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un progetto nato a cagliari

Cosmic, vivere sulla luna sfruttandone le risorse

di Roberto Paracchini
Cosmic, vivere sulla luna sfruttandone le risorse

CAGLIARI. Sempre più si parla di viaggi sulla Luna e su Marte. E non solo nei romanzi di fantascienza. Ma per realizzare questo sogno, reso sempre più possibile (e necessario) per la stessa...

26 luglio 2012
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CAGLIARI. Sempre più si parla di viaggi sulla Luna e su Marte. E non solo nei romanzi di fantascienza. Ma per realizzare questo sogno, reso sempre più possibile (e necessario) per la stessa sopravvivenza futura dell’umanità, occorrono tecnologie adatte. Non solo astronavi e mezzi aerospaziali, ma un qualcosa che permetta di vivere in questi satelliti e pianeti dove si trovano condizioni molto diverse da quelle locali. Innovazioni, quindi, in grado di produrre l’abc per la vita: ossigeno, acqua, monossido di carbonio, ammoniaca, fertilizzanti azotati e biomassa mangiabile.

Una invenzione in grado di realizzare questi elementi è stata prodotta, all’interno del progetto Cosmic, da un’equipe di ricercatori che comprende l’università di Cagliari (il coordinatore del progetto è Giacomo Cao, docente nel capoluogo), il Csr4 (il centro di calcolo del parco scientifico di Pula), il Cnr, l’istituto tecnico “Fermi” di Fuscaldo e il Corem Srl. E l’altro ieri questa innovazione è stata depositata per la domanda di brevetto internazionale .

Il progetto Cosmic, finanziato anche dall'Agenzia Spaziale Italiana (Asi) con 500mila euro, è mirato allo studio dell'esplorazione umana dello spazio.

Secondo Cao questo tipo di ricerche sono importanti anche «perché permettono all’Italia di sedersi al tavolo delle grandi agenzie spaziali e questo significa importanti interventi in fase industriale». Infatti alcune tecnologie sviluppate e brevettate nell’ambito del Cosmic sono tra quelle prese in considerazione per i futuri “Lander” lunari dalla Nasa, nell’ambito dell’Isecg (il coordinamento mondiale per l’esplorazione spaziale), a cui partecipano 14 Agenzie specifiche. Si tratta di tecnologie e processi che saranno montati su veicoli in grado di raggiungere la Luna atterrando in modo autonomo e permetteranno sia la produzione di elementi strutturali utilizzando risorse reperibili in situ, sia l’incremento della percentuale di ilmenite (un ossido misto di ferro e titanio già presente sul suolo lunare) necessario anche per la produzione di ossigeno.

«L’umanità sarà sempre più spinta a trovare nuovi spazi fuori dalla Terra e a ricercare punti di appoggio e soluzioni di sopravvivenza in queste possibili dimore per l’essere umano – spiega Cao – per questo motivo la ricerca si sta muovendo e in Italia si stanno sviluppando nuove tecnologie». Gli esperimenti condotti dall’equipe coordinata da Cao hanno consentito di dimostrare che il processo per la produzione dei materiali da comporre su Luna e Marte non è influenzato dalla gravità ridotta e potrà essere sviluppato in vista di future missioni spaziali.

I marziani non fanno più paura e la Luna sembra a portata di fionda. Come accennato la colonizzazione del satellite della Terra e del pianeta rosso è sempre più presente nei programmi delle agenzie spaziali internazionali (dalla Nasa ai Giapponesi). E in queste agenzie c’è anche un pezzo di ricerca sarda.

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