La Nuova Sardegna

"Io precaria e malata, costretta a licenziarmi per farmi operare"

Pier Giorgio Pinna
"Io precaria e malata, costretta a licenziarmi per farmi operare"

La terribile esperienza di una giovane lavoratrice interinale. Nell'isola sempre meno tutele e più incertezze. Vivere senza diritti: proposte di avvocati, dirigenti sindacali e leader dei comitati di lotta

14 dicembre 2011
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SASSARI. «Mi hanno diagnosticato un tumore e sono stata costretta a scegliere: mantenere il mio posto da precaria rischiando di morire oppure perdere il posto, farmi curare e continuare a vivere». È la denuncia di una donna sarda. Non più giovanissima, per operarsi ha rinunciato a un'attività a tempo che le garantiva un salario. L'agenzia interinale che l'aveva «data in affitto» è stata scavalcata da un'altra. E questa l'ha facilmente rimpiazzata.

La donna lancia l'appello per cercare di scuotere un mercato segnato da incertezze e assenza di tutele. «La Nuova» conosce il suo nome, ma non lo renderà noto, come non rivelerà il paese nel quale abita né altri particolari. Dettagli, del resto, ininfluenti ai fini di una denuncia sociale che si aggiunge ad altri Sos quotidiani. Anche perché, come l'intera vicenda lascia intravedere, il caso singolo ha estremo rilievo sul piano umano ma al centro dell'allarme sono i gelidi meccanismi che fanno diventare le persone «risorse eventuali» e le necessità esistenziali «fastidiosi pesi per i costi societari», come dicono con disinvoltura manager nostrani. L'ultimo dramma s'inserisce in uno spaccato dove l'emergenza si conferma abituale. È infatti da anni, da quando Michela Murgia col suo primo libro ha svelato retroscena nella vita di tanti precari, che nell'isola l'esercito senza diritti s'ingrossa. Non a caso della questione si discute in continuazione sul web. Nella rete incalzano proposte di contromisure, blog e forum si moltiplicano. Eppure la situazione rimane invariata. Che fare, allora, per cercare di smuovere le acque? E come reagire di fronte a una legge della domanda e dell'offerta che, osservano sempre più tanti giovani alla disperata caccia di un posto, «sta trasformando in merci uomini e donne»?

Storie. Appena poche settimane fa, a Oristano, una commessa di 36 anni è morta schiacciata in un cortile attiguo al negozio dove lavorava: era precaria e da poco aveva coronato il sogno di un'occupazione a tempo pieno. Qualche giorno fa a Sassari un ex precario dell'Atp, finora mai riassunto nonostante una causa intentata con altri 20 compagni, ha tentato di farla finita. E, come hanno ribadito le denunce fatte durante gli ultimi scioperi generali in Sardegna, persino nella scuola c'è chi sta andando in pensione senza mai aver avuto una cattadra di ruolo. E le cronache sono zeppe di resoconti sulle cause intentate da precari licenziati, sui ricorsi di dipendenti pubblici mai assunti, sulle proteste disperate e disattese di tutte le migliaia di sardi che continuano a non avere prospettive.

Regole.
«Questo purtroppo è un campo d'azione dove le ipocrisie si sprecano - osserva da Sassari l'avvocato Luca Naseddu, un civilista che si occupa di decine di controversie in materia - Ho avuto modo di assistere molti operai in attesa di una stabilità che non è mai arrivato. Mi ha colpito un caso fra gli altri: un dipendente che ha perso il posto all'improvviso, con mutuo da pagare e figli da mantenere. In pochi mesi la sua serenità familiare è svanita, si è separato dalla moglie, senza più mezzi di sostentamento è stato costretto a dormire nella sua macchina e alla fine ha tentato più volte il suicidio». Il legale ricorda come lo Stato abbia disciplinato in parte situazioni per il settore privato, dimenticando però d'introdurre le stesse norme di salvaguardia nella pubblica amministrazione, ove i contratti a progetto o interinali sono un numero impressionante. «Le agenzie che trovano il lavoro, poi, paradossalmente non rispondono più di quel rapporto sul piano giuridico perché le disposizioni chiamano in causa solo la società che mette il posto a disposizione - prosegue Naseddu - Quindi possono essere fonti di guai, ma nessuno può farci nulla. Certo, è possibile far causa per chiedere un'occupazione stabile, ma i metodi spesso spregiudicati non aiutano: pure nel caso denunciato dalla donna che si è ammalata la legge dà armi non sempre efficaci». «E ora vedo affiorare nuova ipocrisia: eliminare il precariato consentendo ai neoassunti il tempo indeterminato ma permettendo il licenziamento senza giusta causa - afferma - Se però in qualsiasi momento si può perdere il posto, come si raggiunge la stabilità?».

Fatti.
Dalla scuola agli enti pubblici, dall'industria delle vacanze all'edilizia, dall'editoria al mondo dell'informazione, dalle piccole aziende familiari alle grandi imprese: nell'isola non c'è settore che non si colpito dalla piaga del precariato. Stipendi ridotti, nessuna garanzia, pochissime tutele per la salute. «Nel nostro caso è protetta la maternità - spiega da Cagliari Maristella Curreli, presidente nazionale del Coordinamento insegnanti precari - Ma se un docente non di ruolo s'ammala dopo il 1º mese subisce una decurtazione dello stipedio e dopo 3 ha diritto semplicemente a conservare la cattedra, sino a fine anno scolastico naturalmente». Già, come resistere? «Noi ce l'abbiamo messa tutta: marce, sit-in, manifestazioni - risponde la dirigente del Cip - Eppure abbiamo dovuto subire altri tagli. E con lo stop alle pensioni le cose per noi si complicheranno perché i colleghi più anziani non andranno in congedo facilmente lasciandoci i loro posti. L'unica prospettiva, comunque, è continuare a combattere».

Soluzioni. Lotta dura promette il segretario della Cgil, Enzo Costa, che innanzitutto rivolge «un saluto e un augurio alla lavoratrice vittima dei soprusi». «Noi facciamo di tutto per restituire valore al lavoro - chiarisce il dirigente sindacale - Se per i ragazzi che cominciano può essere prevista qualche flessibilità, meccanismi del genere non debbono tramutarsi in alibi per fenomeni di sfruttamento. Perciò stiamo organizzando i giovani. Proponiamo tavoli di trattativa per una cultura dell'occupazione degna di un Paese civile. Ci adoperiamo per mutamenti che mettano il tema del precariato al centro di ogni questione». «Nel frattempo si parla solo di tagli anziché eliminare gli sprechi, ci vediamo presentare modelli squalificanti che non generano occupazione né stabilità, si scarica tutto sugli anelli deboli e così alla fine si spezza la catena», aggiunge Costa. E conclude: «Questo neoliberismo porta alla deriva, ci sono economisti che considerano anticaglia lo Statuto dei lavoratori e non avvertono la regressione che attraversiamo. Negli ultimi tre anni l'isola ha perso 50mila posti e tra i pochi assunti l'80% ha un contratto precario: è questa la modernità?».

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