La Nuova Sardegna

Sagre di Sardegna, dalle cortes apertas alle feste per il vino

di Salvatore Tola

Domani con “La Nuova” il terzo volume sugli appuntamenti religiosi e gastronomici della tradizione popolare isolana

22 giugno 2012
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SASSARI. Il 21 novembre di ogni anno i nuoresi si raccolgono nel santuario della Madonna delle Grazie per rinnovare le celebrazioni che si sono consolidate nel corso del tempo: da quando un pastorello trovò, come riferisce la leggenda, la statua, a quando, nel 1679, il possidente Nicolau Ruju Manca ottenne il permesso di erigere, per sciogliere un voto, una prima chiesa; a quando, ancora, la Madonna operò i suoi interventi più importanti, nel 1812 per salvare la popolazione dalla peste, nel 1909 per interrompere un lungo periodo di siccità.

La festa è dei nuoresi, tutt’al più di qualche parente o amico venuto dai centri vicini; è quindi «intima, quasi riservata», ma allo stesso tempo solenne: vede infatti la partecipazione delle autorità cittadine, e assume, più che l’aspetto di una sagra paesana, «l’afflato sincero di chi, al giorno d’oggi, crede ancora in valori che non siano meramente materiali». E’ una delle poche ricorrenze che forse si sono salvate dalla metamorfosi folcloritica della culture popolari ad uso dei turisti. Qui la devozione e autentica e il legame con la tradizione resta ancorato ad un fondamento di valori.

Con le notizie e le foto su questa ricorrenza si apre il terzo volume della collana «Feste e Sagre in Sardegna», pubblicata dal quotidiano “La Nuova Sardegna”, che sarà in distribuzione da domani col giornale (rilegato, 176 pagine, euro 7,90). Un’opera indispensabile per conoscere il meglio delle tradizioni legate alle più svariate ricorrenze.

I volumi precedenti illustravano ognuno le feste di due mesi – luglio e agosto il primo, settembre e ottobre il secondo – mentre questo comprende i successivi tre: segno che il ritmo delle manifestazioni si è fatto più lento, come è ovvio in inverno; ma questo non significa che sia venuta meno la materia all’autore dei testi – Michele Pio Ledda – per un verso, e a quello delle fotografie – Antonio Meloni – per l’altro.

È nel periodo autunnale, tra l’altro, che ad alcune celebrazioni dalle lontane origini se ne sono aggiunte negli ultimi anni altre ideate per attirare l’attenzione sui centri dell’interno, i loro beni culturali e i prodotti dell’artigianato e dei settori agroalimentari. Sono chiamate «Cortes apertas», perché il pubblico accede ad abitazioni e spazi interni; il volume illustra quelle di Ovodda, di Tiana e di Mamoiada. Rientra nello stesso «filone» la «Sagra del vino novello» che si svolge nel Campidano di Oristano, più precisamente a Milis. Il mese di dicembre è dominato dalle celebrazioni natalizie, gli autori ci conducono in Ogliastra, a Baunei, dove un’iniziativa «partita quasi in sordina» è diventata «un appuntamento importante tanto da coinvolgere tutto il paese»: ogni rione dà vita a un presepe e partecipa a una sorta di gara che si conclude con la premiazione, il giorno dell’Epifania. Sono una ventina, a dimostrazione dello spirito creativo degli abitanti, nonché del loro sentimento religioso.

Il mese fa comunque spazio a celebrazioni meno spirituali, improntate piuttosto alla gastronomia, come la «Sagra della salsiccia e del vino novello» di Siligo, nel Meilogu.

In Barbagia Gadoni, che è stato paese minerario, festeggia Santa Barbara; e il fuoco che si fa in piazza, e dal quale si accendono le lunghe fascine note come «fraccheras», sembra preludere alle decine e decine di falò che faranno seguito, in tutte le contrade dell’isola, nel successivo mese di gennaio. Vengono accesi per celebrare Sant’Antonio abate e San Sebastiano ma soprattutto per convincere – seguendo un’antichissima credenza – la terra e la stagione a riprendere a scaldarsi, dopo i freddi del primo inverno.

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