La Nuova Sardegna

Tiscali colpevole di aver violato la privacy

di Umberto Aime
Tiscali colpevole di aver violato la privacy

Nel 2011 è stata condannata dal Garante (420 mila euro) per uso improprio dei tabulati, ma ha ricorso

03 novembre 2012
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CAGLIARI. Nessuno finora sapeva della condanna. Risale alla fine del 2011, con il Garante per la privacy che all’epoca riconosceva Tiscali colpevole di «uso improprio dei tabulati del traffico dati e telefonico». Pochi mesi fa il provider cagliaritano si è opposto alla sentenza, ha ricorso, con l’avvocato Gabriele Racugno, al tribunale civile di Roma. Fra breve comincerà la causa, dopo che l’attuale Garante, il nuorese Antonello Soro, ha dato mandato all’Avvocatura dello Stato d’insistere nel «pretendere l’immediato pagamento della sanzione amministrativa: 420 mila euro».

La sentenza. È stata depositata il 6 dicembre del 2011, a firma dell’allora presidente Francesco Pizzetti, relatore Giuseppe Chiaravaloti. Era questo il capo d’imputazione: «L’aver trattato gli archivi del traffico dati e telefonico (in altre parole i tabulati, con tanto di nomi e cognomi) per fini diversi da quelli consentiti dalla legge sulla privacy, con la cessione degli stessi anche a una società terza, l’Admocs». I fatti risalgono a due anni prima, quando alla fine di settembre la violazione fu accertata dagli ispettori del Garante, dopo che alcun «utenti avevano denunciato di essere stati contattati per fini commerciali». Da quel verbale risultò che «Tiscali aveva conservato i dati sensibili ben oltre i termini stabiliti dalla legge: 24 mesi per quelli telefonici, 12 per quelli internet». Non una violazione di qualche giorno, bensì di anni: nei computer di Sa Illetta, sede a Cagliari del provider, gli ispettori trovarono evidenti tracce di «comunicazioni che risalivano addirittura al 1999 (telefonia) e al 2001 per il traffico in Rete».

La motivazione. Fra i punti più salienti, questo: «Va tenuta in debita considerazione – scriveva il relatore – che le violazioni hanno riguardato i dati personali di numerose persone (l’intera base clienti) e che sono state commesse da un fornitore di servizi di comunicazione elettronica di rilievo nazionale... dotato di rilevanti risorse organizzative e competenze tecnico e giuridiche in grado di interpretare correttamente le disposizioni di legge e i precedenti richiami da parte dell’Autorità». C’è dell’altro, nella stessa motivazione di condanna: «Le informazioni difensive della società all’indomani dell’accertamento ispettivo – c’è scritto –si sono dimostrate non rispondenti al vero, tanto da determinare la trasmissione degli atti all’autorità giudiziaria per il reato di false dichiarazioni al Garante». Dunque, c’è anche un fronte penale aperto.

Il conto. È una sanzione amministrativa calcolata dal Garante «in base ai bilanci d’esercizio della società Tiscali nel 2010», che non era ancora in difficoltà com’è accaduto poi qualche tempo dopo ed era prossima al rientro in azienda del fondatore e azionista di maggioranza Renato Soru, alla fine del’esperienza 2004-2008 alla presidenza della Regione. È il 6 dicembre del 2011, quando l’ufficio del Garante, in sentenza, ingiunge a Tiscali il pagamento «entro 30 giorni dalla notifica di 420 mila euro per le violazioni accertate».

Il ricorso. Come prevede la legge, invece Tiscali ha ricorso e così sospeso l’esecuzione immediata del provvedimento. La difesa è stata affidata allo studio legale Racugno di Cagliari, che presto, in un’aula del tribunale di Roma, avrà come controparte l’Avvocatura dello Stato nominata a tutela del Garante.

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