La Nuova Sardegna

Olbia, rubate 13 tonnellate di cozze alla diossina

Olbia, rubate 13 tonnellate di cozze alla diossina

Una partita arrivata da Taranto in maggio e sequestrata dai Nas, ora i ladri potrebbero tentare di venderla. La Asl: «Comprare solo nei negozi»

21 settembre 2012
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OLBIA. Quella partita di cozze alla diossina era stata bloccata a Olbia lo scorso maggio. Arrivava da Taranto, da uno specchio d'acqua posto sotto sequestro per inquinamento.

Il grande lavoro dei Nas dei carabinieri e delle Asl gallurese e tarantina aveva scongiurato rischi per la salute pubblica.

Ora quel pericolo ritorna. Perché quel grosso quantitativo, 13 mila chili di cozze (13 tonnellate), è stato fatto sparire dal golfo di Olbia in cui era stato tenuto sotto sequestro sanitario. Qualcuno l'ha rubato, di notte, forse per vendere le cozze al veleno sul mercato nero. Per questo, senza creare allarmismi, la Asl esce allo scoperto: «Nell'ipotesi che il prodotto sia stato trafugato per essere immesso illegalmente sul mercato - spiega Massimiliano Picoi, del Servizio Igiene degli allevamenti e delle produzioni zootecniche della Asl di Olbia, referente del piano di monitoraggio per i molluschi - si raccomanda alla popolazione di non acquistare mitili al di fuori del mercato legalmente autorizzato».

Ovviamente c'è in corso un'indagine. I Nas, a suo tempo, avevano fatto le cose per bene. Avevano saputo da Taranto che una partita sospetta di cozze era stata inviata a un produttore di Olbia. E avevano stoppato sul nascere la commercializzazione.

«La Asl di Olbia, così come previsto dalla normativa, attua costantemente un piano di monitoraggio regionale, il quale prevede il campionamento periodico, sia dei molluschi che delle acque», scrive l'azienda sanitaria in un comunicato.

Durante questi controlli, il 2 maggio, i veterinari della Asl di Olbia avevano verificato qualche irregolarità nelle cozze provenienti dal golfo di Taranto, in particolare da una zona preclusa alla coltivazione «a causa della presenza nelle acque di diossina e policlorobifenili diossina-simili».

I 13 mila chili di mitili erano stati sequestrati e tenuti in mare, nel golfo. Chi aveva fatto la spedizione dalla Puglia, avrebbe dovuto riprendersi indietro il pacco: ma non l'ha fatto. Adesso qualcuno se n'è impossessato.

La Asl dà una serie di notizie per non creare la psicosi da cozza avariata: «I molluschi, e anche le acque dove vengono allevati, prima di essere commercializzati subiscono sempre una serie di controlli; a tutela della salubrità e della bontà dell'alimento, inoltre, vengono depurati e in seguito subiscono un'altra serie di controlli e prelievi. Solo allora arrivano al consumatore - dice Antongiulio Tempesta, del Servizio di Igiene e alimenti del Servizio Animale -. Non bisogna allarmarsi, l'importante è che la popolazione acquisti i mitili nei vari punti vendita autorizzati». (red.ol)

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