La Nuova Sardegna

Contadino ucciso da uno sciame di vespe

di Enrico Carta
Contadino ucciso da uno sciame di vespe

Arborea. Vincenzo Contu, 74 anni, ha calpestato un nido nascosto sottoterra nel suo frutteto: inutili i soccorsi

13 ottobre 2012
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INVIATO AD ARBOREA. Ha fatto un passo, ma ha messo il piede nel punto sbagliato. Quella che sembrava una semplice zolla di terra nascondeva un nido popolato da migliaia di vespe che, disturbate dal passaggio di Vincenzo Contu, l’hanno assalito. E così, in pochi attimi, il pensionato di 74 anni è morto. Senza che nessuno se ne accorgesse, finché non é stato visto riverso in terra col corpo devastato da un’infinità di punture.

Ieri era una mattina come altre. Che fosse in pensione da qualche anno per lui cambiava poco. Vincenzo Contu non aveva abbandonato la sua passione per l’agricoltura, che era stato anche il suo mestiere di una vita. Il bel tempo l’aveva convinto a passare qualche ora nel frutteto nel podere dietro la sua casa che si trova nella Strada 10, a poche centinaia di metri dall’azienda lattiero casearia 3A. È lì che ha fatto né più né meno di quello che faceva quasi ogni giorno. Ha dato un’occhiata alle sue piante, ha sistemato la terra e verso le 11 ha finito il suo lavoro.

Forse stava proprio rientrando verso casa, quando quel passo inavvertitamente sbagliato ha fatto infuriare le vespe, che si sono sollevate in volo a migliaia. E hanno devastato di punture velenose il corpo dell’agricoltore. Poi si sono nuovamente rifugiate nel favo laboriosamente costruito sotto terra, in modo da non essere riconoscibile se non ci si sofferma in maniera attenta con lo sguardo: i pericolosissimi insetti lasciano giusto un buco sulla superficie.

Vincenzo Contu non è riuscito a evitare la furia assassina dello sciame e scappare, ma del resto, sarebbe servito a poco. È stramazzato al suolo e quando, poco dopo mezzogiorno la moglie è andata a cercarlo perché l’ora del pranzo era prossima, lui era già morto da diversi minuti. La donna ha capito subito che l’incubo di molti agricoltori si era materializzato: i segni sul corpo del marito non lasciavano spazio a dubbi. A colpire erano state le vespe e a nulla è valso il tentativo di soccorrere Vincenzo Contu.

Per evitare ulteriori drammi, la zona è stata presidiata dai carabinieri, sinché i vigili del fuoco hanno concluso il loro lavoro di bonifica distruggendo il favo e sopprimendo gli insetti. Poi è arrivato il momento del lutto. Nella casa di campagna sono accorsi i figli di Vincenzo Contu, gli altri parenti e gli amici, che a stento sono riusciti a credere a quello che era accaduto, tanto sembrava impossibile. Nel pomeriggio, a pochi metri dall’ingresso di casa il figlio Michele, gli occhi lucidi, racconta quegli istanti: «È successo tutto poco dopo le undici e verso mezzogiorno, quando mia madre è andata a chiamarlo perché era arrivata l’ora del pranzo, l’ha trovato per terra. Era già morto. Non stava usando il trattore – racconta ancora il figlio –, perché il terreno era stato già fresato. Era a piedi nel suo frutteto del quale si prendeva cura ogni giorno anche dopo che era andato in pensione».

E dalla casa di Vincenzo Contu arriva anche un appello, affinché si provveda a disinfestare i campi e a fare in modo che episodi di questo genere siano limitati al massimo. L’estate e l’autunno del 2011 erano stati terribili e avevano visto le vespe imperversare un po’ in tutta la Sardegna. Numerosi erano stati i decessi, in particolare tra gli agricoltori, ma spesso ad essere colpiti erano stati anche semplici gitanti.

In molti casi le punture erano state letali, in altri avevano provocato seri danni all’organismo, ma le persone colpite erano comunque riuscite a cavarsela. La puntura delle vespe diventa pericolosissima in più di un caso. Un organismo provato o debilitato viene aggredito più facilmente dal veleno, se poi le punture avvengono in punti prossimi ad organi vitali il loro effetto può essere ancora più devastante. In ogni caso, quando a colpire è uno sciame di dimensioni così imponenti come quello di Arborea è difficile che l’uomo possa resistere. È esattamente quello che è successo a Vincenzo Contu, ignaro di compiere quel passo su quel terreno in cui tante altre volte aveva camminato, senza mai pensare che sotto quelle zolle di terra, che tra mille fatiche erano state la sua vita, potesse esserci la morte.

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