La Nuova Sardegna

Dall’Eni una nuova mazzata sul Galsi

di Alfredo Franchini
Dall’Eni una nuova mazzata sul Galsi

Si blocca il progetto del metanodotto dopo l’apertura di un’inchiesta su presunte tangenti in Algeria

24 dicembre 2012
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CAGLIARI. Tangenti Eni sul gasdotto che dovrebbe portare il metano in Sardegna dall’Algeria. Una tangente da 200 milioni di dollari che sarebbe stata pagata ai vertici algerini della Sonatrach. Indaga la Procura di Milano, come ha riportato qualche settimana fa la Nuova. Dopo questa notizia si sono verificati due eventi tali da far ritenere che la Sardegna può dire addio alla speranza di non essere più l’unica regione d’Italia senza il metano. Il primo è che la Sonatrach, la compagnia di Stato algerina per la ricerca, lo sfruttamento, il trasporto, la commercializzazione di idrocarburi ha preso tempo sino al maggio dell’anno prossimo per decidere se continuare o no col nuovo metanodotto; il secondo fatto è il cambio traumatico da parte dell’Eni per i vertici della Saipem e la caduta del direttore finanziario della capogruppo. Ma come ha rivelato la trasmissione di Rai 3 Report per bocca dell’ex responsabile di Eni in Russia, il presidente dell’Eni, Scaroni, ha mandato via per le presunte tangenti in Algeria dal posto di amministratore delegato un validissimo manager come Pietro Franco Tali che peraltro non è indagato dalla procura di Milano, mentre un indagato della stessa procura, Ernesto Ferlenghi, per le analoghe o pressoché analoghe tangenti in Kazahistan è stato lasciato al suo posto. La questione del gasdotto va al di là del fatto contingente che riguarda Sonatrach. L’Eni, sin dall’inizio del progetto Galsi, si era mostrata sempre contraria. Gli ultimi governi italiani (Prodi e Berlusconi, in particolare) hanno sposato il gas che viene dall’Est. L’ultimo progetto è il South Stream, il gasdotto che dalla Russia dovrebbe portare il gas all’Europa senza passare dall’Ucraina ma attraversando il mar Nero; dall’altra parte c’è il Tap: Trans Adriatic pipeline attraverso cui arriverebbe il gas del Mar Caspio. Proprio questi due progetti fanno ridimensionare il ruolo dell’Algeria sul mercato europeo. L’Italia ha deciso di sostenere entrambe le nuove iniziative e questo mette all’angolo Sonatrach, al di là della stessa inchiesta sulle tangenti. Ed è il motivo per cui gli algerini hanno preso tempo sino al maggio del 2013.

Dopo l’apertura dell’indagine da parte della procura di Milano, un Fondo d’investimento americano ha ridotto le sue quote nella Saipem e – secondo le rivelazioni di Report – l’Eni rischia di prendersi un’altra multa dal Tesoro americano, perché l’ente che fu di Mattei è quotato alla Borsa di New York. Per la Sardegna s’è iniziata l’ultima corsa contro il tempo in una battaglia storica. Ma ormai sono in pochi a crederci: «Per la Sardegna sarebbe l’ultima beffa», afferma Giovanni Matta, segretario regionale della Cisl. Gli investitori avrebbero dovuto passare ai fatti ma nelle ultime settimane è cambiato lo scenario economico. La Sardegna, con le ultime tre giunte regionali (Pili, Soru e l’attuale), aveva puntato sulla metanizzazione dell’isola perché, secondo le stime della Confindustria, il progetto Galsi avrebbe generato risparmi per cinquecento milioni di euro e lavoro per più di 5.000 operai.

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