La Nuova Sardegna

Rispetto per la storia, così rinasce lo stazzo

di Serena Lullia
Rispetto per la storia, così rinasce lo stazzo

Ristrutturazioni con materiali e tecniche tradizionali. E i turisti arrivano anche in elicottero

01 febbraio 2013
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INVIATO AD ARZACHENA. C’è una Gallura orgogliosa della sua storia fra le luci e i lustrini della Costa Smeralda. Uomini e donne con un amore per le proprie radici forte come il granito. Per cui rimettere in piedi, pietra su pietra un antico stazzo, significa rendere onore alle antiche generazioni e garantirne l’eternità. Non hanno ceduto al business della smeraldizzazione dello stazzo, redditizio e modaiolo. Alcuni di loro hanno acquistato, altri hanno avuto in eredità le case-aziende tipiche della cultura gallurese e hanno deciso di dargli una seconda vita. Senza snaturare la prima. Leonardo Muzzu insieme con il fratello è proprietario di due splendidi stazzi nella zona di Spridda, al confine fra Arzachena e Olbia. Il più antico è del 1899. Il fratello ci vive con la famiglia. L’altro, di recente costruzione ma clone perfetto di quello originale è stato trasformato in agriturismo-B&b. C’è poi un terzo edificio, una casetta attrezzata per le colazioni del B&b. Gli operai hanno trovato le antiche fondazioni. E su quelle tracce hanno fatto venire su, pietra su pietra, la sala breakfast dell’agriturismo Spridda. Nella dimora originale i nomi degli antichi proprietari Fresi-Santora sono incisi sul camino di granito. Quando la famiglia Muzzu ha acquistato lo stazzo non aveva il tetto. Leonardo guarda il frutto della ristrutturazione con orgoglio. «Il tetto era crollato e lo abbiamo ricostruito – spiega –. Il resto dell’edificio lo abbiamo sistemato rispettando la tradizione. Non c’era nemmeno il pavimento, solo terra. Pensare che addirittura ci ballavano». Come da tradizione la casa si sviluppa in lunghezza, una grande sala, al centro il camino, dalla parte opposta la camera da letto, il bagno. I canoni architettonici dello stazzo del 1899 sono stati riprodotti con fedeltà anche nel nuovo edificio che ospita le tre stanze del B&b. Pareti bianche, ginepro sul soffitto, un letto in ferro battuto, pavimento in cotto. Tutto intorno graniti scolpiti dal vento, ulivi, il profumo della macchia mediterranea, una vista panoramica che domina Arzachena. Un pezzo di Gallura amata anche dai turisti. Impossibile trovare libera una stanza da giugno a settembre.

C’è poi invece chi come Angelo Corda ha dato una veste extra lusso all’antico stazzo Cocilatti del 1875, a Liscia di Vacca. L’antica abitazione è una casa-museo attrezzata come aviazione generale. A due passi dalla dimora di granito è stata creata l’elisuperficie “Villa La Contra” su cui atterrano elicotteri di magnati, star di Hollywood, principi. Gli ospiti blasonati aspettano la partenza nello stazzo-aviazione generale. Stanze piene di anni, con gli antichi strumenti del lavoro della campagna appesi alle pareti bianche. Un angolo antico che ha affascinato Mickey Rourke, il principe Alberto di Monaco. L’altro edificio è invece stato trasformato in ufficio per i piloti e il personale. «Sono molto orgoglioso del lavoro di ristrutturazione che abbiamo fatto – spiega Corda –. Abbiamo utilizzato materiale e tecniche della tradizione, il ginepro, l’uso degli spessori, il canneto sul tetto. Quando piove è meraviglioso sentire l’acqua che sbatte sulle canne. Ti dà un senso di capanna, ti restituisce al mondo. Io sono un cultore dello stazzo, un difensore della cultura gallurese. Da noi a Villa La Contra il passato rivive, ma allo stesso tempo convive in armonia con la natura e la modernità, con una elisuperficie, una piscina».

Da alcuni anni acquistare uno stazzo è diventato un business. Gli stranieri impazziscono per i lunghi casolari immersi nel verde, soprattutto se con vista sul mare di Porto Cervo. Ma i primi veri cultori degli stazzi sono gli abitanti di Gallura. Come la famiglia di Antonello Columbano, proprietaria dell’ agriturismo Lu Branu e della fattoria didattica Punta di Lu Maltinu. La trisavola di Antonello, Domenica detta Chiappina, gestiva l’azienda agricola ai primi del 1800. Antonello racconta la sua storia con orgoglio. Le sue parole sono ricordi leggeri, cartoline spedite da un’altra epoca. Sembra quasi di vederla zia Domenica, donna dalla bellezza austera, il viso scavato dal sole e dalla fatica, attraversare a cavallo la vallata di 150 ettari. Lo stazzo di zia Domenica oggi è una fattoria didattica iscritta all’albo regionale. Intorno alla casa-museo sono stati ristrutturati il forno, la casa del mendicante, la stanza degli attrezzi. Un percorso nella storia diventato una tappa obbligata per le scuole del territorio. La casa è stato ristrutturata all’esterno e all’interno con un’attenzione maniacale ai dettagli. «Abbiamo dovuto rifare il tetto distrutto dal fuoco del 1989 – racconta Antonello –. Abbiamo fatto ogni intervento cercando di attenerci il più fedelmente possibile alla storia nella scelta dei materiali. Quando abbiamo ricostruito parti di mura crollate abbiamo usato l’argilla mista a una punta di calce. Un intervento di ristrutturazione complesso. Sarebbe stato più semplice e molto più economico utilizzare delle scorciatoie. Ma questa è la storia della mia famiglia, è un pezzo della tradizione della Gallura che abbiamo deciso di far conoscere alle nuove generazioni».

Più recenti, dei primi anni del 1900, gli altri due edifici trasformati in agriturismo e immersi nel silenzio della natura. Cuore di una Gallura in cui l’orologio del tempo non ha cancellato gli antichi valori.

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