La Nuova Sardegna

E l’isola continua a rallentare

di Federico Sanna
E l’isola continua a rallentare

Dati negativi dalla comparazione dei Rapporti di Crenos e Banca d’Italia

30 giugno 2012
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SASSARI. La Sardegna annaspa perché la sua economia ristagna. La mancanza di crescita, l'aumento costante del tasso di disoccupazione tra i giovani e le difficoltà per le imprese di accedere al credito delineano un quadro che si fa ogni giorno più inquietante. È questo ciò che è emerso sia dal rapporto sull'economia della Sardegna della Banca d'Italia sia da quello del Crenos, presentati ieri nell'aula magna della facoltà di Scienze di via Vienna. «Stiamo attraversando una situazione drammatica che si trascina da più di tre anni – spiega il presidente di Confindustria per il Nord Sardegna, Pierluigi Pinna. Servono soluzioni concrete, ma non si può pretendere che la ripresa dell'intera isola dipenda dalle strategie delle imprese». Una situazione critica che richiede provvedimenti che sappiano guardare oltre gli aspetti tecnici della crisi, come sottolineato dal direttore della filiale di Sassari della Banca d'Italia, Dealma Fronzi che ha auspicato una maggiore collaborazione con le scuole “per avvicinare i giovani ad un mondo complesso e a tratti alieno come quello dell'economia”. I numeri snocciolati dai tecnici della Banca d'Italia (Antonio Maria Conti) e del Crenos (Giovanni Sulis) hanno posto l'accento sulle cause principali della crisi. «Nel corso dell'anno alla delicata situazione finanziaria delle imprese si sono aggiunte difficoltà strutturali. La progressiva flessione della domanda ed il relativo rallentamento della produzione hanno fatto il resto. Come se non bastasse il clima di forte preoccupazione ha amplificato l'indebolimento della capacità di spesa delle famiglie con una pesante ricaduta sul mercato interno delle aziende già azzoppate dal calo delle esportazioni”. Il tasso di disoccupazione giovanile sta raggiungendo livelli drammatici (oltre il 40%) mentre quello medio sembra stabilizzarsi attorno al 13%, frenato, in piccola parte, da un miglioramento della situazione occupazionale delle donne (+10%). Nel 2011 i prestiti erogati dalle banche sono calati dell'1,8%, dato che cresce fino al 3,6% nel caso delle imprese di piccole dimensioni. Numeri impietosi che nonostante tutto lasciano spazio a qualche speranza. «È notizia di oggi che l'Italia potrà accedere al fondo salva stati senza ulteriori condizioni – spiega Luca Paolozzi, direttore del centro studi di Confindustria -, un particolare che potrebbe porre le basi per invertire l'inerzia di un circolo vizioso”.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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