La Nuova Sardegna

Violenze sui disabili, una malata fu legata a un palo

di Gianni Bazzoni
Violenze sui disabili, una malata fu legata a un palo

Retroscena sconcertanti nell’inchiesta: una bambina di dieci anni testimone in casa di una paziente. Domani sarà interrogato il consigliere regionale Peru

06 agosto 2012
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SASSARI. Alle violenze sui pazienti malati di Alzheimer ha assistito anche una bambina di 10 anni. Testimone casuale e inconsapevole di quel mondo terribile scoperchiato dall’inchiesta dei carabinieri del comando provinciale di Sassari e che ha portato all’esecuzione di 15 arresti e alla denuncia di altre sei persone. Con un filone di indagine ancora in pieno svolgimento. E’ l’11 marzo, sono le quattro del pomeriggio. C’è festa in una casa di Ittiri (uno di quegli alloggi affittati per consentire ai malati di seguire la terapia), si mangia anche la torta. La piccola è lì in compagnia della mamma che - a un certo punto - si allontana per un po’ e la bambina assiste a una scena terribile: una paziente malata di Alzheimer, in cura al dottor Giuseppe Dore, viene legata a un palo di legno della veranda. E, poco dopo, stessa sorte tocca a un’altra donna «con i capelli rossi»: per lei anche i polsi fissati dietro la schiena, un secchio per i bisogni fisiologici. Quando torna, la madre della bambina esprime incredulità e preoccupazione per lo spettacolo a cui ha assistito la figlia. Ma la scena ha un seguito: una delle donne viene slegata e fatta accomodare sul divano. Trema, è agitata e ha paura: è presente Cosimo Sarra (poi arrestato nel corso dell’inchiesta) che la provoca: «Le ha detto che il marito la tradiva – ha raccontato la testimone agli inquirenti – tanto da causarle un altro attacco d’ira». E quando la donna cerca di intromettersi le viene risposto di lasciare perdere «perchè quella era la terapia del dottor Dore».

La storia della violenze documentate è costituita da diversi capitoli. Ed è la parte più vergognosa che emerge solo quando gli investigatori riescono a documentare con immagini e video le scene crudeli all’interno degli appartamenti, e quando alcuni degli indagati confermano - con disarmante sincerità - di avere agito in quel modo quasi senza rendersene conto. Come se fossero comandati da qualcosa di superiore.

E ogni volta emerge la figura centrale di Giuseppe Dore, il neurogolo di Ittiri che mai ha accettato di farsi fotografare e di essere filmato dalle telecamere. Tanto che quando un operatore tv punta l’obiettivo, lo richiama e chiede che riprenda solo le sue mani sulla tastiera del computer: «Non voleva essere riconoscibile all’opinione pubblica, perché questo - a suo dire - gli avrebbe reso la vita difficile».

Ma per capire meglio come nasce e si sviluppa il «progetto Dore», bisogna tornare all’inizio. A Davide Casu, l’agente di commercio, suo amico di infanzia e cofondatore dell’Aion - della quale è stato presidente per un periodo - e poi collaboratore degli investigatori e principale accusatore del neurologo. E’ il 6 settembre del 2010 quando – come ha raccontato Davide Casu agli investigatori – riceve, mentre si trova a Roma, una telefonata del suo amico Giuseppe Dore. «Siamo arrivati all’ultimo autunno», mi ha detto testualmente. Una frase che vuole significare che sono finite le preoccupazioni economiche e lavorative. Il contatto era stato preceduto da uno scambio di telefonate per mettere a punto una serie di iniziative preparatorie, tra l’altro già avviate con la creazione di un blog (ideato da Dore e materialmente realizzato da «Doddore» Fadda) denominato «lafinedellademenzadialzheimer» e con la pubblicazione del libro «Psico Neuro Analisi dell’Istero Demenza». Casu ha confermato che in quella telefonata Giuseppe Dore gli aveva espressamente riferito che «ci avrebbero guadagnato» e che erano pronti «a fare partire l’organizzazione», con l’aggiunta che avrebbero tratto profitto non solo loro, ma anche tutti coloro che gravitavano attorno.

L’obiettivo era quello di arrivare ad assumere una posizione dominante a livello locale (con il controllo dell’ospedale Alivesi di Ittiri) e, successivamente, in campo nazionale nel settore della cura delle demenze. Il gruppo era già pronto, con ruoli chiari: «Per il consigliere regionale Antonello Peru (è ai domiciliari) era stato ipotizzato un incarico dirigenziale». L’interrogatorio di garanzia dell’esponente politico è previsto per domani mattina. Oggi i legali di Giuseppe Dore, Marco Enrico e Pietro Piras, produrranno una memoria scritta. Il gip Carla Altieri si pronuncerà entro domani.

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