La Nuova Sardegna

«Cappellacci ci dica se la suinicoltura sarda è morta»

«Cappellacci ci dica se la suinicoltura sarda è morta»

Le associazioni agricole chiedono un incontro urgente alla Regione dopo il nuovo focolaio in Goceano; «Un colpo mortale»

12 agosto 2012
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CAGLIARI

Peste suina: le organizzazioni agricole chiedono un incontro urgente per stabilire se il settore suinicolo sardo è morto a Bottidda o deve continuare a vivere. Coldiretti, Cia e Confagricoltura, chiedono per questo un incontro urgente al commissario straordinario della peste suina (Cappellacci) ed al suo delegato ufficiale (il generale Murgia), «invocano con forza un intervento straordinario delle forze dell'ordine per riportare la legalità nei territori ed auspicano allo stesso tempo che vengano poste in essere tutte le azioni necessarie perché l'attività criminale che sta dietro alla diffusione della peste suina possa essere oggetto di denuncia alla magistratura affinché dopo 34 anni di questa piaga possa essere perseguito chi ha e sta creando un problema sociale ed economico alla Sardegna con la cancellazione completa della suinicoltura in Sardegna». Quello di Bottidda, si legge in una nota firmata da Coldiretti, Confagricoltura e Cia, «è un colpo mortale per la suinicoltura isolana, gia' mortificata dal blocco delle esportazioni messo in atto dalla comunità Europea, e dalla completa assenza di politiche di valorizzazione del prodotto». Coldiretti, Cia e Confagricoltura si chiedono a chi conviene che la peste suina si diffonda in centri come quello di Bottidda, controllato giornalmente dai sistemi sanitari e certificato come indenne da peste suina, e, a chi conviene, più in generale, che questa malattia continui a diffondersi impunemente in tutta la Sardegna. Le organizzazioni agricole si chiedono che cosa stiano facendo i tavoli delle unita' di crisi. Coldiretti Cia e Confagricoltura Sardegna a fine maggio del 2012 hanno firmato un documento che impegnava la Regione ad iniziare l'attivita di anagrafatura degli animali, ma da nessun territorio si e' stati coinvolti per programmare attivita' di divulgazione e di informazione. Le aziende specializzate nella produzione suinicola, seppur ipercontrollate, stanno cadendo una per una sotto i colpi subdoli di chi vuole cancellare completamente la suinicoltura isolana. «Nel frattempo in Sardegna,– si legge nella nota– continuano le sagre del maialetto per i turisti e continuano a servirsi nelle tavole maialetti arrosto, quasi esclusivamente di origine non sarda e neanche nazionale». E così il settore muore mentre sono cresciute di circa il 40 per cento le importazioni di suini dall'estero. «Nel frattempo i nostri allevamenti chiudono,– prosegue la nota– nonostante nessun problema sanitario si sia riscontrato per l'uomo, e le carni siano certamente consumabili da tutti senza problemi. Coldiretti CIA e Confagricoltura non ci stanno a far diventare la Sardegna come una Regione di appestati». (p.p.)

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