La Nuova Sardegna

Alzheimer, la Procura ricorre in Cassazione

di Elena Laudante
Alzheimer, la Procura ricorre in Cassazione

Contestata la ricostruzione del ruolo di Lai. Il Riesame: le tesi di Dore hanno ingannato i familiari

25 agosto 2012
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SASSARI. «Gli indizi su Massimo Lai ci sono e sono gravi». Non sarà testuale, ma il senso del ricorso alla Corte di cassazione della procura della Repubblica è questo. È un piccolo colpo di scena nell’inchiesta su presunti maltrattamenti e truffe ai malati d’Alzheimer attraverso - è l’ipotesi accusatoria - la Psiconeuroanalisi inventata dal neurologo di Ittiri, Giuseppe Dore.

A ventiquattr’ore dalla decisione del tribunale del Riesame di annullare l’arresto per il medico Lai, indagato (con altri 25 a vario titolo) nell’inchiesta per associazione a delinquere, truffa, maltrattamenti, sequestro e lesioni, il pm Michele Incani ha impugnato la decisione, che ha contestato l’esistenza di gravi indizi sull’indagato. Ma con il provvedimento di giovedì il collegio ha fatto già un primo vaglio di parte dei documenti raccolti dai carabinieri. Ha ammesso che «Lai ha indubbiamente favorito la propalazione di teorie del tutto prive di fondamento scientifico, idonee a trarre in inganno i familiari dei pazienti, fornendo un contributo causale significativo in termini di agevolazione alla struttura organizzativa illecita creata dal dottor Dore, e quindi, alla realizzazione del programma delinquenziale di tale associazione e dei reati contestati». Ma il collegio presieduto da Pietro Fanile, a latere Rita Serra e Paolo Bruno, in qualche modo riconosce anche l’esistenza di una «associazione dedita al raggiro di familiari di malati». È un orientamento che peserà in un eventuale processo.

Secondo la Procura, Lai si sarebbe prestato a tutto questo «propagandando la Psiconeuroanalisi in convegni e impartendo lezioni nell’ambito dell’associazione Aion», oggi sotto accusa. Sebbene ammessi, il Riesame in questi comportamenti non individua alcun indizio di reato che giustificasse l’arresto del 3 agosto. Il tribunale ricorda che la sua adesione alla Psiconeuroanalisi avvenne 10 anni fa «prima che l’Aion venisse costituita - rileva - ed è verosimile, come sostiene la difesa, che l’abbia fatto solo quale cultore della materia, per finalità scientifiche e senza scopo di lucro». Proprio questo sarebbe il punto critico, nel quale la Procura avrebbe individuato una sorta di contraddizione con elementi emersi dall’inchiesta. Il profitto, secondo l’accusa, sarebbe stato il vero scopo di Dore, che avrebbe puntato a creare una scuola per forgiare psiconeuroanalisti con soldi pubblici, grazie ad aiuti politici. Lai, difeso dagli avvocati Antonello Cao e Rinaldo Lai, ha assicurato di non aver mai guadagnato un euro dalle lezioni che impartiva a Ittiri, anzi di aver anticipato le spese per partecipare ai convegni medici citati negli atti. Il Riesame ha creduto alla sua versione.

«Nessun elemento emerso dalle indagini fa ritenere che abbia conseguito profitti». Ma poi i giudici non si esimono da una valutazione: «Lascia perplessi come il Lai si sia lasciato così facilmente affascinare dalle teorie del dottor Dore». E poi rincarano, nel passaggio che prelude alla spiegazione del perché «non ci sono gravi indizi». «Pur dovendo considerarsi “inescusabile”, sotto un profilo intellettuale, oltreché deontologicamente censurabile ed eticamente discutibile un affidamento così incondizionato da parte di un uomo di scienza qual è Lai in teorie capaci di creare false aspettative in familiari di pazienti malati, questo collegio ritiene che tali condotte non siano sufficienti a provare la sussistenza dell’elemento soggettivo dei reati di associazione per delinquere e altri». Sugli indizi ora si esprimerà la Cassazione.

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