La Nuova Sardegna

«Noi li puniamo e loro vengono in Italia»

«Noi li puniamo e loro vengono in Italia»

George, uno dei poliziotti arrivati da Bucarest per collaborare alla caccia dei criminali in trasferta

20 luglio 2012
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NUORO. Serrati dialoghi in rumeno. Nomi di battesimo da cui ricavare un’identità. Cambi di residenza repentini, e un vocabolario criminale tutto da decifrare. Un’impresa veramente improba per gli inquirenti nostrani. Che però da qualche mese possono contare su un alleato d’eccezione. Si chiama George, ha 43 anni e da venti caccia latitanti per la polizia della Romania (solo nell’ultimo anno ne ha catturati 280). È a Nuoro come ufficiale di collegamento nell’ambito del progetto Ita-Ro, che lo Sco gestisce in collaborazione con la polizia romena dal 2006. Sei super-poliziotti sparsi per l’Italia, con il compito di aiutare i colleghi italiani nella caccia ai loro connazionali, facilitando l’accesso alle enormi banche dati di Bucarest (in Romania non esiste il garante per la privacy e ogni emigrato è schedato con un codice alfanumerico dal quale si può risalire anche ai familiari), ma soprattutto la comprensione dei comportamenti criminali di gruppi dediti al traffico d’armi, di droga e alla tratta delle donne.

Una minoranza in una comunità tanto numerosa quanto operosa (solo in provincia di Nuoro i romeni sono più di 2mila), ma sufficiente a mettere in allarme i vertici della polizia, che ha assegnato stabilmente George alla questura di Nuoro.

I risultati non sono tardati ad arrivare. E il super-poliziotto (anche nella stazza, davvero imponente) ha aiutato i colleghi nuoresi a identificare i tre romeni coinvolti nell’ultima indagine, ha avuto un ruolo decisivo nei loro interrogatori, sta collaborando con tutta una serie di indagini (ad esempio ha insegnato ai poliziotti nuoresi a riconoscere immediatamente un documento falso rumeno, molto usato da clandestini moldavi). E soprattutto si è “fatto vedere” dalla comunità locale di suoi concittadini, che delle forze dell’ordine romene hanno gran rispetto misto a genuina paura. «Da noi le cose sono più semplici – ha spiegato ieri mattina – chi sbaglia va dritto in galera, e non ne esce. I nostri delinquenti lo sanno. E cercano di venire a fare danni in altri paesi, più evoluti, più democratici, ma anche più “facili” per loro. Ecco, ora devono sapere che noi li seguiamo. Dovunque vadano. E prima o poi li scoveremo, tutti». (g.bua)

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