La Nuova Sardegna

Ganau: «La Regione deve mettere i soldi»

Ganau: «La Regione deve mettere i soldi»

Il sindaco di Sassari sollecita la capitalizzazione di Abbanoa e la stesura di un nuovo piano industriale

22 settembre 2012
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SASSARI. Lo ripete da anni e nelle ultime settimane ha di nuovo sollevato i toni della protesta. Lo fa nella doppia veste di sindaco di Sassari, comune azionista e città martoriata più di altre dai disservizi del sistema idrico, e di presidente del Consiglio della autonomie locali. Gianfranco Ganau ribadisce che l’origine dei problemi di Abbanoa va cercata in due questioni fondamentali: la mancanza di un piano industriale serio, adeguato alla realtà di riferimento, e la latitanza della Regione, che non ha mai fatto la sua parte con la capitalizzazione. Al primo problema, forse, si porrà presto rimedio: il nuovo piano industriale è quasi pronto e sarà presentato, questa è la promessa, entro la prima metà di ottobre. Sulla base di quello Abbanoa potrà iniziare a camminare su gambe più solide, «perché – dice Ganau – potrà programmare investimenti, calendarizzare gli interventi nelle infrastrutture e stabilire, in sinergia con i comuni, qual è il costo effettivo dell’acqua e dunque quale può essere una tariffa unica ragionevole». Ma, naturalmente, niente di tutto questo sarà possibile in assenza della liquidità indispensabile per saldare i debiti con le banche (120 milioni di euro) e con i fornitori (circa 240). Una voragine che non potrà essere colmata con i soldi promessi dalla Regione: 15 + 32 milioni nel bilancio di quest’anno e altri 50 da inserire nel bilancio dell’anno prossimo. «La capitalizzazione non è più rinviabile – spiega il sindaco di Sassari –, perché la mancanza di liquidità è causa dei disservizi sempre più frequenti, legati anche a scelte dissennate compiute al momento della nascita dell’ente unico di gestione». Un esempio: Abbanoa ha internalizzato gli addetti alla manutenzione, circa 500 persone, che però non possono operare perché l’ente non dispone delle attrezzature necessarie. Allora succede questo: in presenza di un danno nella rete che provoca una perdita, l’intervento viene affidato a imprese esterne. Che però, da tempo, lavorano con il contagocce perché Abbanoa non ha la possibilità di pagare il servizio in tempi accettabili. Tra le imprese, c’è chi vanta crediti di circa 3 milioni. Per estinguere i debiti e fare cassa, Abbanoa si rifà sui morosi, con lo slaccio delle utenze. Ma, anche in questo caso, non sempre i crediti sono esigibili: colpa di fatturazioni sbagliate, legate al blocco dell’informatizzazione anagrafica degli utenti. Altro peccato originale difficile da espiare. (si. sa.)

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