La Nuova Sardegna

Dinosauro fossile «americano» trovato ad Alghero

Dinosauro fossile «americano» trovato ad Alghero

Il cotylorhynchus conferma che esisteva un ponte con l'Eurasia

30 dicembre 2011
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ALGHERO. A Torre del Porticciolo sono emersi i resti fossili di un enorme rettile vissuto alla fine del Paleozoico, circa 270 milioni di anni fa. La scoperta è stata compiuta da un gruppo di paleontologi dell'Università di Pavia e della Sapienza di Roma. L'esemplare, affine al genere Cotylorhynchus, è il primo grande vertebrato paleozoico che viene scoperto in Italia. I resti fossili ritrovati tra le rocce a nord di Alghero, appartengono tutti allo stesso animale: era lungo circa 4 metri e faceva parte della famiglia dei caseidi, rettili erbivori simili agli attuali ippopotami. La scoperta è descritta sull'ultimo numero di Acta Palaeontologica Polonica di cui dà notizie il sito web di National Geographic. Questi grandi vertebrati erano molto diffusi nel Permiano inferiore-medio (tra i 299 e i 260 milioni di anni fa), ma trovare loro resti è un evento molto raro: gli esemplari scoperti in Europa "si contano sulle dita di una mano", spiega il paleontologo della Sapienza Umberto Nicosia che ha guidato il gruppo di ricercatori ricercatori che hanno scavato e studiato il fossile. In Europa sono stati trovati solo 4 esemplari di caseidi e questo è il primo "italiano", mentre il genere Cotylorhynchus, al quale l'esemplare sardo assomiglia molto, fino a ora sembrava fosse diffuso solo in una ristretta area degli Stati Uniti d'America.

La famiglia dei caseidi faceva parte della classe dei sinapsidi, da cui si sono poi evoluti molti milioni di anni dopo i mammiferi. Questa scoperta consente di definire con maggiore precisione la presenza di questi animali in Europa, e soprattutto conferma l'ipotesi di una continuità terrestre tra il Nord America e il continente europeo che, durante il Permiano, avrebbe permesso la migrazione di questi grandi animali. Durante il Paleozoico, 270 milioni di anni fa, Sardegna e Corsica erano ancora saldate alle coste provenzali. Ma a partire dall'Oligocene, circa 30 milioni di anni fa, la micro-placca continentale costituita dalle due grandi isole iniziò a separarsi dalla placca europea, e ruotando verso est raggiunse la posizione attuale circa 16 milioni di anni di anni fa. "Abbiamo studiato nel dettaglio e per molti anni queste successioni continentali permotriassiche, che affiorano in modo spettacolare lungo la costa a nord di Capo Caccia, senza mai imbatterci nel benché minimo fossile", spiega Ausonio Ronchi, stratigrafo del Dipartimento di Scienze della Terra a Pavia. "Poi, per un incredibile colpo di fortuna e grazie alla vista acuta dei nostri studenti Marco Morandotti ed Enrico Bortoluzzi, da questi antichi terreni fluviali sono affiorati i resti di una colonna vertebrale".

In cinque campagne di scavo sono state riportati alla luce decine di frammenti ossei, di cui alcuni ancora in connessione anatomica, fatto estremamente raro. I reperti sono stati studiati presso i laboratori della Sapienza, e una volta completate le ricerche torneranno in Sardegna per essere esposti in qualche museo. Il grande rettile, sostengono gli studiosi, probabilmente morì in seguito al crollo di un argine fluviale. L'animale subì poi un rapido seppellimento e ciò spiegherebbe anche perché sulle ossa non ci siano né segni di un lungo trasporto, né tracce di predatori carnivori. I caseidi erano animali molto grandi - potevano raggiungere i 6 metri di lunghezza - e piuttosto sgraziati: avevano un collo cortissimo e una testa molto piccola e sproporzionata rispetto al resto del corpo, mentre le zampe erano particolarmente possenti. (r.at.)

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