La Nuova Sardegna

Santo Stefano, venduta all’asta una parte dell’isola

di Giampiero Cocco
Santo Stefano, venduta all’asta una parte dell’isola

Per 90 mila euro un imprenditore romano è diventato proprietario di una porzione di paradiso

30 maggio 2012
2 MINUTI DI LETTURA





TEMPIO. Un vero e proprio eremo sul mare, tre ettari di isola ricoperti di macchia mediterranea, graniti e l’accesso, privato, ad una piccola spiaggia.

È quanto si è assicurato, per sole 90 mila euro (più spese) l’imprenditore romano che ieri, all’asta giudiziaria del tribunale di Tempio, ha acquistato una piccola porzione dell’isola di Santo Stefano, una delle tante perle dell’arcipelago maddalenino. Un acquisto da amatore, quello perfezionato dal giovane imprenditore romano, perchè su quell’isola non potrà piantarci neppure un chiodo, essendo l’intera area sottoposta a diversi vincoli di tutela ambientale, paesaggistica e militare. Potrà però arrivare sulla sua proprietà attraccando (con una barca privata) al pontile est, quello realizzato negli anni Venti dai vecchi proprietari, i Serra, e utilizzato per portar via dall’isola il granito che vi veniva estratto. Una pietra, quella sarda, che ispirò lo scultore del Ventennio Arturo Dazzi al quale Benito Mussolini ordinò il busto di Costanzo Ciano, l’ufficiale di marina che partecipò alla “beffa di Buccari” di dannunziana memoria, ma anche padre di Galeazzo, genero di Mussolini e Ministro degli Affari Esteri dal 1936 al 1942.

Costanzo Ciano fu una figura di primo piano fra i gerarchi fascisti, tanto che il regime decise nel 1941 di dedicargli un mausoleo a Monteburronen (Livorno). Un'opera grandiosa: la statua, alta 13 metri, avrebbe dovuto sormontare il mausole accanto ad un altissimo fascio littorio. Gli scalpellini della cava di Villamarina, di proprietà della famiglia Serra, si misero subito all'opera sotto la supervisione del grande artista del regime. Con la caduta del fascismo gli scalpellini di Villamarina sospesero i lavori e quel busto, che doveva completare la statua dell'eroe di Buccari fu abbandonato nella cava, dove si trova tuttora. Nell’isola di Santo Stefano, a Guardia del Moro (nella parte a nord est), non è possibile attraccare o passeggiare in quanto l’intera area è da sempre sottoposta a divieti di natura militare. Sull’isola (che ospitava la base navale Usa) la marina militare italiana gestisce il più grande deposito di munizioni ed esplosivo Nato del Mediterraneo. Una inestricabile rete di gallerie scavate per diversi chilometri nella roccia dove sono stoccati armamenti e munizionamento di ogni genere. La polveriera rientra tra i depositi strategici della difesa nazionale, e il suo controllo è affidato ai fucilieri di marina dello Sdi, il servizio difesa installazioni. Dal lato di ponente il terreno acquistato dall’imprenditore romano confina con l’esclusivo club Valtur, accessibile soltanto agli ospiti del villaggio vacanze.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
Verso il voto

Gianfranco Ganau: sosterrò la candidatura di Giuseppe Mascia a sindaco di Sassari

Le nostre iniziative