e rinnovamento del Palazzo Berlaymont, sede storica del Consiglio dei ministri della Comunità Europea) all’Inghilterra, premiato nel 2011 con il prestigioso “Compasso d’oro” e con la passione ostinata di raccontare l’Isola e la sua arte unendola al linguaggio della contemporaneità e del design più moderno.

Che usa e ha usato anche in questo ultimo progetto come bussola proprio gli insegnamenti del grande maestro d’arte sassarese, «uno dei primi – afferma coin convinzione – ad aver riletto in chiave contemporanea i motivi e i segni dell’artigianato tradizionale».

In particolare, per Tavolara – del quale questo anno cade il cinquantenario della scomparsa – come ha segnalato con precisione la storica dell’arte Giuliana Altea nella sua fondamentale opera dedicata proprio all’artista sardo, «la decorazione è l’aspetto comunicativo della forma: quello che in un oggetto o in un’immagine ci attrae, trattiene il nostro sguardo, “parla” con noi».

I “motivi decorativi” cioè «comunicano come comunica un vestito, che ci dice qualcosa su chi lo indossa» afferma Altea. «Esattamente – concorda l’architetto Piu – e questo fa parte di quell’universo di Tavolara che ho abbracciato in modo entusiasta nel mio quotidiano lavoro di ricerca e sintesi tra cultura regionale e architettura. Gli oggetti d’arte di Tavolara sono in qualche modo l’archetipo diquesta concezione che condivido in pieno. E sono stati appunto anche il fil rouge di questo ultimo lavoro londinese».

«L’idea è stata cioè quella di raccontare la Sardegna attraverso riferimenti iconografici di capisaldi della sua economia tradizionale, dalla tessitura alla pastorizia, citando appunto, l’opera di un artista contemporaneo come Tavolara che ha operato come pioniere per valorizzare la nostra cultura».

Senza per questo concedere spazio a folclorismi. «Assolutamente. Qui non si tratta di trite rievocazioni, ma di un vero e proprio racconto sul filo di un linguaggio che comunica con il design contemporaneo e grazie all’opera di valenti artigiani come le sorelle ceramiste Cristina e Stefania Ariu e il maestro di legna Mauro Angius».

«Dal disimpegno d’ingresso – racconta Piu – si accede alle scale che conduconoi al piano superiore. Qui si trova subito la composizione in rilievo delle Ariu che con grande finezza di esecuzione mostra un gregge di pecore, un lavoro che reinterpreta la tradizione con un lieve sorriso sulle labbra». »In due diverse sale trovano posto una seduta rivestita con il tipico tessutto dlele bisacce di Samugheo e nell’altra invece i motivi geometrici tratti da un tappetto di Mogoro, riprodotti in Corian, un agglomerato di resine oggi usato in arredamento». E infine ecco la sala ristorante dove per tutte le pareti trionfano i riferimenti a Tavolara. «Un gran numero di formelle, artwork in Coria di Mauro Angius raffiguranti animali, personaggi ed elementi iconografici tradizionali ispirate all’opera del designer sassarese che – conclude Piu –

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