La Nuova Sardegna

«Mio fratello? Non voleva vendicarsi»

La corte d’assise di Cagliari presieduta da Claudio Gatti
La corte d’assise di Cagliari presieduta da Claudio Gatti

Delitti Buttau, i testi della difesa: mai avuto sospetti su Alberto Depau

14 dicembre 2011
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 CAGLIARI. Seduto nella sua auto, senza sapere di essere intercettato, Ferdinando Buttau, la sua ossessione vendicativa, dopo gli omicidi del fratello e della cognata, l'aveva manifestata più volte, anche parlando da solo: «Se me lo trovo davanti, guarda che lo faccio crepare, è sicuro. Lo sparo fino a squagliarlo a schioppettate». Eppure, a sentire una sfilata di testi della difesa ieri in udienza, per l'operaio di Villagrande, quei delitti non rappresentavano affatto un'ossessione.  «Mio fratello Ferdinando? - racconta ieri, davanti alla corte d'assise di Cagliari, Giacomo Buttau, rispondendo alle domande dell'avvocato Antonio Busia - non mi ha mai esternato sospetti su Alberto Depau, né su nessun altro. Né la mia famiglia ha mai avuto contrasti con la sua. I contrasti, quelli sì, ci sono stati con un'altra famiglia. È stato Rubiu che ha sparato a mio fratello». E in aula, per qualche istante, scende il silenzio. Perché all'inizio, non si capisce se Giacomo Buttau, si stia riferendo all'omicidio del fratello Ferdinando, e stia accusando un compaesano, oppure si riferisca a un altro episodio. In realtà, con il proseguire della sua deposizione, si capisce che si stava riferendo a una vecchia vicenda. Un brutto dissidio tra Ferdinando Rubiu e Ferdinando Buttau, nato per antiche ruggini legate alla faida di Villagrande, e che era terminato con una fucilata. Buttau se l'era beccata nella mano, gli aveva reciso alcune dita. Tant'è che in paese, qualcuno gli aveva affibbiato diversi nomignoli che facevano riferimento a questa sua evidente invalidità.  Certo è che suo fratello Giacomo, ieri lo ribadisce più volte: «Mio fratello parlava pochissimo di quel problema. Non si voleva vendicare. Né si era voluto vendicare dell'episodio con Rubiu. Eppure Rubiu gli aveva sparato senza motivo». Il procuratore Domenico Fiordalisi ha una visione diversa, supportata dalla intercettazioni. In molte di esse, infatti, Ferdinando Buttau manifesta decisi propositi di farsi giustizia da sè, dopo gli omicidi del fratello e della cognata Maria Liscia. «Il giorno che mi viene il minimo dubbio - dice il 23 novembre del 2003 mentre parla in auto con un suo compaesano, Luca Murgioni - non risponderò più delle mie azioni. Non me ne sbatte proprio un accidente a me. Il giorno io non guardo in faccia a nessuno». E per prepararsi alla vendetta o per difendersi da potenziali attacchi si era anche procurato una pistola. E girava armato.  Lo era anche il giorno nel quale è stato ucciso mentre era in auto con il cognato, all'epoca minorenne, Gesuino Cadeddu. Anche quest'ultimo, ieri mattina, è stato sentito. Spaurito, a tratti decisamente smarrito, di fronte alla corte, comincia un breve racconto, mentre Alberto Depau in fondo all'aula lo ascolta in silenzio. L'avvocato Busia gli mostra quattro album. Sono zeppi di foto di classici "spuntini", o di scene di vita quotidiana. In esse, anche Cadeddu, come gli altri testi - Luciano Cadeddu, Mario Franco Cadeddu, Palma Cadeddu, e Angelo Buttau - riconosce anche Ferdinando insieme ad Alberto Depau. Per la difesa è l'ennesima prova che i due si frequentavano ed erano amici. Il pm Fiordalisi, poco dopo, incalza il teste sui momenti dell'omicidio. «Racconti alla corte cosa ha visto». Gesuino Cadeddu taglia corto: «Confermo quanto ho detto a suo tempo. Sono scappato, non ho visto niente». Il pm insiste: «Ma guardi che ai carabinieri aveva raccontato anche di aver visto spuntare un fucile». Cadeddu, a quel punto, afferma l'impossibile: «Sì, l'ho visto, ma ero già andato via». Ieri ha deposto anche l'allora datore di lavoro di Alberto Depau, Adriano Balloi, rappresentante legale della B-Metal, che lavora all'Intermare di Arbatax. Il giorno del delitto, a lui, Depau risultava al lavoro. Non ultima, la deposizione di Palma Cadeddue, la vedova di Ferdinando Buttau. «Mio marito non mi ha mai parlato di sospetti su Alberto Depau, né dell'omicidio Fiori. Hanno tradotto male anche qualche mia intercettazione dove secondo gli investigatori facevo riferimento ad altri».

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