La Nuova Sardegna

La Bonelli rilancia con una firma sarda

di Fabio Canessa
La Bonelli rilancia con una firma sarda

Scritta da Bruno Enna la nuova serie della storica casa editrice, protagonista un giovane Navajo negli Usa anni Settanta

19 aprile 2012
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di Fabio Canessa

Cactus gigante che cresce nel deserto dell'Arizona. Questa la definizione che si trova alla voce Saguaro, anche nome - o meglio il soprannome - del personaggio di una nuova serie di fumetti Bonelli. La prima serie lunga dopo diversi anni su cui punta la casa editrice: a inventarla, a scriverla è il sassarese Bruno Enna. Al centro della storia un nativo americano (chiamato appunto Saguaro) che nei primi anni Settanta dopo aver prestato servizio in Vietnam torna a Window Rock, la capitale della nazione Navajo. E viene scelto per formare un corpo speciale di agenti federali. "Una serie d'avventura, un western moderno" definisce il fumetto lo sceneggiatore con un'ormai lunga carriera alle spalle tra Bonelli e Disney (e non solo). "A fine mese lo presenteremo ufficialmente al Comicon di Napoli con i disegnatori - spiega Bruno Enna - mentre il primo numero uscirà a fine maggio. Spero piacerà, io ce l'ho messa tutta".

Come nasce "Saguaro"?

«Nasce da un'idea iniziale che avevo sottoposto alla Bonelli per un albo autoconclusivo. Poi Sergio Bonelli stesso ci ha visto la possibilità di farci una serie, così io ho trasformato questa idea iniziale di un volume in una proposta seriale. Non c'è più da qualche mese, ma lo ringrazio per questa grande opportunità. E ringrazio anche il figlio Davide che ha confermato questa fiducia, così come tutti quelli che lavorano con me a questo progetto da un paio d'anni: Mauro Marcheselli e Michele Masiero».

Cosa le disse Sergio Bonelli?

«Mi suggerì diverse cose per la creazione del personaggio, a partire dall'aspetto fisico, e di guardare certi film di cui era appassionato. Per esempio "Solo sotto le stelle", tipica pellicola di frontiera degli anni Sessanta. Ho poi visto anche diversi altri film interessanti come "Non è un paese per vecchi", letto il romanzo Cormac McCarthy da cui è tratto e vari libri del genere. E più in generale mi sono informato, e continuo a farlo, sulla vita dei nativi e sul loro passato recente».

"Saguaro" segna anche il ritorno della Bonelli alle serie lunghe senza una fine prevista. Un'ulteriore soddisfazione.

«Sì, la prima lunga dopo diversi anni. Una serie avventurosa di cui forse c'era bisogno. Ma devo dire che rientra anche in una strategia editoriale della Bonelli. Partirà infatti sempre in questo periodo un'altra collana mensile dal titolo "Le storie" ed è in programma qualcos'altro nel 2013. A fianco comunque di nuove miniserie».

Qual è stato lo spunto iniziale?

«Tutto è partito dalla lettura di un articolo alcuni anni fa su Repubblica che parlava di questi agenti indiani che fanno parte del corpo federale: si chiamano Shadow Wolves e sono attivi lungo il confine tra l'Arizona e il Messico. Questo gruppo di nativi è stato creato intorno al 1972, proprio l'anno in cui parte l'avventura di Saguaro. In realtà la mia serie non segue la nascita di quel gruppo, è una cosa alternativa: il mio protagonista opera più su, a nord, nella grande riserva navajo che tocca in pratica quattro stati: il Colorado, lo Utah, il Nuovo Messico e l'Arizona appunto».

Insomma ha dovuto fare un certo lavoro di ricerca prima di mettersi a scrivere.

«Sì, certo. Ma ho sempre avuto una passione per gli indiani d'America che deriva proprio dal fumetto bonelliano, da Tex».

E perché ha scelto gli anni Settanta come periodo in cui ambientare la storia?

"Perché in quegli anni 1972-73, ma anche prima verso la fine degli anni Sessanta, gli indiani un po' in tutte le riserve erano in fibrillazione. Stavano cercando di far capire all'opinione pubblica quali erano i loro problemi, problemi che ci sono anche attualmente e che riguardano il modo in cui vengono trattati, il modo in cui vengono disattese le promesse fatte nei noti trattati e via dicendo. Ci sono diversi atti che vengono compiuti dagli indiani in quegli anni. Per esempio nel 1969 occupano l'isola di Alcatraz, nel 1972 marciano su Washington e l'anno dopo c'è la famosa occupazione del villaggio di Wounded Knee nel Sud Dakota. Insomma in quel periodo c'era lo sviluppo del Black Power di cui tutti sanno, ma è nato anche il Red Power che pochi conoscono. Con gli indiani che hanno cercato di far valere i loro diritti e difendere la loro identità. Argomenti, anche abbastanza forti, che secondo me valeva la pena approfondire».

Da chi è stato disegnato il primo numero?

"Intanto bisogna dire che a visualizzare i personaggi è stato Alessandro Poli. La prima storia ha come disegnatore Fabio Valdambrini, mentre le copertine saranno disegnate da Davide Furnò».

Sarà affiancato da altri sceneggiatori nel proseguo della serie?

«Ci sto lavorando da due anni circa e sto scrivendo storie molte delle quali sono state già disegnate. Con le sceneggiature siamo a quota diciassette. Vorrei riuscire a fare almeno i primi due anni, ma non so se riuscirò perché è molto impegnativo. Credo che nei prossimi tempi mi affiancheranno altri colleghi».

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