La Nuova Sardegna

Dalla cerimonia di S’Incontru a Oliena ai Sepolcri di Orosei

di Salvatore Tola

Da domani con la Nuova il settimo volume della collana “Feste e sagre in Sardegna” dedicato alla Settimana Santa

20 luglio 2012
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All’avvicinarsi della Pasqua gli uomini di Furtei, il paese del Medio Campidano noto per la miniera d’oro aperta qualche anno fa, si riuniscono al Comune per una simpatica e delicata incombenza: «sa pintadura», la confezione e l’intreccio delle palme che saranno distribuite ai fedeli nei giorni di festa.

La tradizione, che rafforza lo spirito di coesione della comunità, ha una lontana origine. Sul finire del Cinquecento erano nati dei contrasti col vicino villaggio di Nuraxi, ed era un continuo scambio di dispetti e danneggiamenti delle colture e del bestiame. Il feudatario si diede allora da fare per promuovere la riconciliazione, e dopo molte insistenze ottenne che le due comunità si incontrassero pacificamente lungo il Fluminimannu, che faceva da confine; e per confermare la riconquista della pace distribuì a ogni famiglia un ramoscello di palma che aveva fatto tagliare nel suo giardino. Questa bella storia viene raccontata nel settimo volume della collana «Feste e sagre in Sardegna», edita dalla «Nuova», che sarà in distribuzione da domani con il giornale (176 pagine, euro 7,90). I testi sono di Michele Pio Ledda, le fotografie di Antonio Meloni, l’iniziativa editoriale della cagliaritana Arkadia.

Il volume è tutto dedicato, come già il sesto, ai riti della Settimana Santa. Si va così, per fare qualche altro esempio, dal paziente lavoro degli uomini di Furtei all’assieparsi della folla lungo le vie e le piazze di Oliena, il giorno di Pasqua, per la cerimonia de «S’Incontru», l’incontro tra le due processioni che postano rispettivamente il Cristo risorto e la Madonna. Seguendo la tradizionale regìa affidata alle confraternite di Santa Maria, Santa Croce e San Francesco, la prima è partita dalla chiesa di San Francesco di Paola, la seconda da quella di Santa Croce; dopo aver percorso separatamente le strade del paese convergono verso la piazza della chiesa di Santa Maria. I portatori fanno compiere a ogni statua tre rapidi inchini e finalmente si scatena la gioia del pubblico, tra gli applausi e gli spari di decine di fucili. Secondo Ledda si celebra così l’incontro non solo tra la Madre e il Figlio, ma anche tra la cultura spagnola e quella sarda: mentre «i tratti esteriori della cerimonia» ci vengono dalla penisola iberica, «il modo di interpretarla degli olianesi è prettamente barbaricino», improntato come è a «compostezza e riservatezza». Ancora diverso il clima che si respira nell’Iglesiente, a Gonnesa, dove il Lunedì santo si svolge una processione che richiama quella di Castelsardo: i confratelli incappucciati e vestiti di una tunica bianca portano tra i fedeli in attesa lungo le strade i Misteri, che rappresentano personaggi, avvenimenti e sofferenze della Crocifissione. La celebrazione ha un seguito poi la sera del Venerdì santo, con una Via Crucis vivente che si snoda nuovamente per le vie «mettendo in scena tutti i personaggi e le folle che hanno popolato i racconti evangelici della Passione». Ma il libro si sofferma anche su numerose altre celebrazioni, toccando centri piccoli e grandi dell’isola (14 in tutto): va così dai riti pasquali di Cagliari e di Tempio a quelli di Galtellì e Milis, dai Sepolcri di Orosei all’attività svolta ad Aidomaggioe da «sos Impreos», le confraternite al femminile.

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