«Noi li puniamo e loro vengono in Italia»
George, uno dei poliziotti arrivati da Bucarest per collaborare alla caccia dei criminali in trasferta
NUORO. Serrati dialoghi in rumeno. Nomi di battesimo da cui ricavare un’identità. Cambi di residenza repentini, e un vocabolario criminale tutto da decifrare. Un’impresa veramente improba per gli inquirenti nostrani. Che però da qualche mese possono contare su un alleato d’eccezione. Si chiama George, ha 43 anni e da venti caccia latitanti per la polizia della Romania (solo nell’ultimo anno ne ha catturati 280). È a Nuoro come ufficiale di collegamento nell’ambito del progetto Ita-Ro, che lo Sco gestisce in collaborazione con la polizia romena dal 2006. Sei super-poliziotti sparsi per l’Italia, con il compito di aiutare i colleghi italiani nella caccia ai loro connazionali, facilitando l’accesso alle enormi banche dati di Bucarest (in Romania non esiste il garante per la privacy e ogni emigrato è schedato con un codice alfanumerico dal quale si può risalire anche ai familiari), ma soprattutto la comprensione dei comportamenti criminali di gruppi dediti al traffico d’armi, di droga e alla tratta delle donne.
Una minoranza in una comunità tanto numerosa quanto operosa (solo in provincia di Nuoro i romeni sono più di 2mila), ma sufficiente a mettere in allarme i vertici della polizia, che ha assegnato stabilmente George alla questura di Nuoro.
I risultati non sono tardati ad arrivare. E il super-poliziotto (anche nella stazza, davvero imponente) ha aiutato i colleghi nuoresi a identificare i tre romeni coinvolti nell’ultima indagine, ha avuto un ruolo decisivo nei loro interrogatori, sta collaborando con tutta una serie di indagini (ad esempio ha insegnato ai poliziotti nuoresi a riconoscere immediatamente un documento falso rumeno, molto usato da clandestini moldavi). E soprattutto si è “fatto vedere” dalla comunità locale di suoi concittadini, che delle forze dell’ordine romene hanno gran rispetto misto a genuina paura. «Da noi le cose sono più semplici – ha spiegato ieri mattina – chi sbaglia va dritto in galera, e non ne esce. I nostri delinquenti lo sanno. E cercano di venire a fare danni in altri paesi, più evoluti, più democratici, ma anche più “facili” per loro. Ecco, ora devono sapere che noi li seguiamo. Dovunque vadano. E prima o poi li scoveremo, tutti». (g.bua)