La Nuova Sardegna

Pilia: ogliastrini costretti a lunghe trasferte

di Lamberto Cugudda
Pilia: ogliastrini costretti a lunghe trasferte

Il presidente lamenta la perdita di servizi per i cittadini e la situazione di incertezza per i dipendenti

08 maggio 2012
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di Lamberto Cugudda

TORTOLÌ

Ieri non si sono di certo viste facce allegre in consiglio provinciale. Il raggiungimento del quorum in tutti i quesiti referendari potrebbe portare al commissariamento dell'ente intermedio nell'arco di una settimana. Il presidente della Provincia Ogliastra, Bruno Pilia (Alleanza per l’Italia), nel tardo pomeriggio di ieri ha ragionato con grande calma di quanto accaduto e di quello che potrebbe verificarsi fra pochi giorni.

«Le posizioni che si registrano fra i miei colleghi _ ha detto il presidente della Provincia più piccola d'Italia, che il voto di appena due giorni fa potrebbe cancellare entro pochi giorni _ sono differenti. Il presidente di Carbonia-Iglesias, Tore Cherchi, ha annunciato le proprie dimissioni a seguito del risultato del voto referandario, mentre il presidente di Olbia-Tempio, Fedele Sanciu, sostiene che “con il non voto di circa il 73 per cento dei galluresi è giunta un'indicazione ben precisa: la nostra entità territoriale deve restare”. Credo che Tore Cherchi, che è un ottimo presidente, sbagli ad abbandonare. In ogni caso, ognuno ha le proprie ragioni. Io la penso invece come Sanciu. Non per nulla, se nella Provincia di Olbia-Tempio si è registrata la minore partecipazione al voto referendario di tutta l'isola, con il 26,85 per cento, l'Ogliastra viene subito dopo con il 28,74 per cento dei votanti».

Bruno Pilia prosegue: « Il pallino passa ora al presidente della Regione, Ugo Cappellacci, che ha fatto la campagna elettorale parlando di voto anticasta e di nuovo modello di governo della Sardegna. Noi siamo dalla parte dei cittadini che non intendono abdicare alla propria autonomia amministrativa (ed è stato pienamente dimostrato domenica con il non voto del 71,26 per cento) e che, dai prossimi giorni, se si arriverà alla cancellazione delle Province, dovranno fare i conti con la perdita di tanti servizi e nuove trasferte verso Nuoro o Cagliari. Ma siamo anche con i dipendenti dell’ente intermedio, che non sanno ancora nulla rispetto al loro futuro».

Il presidente del consiglio provinciale, Bruno Chillotti (Pd), parte da un pressupposto: «A recarsi al voto, in Ogliastra, è stato poco più di un quarto degli aventi diritto. E oltretutto, i promotori del referendum, ma soprattutto il presidente della Regione, si sono ben guardati dallo spiegare che il referendum era abrogativo solo per le quattro nuove Province. Lo hanno mascherato con un voto anticasta, ma così non è stato. Non abbiamo fatto alcuna campagna contro, anche perché la popolazione, con la storiella dell’abbattimento della casta, avrebbe potuto pensare che viviamo solo per la poltrona. Ora attendiamo di capire come la Regione intende muoversi con le tanto decantate riforme. Oppure, Cappellacci e i Riformatori decideranno di continuare a nominare commissari al Consorzio di bonifica d’Ogliastra (commissariato da solo 21 anni) e al Consorzioi industriale di Tortolì-Arbatax? Non sarebbe stato il caso di puntare a chiudere prima enti inutili come questi due? Non è che ora cercheranno di fare una leggina per cercare di salvare quella di Olbia-Tempio, dove il centro-destra ritiene di essere molto forte? Non ci resta che attendere».

Chi non ha timore di sparare ad alzo zero è l’assessore provinciale al Turismo, Giampietro Murru (Upc): «Mi ha fatto piacere leggere che i Riformatori e anche l’ex presidente Renato Soru abbiano invitato al voto referendario contro le nuove quattro Province. Non mi pare proprio che abbiano messo in pratica tanti atteggiamenti anticasta. È stato molto semplice sparare a zero contro gli ultimi quattro enti intermedi. A mio parere, sul voto ogliastrino ha inciso anche la voglia di “vendetta politica” legata a qualche amministrazione comunale e a faide di partito. Mentre a Tortolì-Arbatax si è registrata una certa disaffezione verso il nostro ente, perché il capoluogo non ha alcun consigliere provinciale, ma soltanto un assessore (fra l’altro tecnico)».

Il segretario provinciale Ogliastra dell’Ust Cisl, Peppino Fanni, parla chiaro: «Con il voto referendario di domenica, i promotori e quanti si sono accodati hanno voluto dare una prova di forza per cancellare solo le nuove quattro e piccole Province. Come Cisl Ogliastra, riteniamo che invece sarebbe stato giusto dare un segnale forte, decidendo, se si stabilisce che non servono, di sopprimerle tutte e otto. Questi signori della politica hanno mascherato il tutto con un voto anticasta, ben sapendo che si dovrebbe invece partire, ma in maniera seria, dalla Regione. Cosa ne pensano, di tutto questo, i Riformatori? Attendiamo una risposta».

Il vice presidente di maggioranza del consiglio provinciale, Santino Piras (Alleanza per l’Italia), punta subito al sodo: «Mi piacerebbe che quanti hanno mascherato la volontà di chiudere i quattro nuovi enti intermedi con la necessità di puntare su forti risparmi, e dare un forte colpo alla casta, spiegassero cosa stanno a fare in Regione e in vari enti. Agli ogliastrini, con il voto di domenica, voluto da quanti parlano di togliere privilegi ai politici, ma continuano a sedere in consiglio regionale prendendo mensilmente cifre esorbitanti, è stato negato il diritto ad avere una propria autonomia amministrativa. Attendiamo di conoscere le riforme di cui il presidente Cappellacci parla da anni, senza mai arrivare al dunque».

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