La Nuova Sardegna

Spesa sanitaria, emorragia fuori controllo

Alessandra Sallemi
Tra le voci della spesa sanitaria un posto importante è quello per il personale: oltre un miliardo di euro
Tra le voci della spesa sanitaria un posto importante è quello per il personale: oltre un miliardo di euro

L'analisi impietosa della Corte dei conti: più 88 per cento per l'acquisto dei farmaci

20 marzo 2012
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 CAGLIARI. Una piccola isola felice sono i magazzini delle farmacie ospedaliere che registrano tutti i medicinali in entrata e in uscita, ma per il resto, in Sardegna, la gestione della spesa farmaceutica è una macchina mangiasoldi fuori controllo e ogni anno più vorace. Tra il 2006 e il 2010 i costi per comprare medicinali sono aumentati dell'88 per cento.  Non c'è una voce della spesa farmaceutica che abbia rispettato i tetti nazionali programmati, non può stupire, perciò, che la Regione non abbia conseguito «gli obiettivi del piano triennale di rientro dal deficit» perdendo così «finanziamenti statali per 14 milioni di euro».  Nessun cittadino sardo può disintessarsi del problema: la sanità rappresenta infatti il 40 per cento del bilancio regionale e la salubrità del sistema è indispensabile anche sul piano economico se è vero, come spiegava l'assessore regionale Simona De Francisci, che l'apparato produce 50 mila buste paga ed è quindi «la più grossa industria dell'isola». Per introdurre l'esito del controllo sui conti della spesa farmaceutica nelle strutture sanitarie isolane è venuto da Roma il presidente della Corte dei conti, Luigi Giampaolino, che ha sottolineato l'«ausiliarietà» di questo accertamento: non un'accusa ma l'analisi di un sistema che non riesce a tenere il passo con la marcia verso la riduzione del deficit pubblico. I due magistrati titolari di questa azione, Maria Paola Marcìa e Lucia D'Ambrosio, hanno spiegato la novità nell'approccio: il controllo è stato condotto anche col coinvolgimento dei primari, chiamati a compilare questionari per descrivere come avviene la gestione quotidiana dei farmaci. Ecco perché il documento è risultato particolarmente incisivo e all'adunanza pubblica convocata ieri nella sede della Corte dei conti in via Angius sono arrivati i manager di tutta l'isola nonché il presidente della giunta regionale Ugo Cappellacci, l'assessore alla Sanità Simona De Francisci e il collega alla Programmazione e Bilancio Giorgio La Spisa, ascoltati dai magistrati della Corte sui correttivi di prossima introduzione.  Dunque, quali dettagli sono comparsi sotto la lente di ingrandimento usata dai giudici contabili sulla gestione della spesa farmaceutica? Intanto che l'assessorato regionale alla Sanità ha un'«inidonea conoscenza dei flussi reali di spesa, legato probabilmente alla carenza di adeguati e tempestivi monitoraggi e controlli di detti flussi». I dati a disposizione riguardano il triennio 2007-2009, ancora non ci sono numeri per il 2011. Le strutture controllate minuziosamente sono l'ospedale Antonio Segni di Ozieri che ricade nell'Asl 1 di Sassari, il Sirai dell'Asl 7 di Carbonia, il Binaghi e il Marino, entrambi dell'Asl 8 di Cagliari. Se nelle farmacie ospedaliere il flusso è monitorato, quando i medicinali entrano nei reparti e nelle unità operative è il nulla: niente inventari, nessuna rilevazione delle giacenze, nessuna contabilizzazione dei materiali scaduti resi e di quelli smaltiti, zero registri di carico e scarico rispetto alla somministrazione dei farmaci ai pazienti. Gli acquisti dei beni sanitari (dalle medicine alle protesi ai dispositivi diagnostici) vanno avanti con la proroga dei contratti scaduti.  Sui farmaci, la Corte dei conti ha documentato che, «essendo molti medicinali passati nel frattempo nella fascia dei generici senza che fosse chiesto alle ditte di adeguare i prezzi, in un'Azienda si è continuato ad acquistarli per due anni al prezzo più elevato». Tra il 2010 e il 2011 in un'altra sono state comprate protesi senza gara e non c'erano contratti di fornitura «neppure in regime di proroga». Un'ulteriore realtà emersa durante il controllo della Corte dei conti: gli armadi dei farmaci non hanno serrature, se ce l'hanno restano comunque aperti, «la logistica nei presìdi non è apparsa in grado di escludere con certezza possibilità di danneggiamenti, perdite o ammanchi di beni...». Aggiustamenti alla situazione sono già stati introdotti a Carbonia e a Ozieri. Ma resta un'annotazione negativa di fondo: «...in attesa dell'introduzione di rilevazioni dei flussi di spesa informatizzati... non si comprendono le ragioni che hanno ostacolato negli anni la rilevazione cartacea o manuale dei flussi di spesa». La Corte dei conti sottolinea un aspetto destinato a cambiare mentalità nella gestione della sanità pubblica: medicine, protesi, presìdi medico-diagnostici comprati dalle Aziende sono da considerare alla stregua di beni pubblici, quindi «non si può ammettere la mancata contabilizzazione di beni pubblici per il solo fatto di non disporre di adeguati sistemi di rilevazione informatizzata». Dopo le prescrizioni a Regione e aziende sanitarie, la sezione controllo evidenzia che «concrete iniziative correttive potrebbero essere di immediata introduzione senza comportare gravosi impegni finanziari». Perché inventari, armadi chiusi, e gare regolari per gli acquisti sono normale prassi amministrativa che non costa un euro in più.  

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