La Nuova Sardegna

Eni e Passera: chimica verde, è il futuro

di Gianni Bazzoni
Eni e Passera: chimica verde, è il futuro

Il ministro dello Sviluppo economico visita i cantieri di Matrìca. Assenti gli operai cassintegrati: in passato troppe delusioni

19 dicembre 2012
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PORTO TORRES. Diffidenza e richiesta di atti concreti. Perché il resto si conosceva già. In più c’è una bella cosa che accende la speranza nel deserto della disperazione: gente che lavora a un progetto che può innescare la svolta in una fabbrica che sembrava condannata a morte. Corrado Passera, ministro dello Sviluppo economico, deve stare attento a pesare le parole. «Questa è una delle aree in difficoltà del Paese – dice – ma rispetto alle altre ha un vantaggio: oltre al disagio qui c’è anche la speranza concreta di avere avviato la soluzione e promosso un filone che può portare altre risposte. La chimica verde, la biochimica e la bio-economy, che a Porto Torres vive l’esperimento più rilevante, è un filone che ha un grandissimo potenziale. Siamo venuti a vedere che succede e abbiamo avuto conferme dall’Eni dell’impegno per un investimento di oltre un miliardo per tutto ciò che ha a che fare con il progetto, bonifiche comprese». L’ultima volta di un ministro dalle parti del Petrolchimico di Porto Torres risale a due anni fa, sempre prima di Natale. Paolo Romani, che si occupava di Sviluppo economico per conto dell’esecutivo guidato da Silvio Berlusconi, si presentò come un profeta: «Tornate a casa – disse agli operai della Vinyls sull’isola dei cassintegrati – e trascorrete le feste con le vostre famiglie. La vertenza è risolta». Tutti sanno che è andata a finire con una vergognosa beffa. Il governo è cambiato, ora c’è quello dei tecnici, e Corrado Passera arriva nella zona industriale turritana per capire che cosa succede.

Il maestrale sferza le aree dello stabilimento dove si fa fatica a incrociare le strade delle bonifiche e dell’innovazione. E il responsabile del dicastero dello Sviluppo economico capisce che il compito non è facile: il territorio è indifferente, nel senso che disagio e disperazione hanno persino anestetizzato la protesta. Lo spiegamento di forze dell’ordine è imponente: stavolta non ci sarà bisogno di una rocambolesca fuga in elicottero - come è successo in occasione dell’ultima tappa sarda - ma è chiaro che nessuno vuole chiacchiere e passerelle elettorali.

Nella fabbrica diventata croce e delizia del nord Sardegna, il ministro si ferma davanti al cantiere aperto, quasi a battezzare una creatura che sta nascendo. È il nuovo volto della reindustrializzazione, della chimica che cambia. Gli presentano il polo dell’innovazione, la chimica verde di Matrìca costituisce l’ultimo anello al quale agganciare il futuro di un territorio che rischia altrimenti di implodere e di scomparire nel nulla. A fianco del ministro, il sottosegretario Claudio De Vincenti, l’amministratore delegato dell’Eni Paolo Scaroni, quello di Versalis Daniele Ferrari e di Novamont Catia Bastioli (le due società che hanno dato vita alla joint venture) per Matrìca. Quindi il presidente della Regione Ugo Cappellacci, i sindaci di Porto Torres, Sassari e Alghero, il presidente della Provincia. La bioraffineria integrata è la dimostrazione che l’Italia può costruire un nuovo modello di sviluppo, e Paolo Scaroni prova a dare un senso alle scelte non sempre chiare dell’Eni: «Il cracker era diventato un incubo: dal 1982, dopo la Sir, si sono persi 2miliardi di euro, pensate le cose che si sarebbero potute fare. Ora guardiamo avanti: dalla chimica verde possono nascere tante gemme, nuove produzioni e occupazione, nel rispetto dell’ambiente e delle generazioni future. Confermo l’impegno per le bonifiche». È una sfida che si ripete. E sarà fondamentale il modo in cui il territorio riuscirà a governare il progetto invece di subirlo come una fatalità.

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